Non è certo passato inosservato, al Dipartimento delle istituzioni, il documento della Sottocommissione Giustizia con il quale l’organo parlamentare ha tracciato la via su numerose riforme del settore. Ne parliamo proprio con il direttore del DI, Norman Gobbi, il quale si dice soddisfatto per l’attenzione rivolta al buon funzionamento della Giustizia ticinese.
La Sottocommissione ha messo tanta carne al fuoco, con molte proposte. Qual è il suo giudizio complessivo sul documento?
«Non posso esprimermi compiutamente su un documento non ancora ufficiale, poiché interno alla commissione e non trasmesso formalmente al Consiglio di Stato. Ritenendo quando indicato nei media, osservo innanzitutto con soddisfazione l’attenzione posta anche dalla Sottocommissione sul funzionamento della Giustizia cantonale. Negli scorsi mesi come Dipartimento delle istituzioni abbiamo condiviso con la Commissione giustizia e diritti i vari progetti di riforma in atto d’intesa con varie autorità giudiziarie coinvolte e le relative tempistiche: ci fa piacere che molti degli aspetti da noi suggeriti dovrebbero confluire nel documento del quale avete dato notizia, anche perché reputo che solo con la condivisione dei tre poteri dello Stato riforme simili possano trovare concretizzazione».
«Non posso esprimermi compiutamente su un documento non ancora ufficiale, poiché interno alla commissione e non trasmesso formalmente al Consiglio di Stato. Ritenendo quando indicato nei media, osservo innanzitutto con soddisfazione l’attenzione posta anche dalla Sottocommissione sul funzionamento della Giustizia cantonale. Negli scorsi mesi come Dipartimento delle istituzioni abbiamo condiviso con la Commissione giustizia e diritti i vari progetti di riforma in atto d’intesa con varie autorità giudiziarie coinvolte e le relative tempistiche: ci fa piacere che molti degli aspetti da noi suggeriti dovrebbero confluire nel documento del quale avete dato notizia, anche perché reputo che solo con la condivisione dei tre poteri dello Stato riforme simili possano trovare concretizzazione».
Qual è a suo avviso la proposta più interessante e quale, invece, la più critica?
«Trovo molto interessante che dalla Sottocommissione giungano degli indirizzi politici in tema di giustizia. Nulla, però, è stato riferito dai media sul tema della trasformazione digitale della giustizia derivante dal progetto nazionale Justitia 4.0, obbligatorio per legge in tutta la Svizzera entro il 2028/30 e per il quale anche il Canton Ticino dovrà farsi trovare pronto. Il cambiamento che imporrà la digitalizzazione muterà radicalmente il modo di lavorare della magistratura, aspetto che deve essere giocoforza ritenuto nelle riforme auspicate».
Nel dettaglio: viene proposta maggiore autonomia finanziaria per la Magistratura. Un progetto che condivide?
«Assolutamente, l’ho sempre sostenuto quale principio rispetto all’indipendenza del potere giudiziario. La sua implementazione pratica nell’amministrazione della Giustizia è tuttavia molto complessa, oltre che onerosa, se pensiamo poi che dovrà avvenire in un contesto di trasformazione digitale della giustizia».
Sulle nomine dei magistrati viene proposto un periodo di «prova»: una proposta che condivide?
«Il tema è senz’altro interessante, quanto giuridicamente delicato in considerazione dello stretto legame con l’indipendenza dei giudici. Il periodo di prova sarà oggetto di valutazione da parte del preposto gruppo di lavoro sulla riforma del Ministero pubblico, in fase finale di costituzione e che vedrà, tra l’altro, il coinvolgimento, oltre ai rappresentanti di tutte le autorità penali interessate, di un rappresentante della Commissione giustizia e diritti che ci verrà comunicato a breve».
Sempre sulle nomine: viene proposta qualche modifica, ma la competenza rimarrebbe sempre nelle mani del Parlamento, e dunque dei partiti. Alla luce di quanto avvenuto con le ultime nomine, non si rischia di incorrere ancora in polemiche?
«Personalmente ritengo che perlomeno la riflessione a livello di Ministero pubblico vada fatta, anche sulla scorta dell’organizzazione degli altri Cantoni e le criticità emerse in occasione delle ultime nomine in Parlamento».
Viene pure proposto un «piano carriera» per i magistrati: che cosa ne pensa?
«Che anche questo elemento sarà affrontato e contestualizzato nel più ampio tema dello statuto del personale dello Stato. Il Governo ha quindi già deciso, diversi mesi fa, di procedere alla revisione delle normative in ambito di ordinamento dei funzionari dello Stato, compresi i magistrati, tematizzando anche la questione della carriera interna».
Le tempistiche prospettate dalla Sottocommissione sono quantomeno strette. Sono fattibili dal vostro punto di vista o troppo ottimistiche?
«Sono fattibili in parte, a dipendenza dell’oggetto della riforma in discussione. Ad esempio, stamane (ndr. ieri per chi legge) il Governo ha costituito un gruppo di progetto che si occuperà della riforma della Giustizia di pace, un istituto storico, presente in Ticino sin dal 1803, che deve essere adeguato anche ai nuovi dettami del diritto federale. Le proposte sono attese per l’inizio del 2025, tempistica allineata con la volontà del Parlamento di procedere celermente».
Da www.cdt.ch