Dal Corriere del Ticino | Incontro tra Johann Schneider-Ammann e una delegazione dell’Esecutivo per discutere su Prima i nostri – Beltraminelli: «Siamo stati trasparenti» – Gobbi: «Non ha senso che il Consiglio di Stato non reagisca»
Nuova trasferta a Berna ieri mattina per una delegazione del Consiglio di Stato: Paolo Beltraminelli , Christian Vitta e Norman Gobbi hanno incontrato il presidente della Confederazione Johann Schneider-Ammann . Tema del colloquio, durato un’ora, il sì all’iniziativa Prima i nostri e al controprogetto sul dumping salariale. Oltre al consigliere federale erano presenti il segretario di Stato per la migrazione Mario Gattiker e il «super negoziatore» Jacques de Watteville , responsabile delle discussioni con Bruxelles, come pure Rolf Gerspacher del Segretariato di Stato per l’economia SECO.
L’incontro è stato chiesto e ottenuto dal presidente del Governo ticinese con lo scopo di «garantire la massima trasparenza nei confronti della Confederazione», come ci ha detto nella hall del Bellevue, lo storico hotel situato di fianco a Palazzo federale che spesso fa da lussuoso contorno a strategie politiche. L’iniziativa Prima i nostri infatti «si inserisce in una trattativa che è già molto difficile, quella concernente il voto del 9 febbraio 2014, ed è importante che non si creino malintesi». I tre consiglieri di Stato hanno dunque spiegato a Schneider-Ammann che il testo accolto dai ticinesi chiede l’introduzione di una preferenza indigena nel mercato del lavoro, sulla stessa linea di quanto sta elaborando il Parlamento federale per applicare l’iniziativa contro l’immigrazione di massa. «Abbiamo anche segnalato che a nostro avviso il modello approvato dal Nazionale deve essere reso più incisivo», come già fatto notare la scorsa settimana alla Commissione degli Stati. Inoltre la delegazione cantonale ha riassunto quello che già oggi si sta facendo in Ticino per favorire l’impiego della manodopera residente, in particolare nell’amministrazione cantonale.
Dal canto suo Schneider-Ammann, cui è stato consegnato un dossier esplicativo del voto del 25 settembre, ha apprezzato la volontà del Ticino di operare in modo collaborativo. Ha inoltre manifestato l’intenzione del Consiglio federale di non interferire in questa fase con i lavori del Parlamento federale: in dicembre infatti le due Camere dovrebbero accordarsi su una proposta definitiva di applicazione del 9 febbraio.
Si attende il Gran Consiglio
Riguardo all’istituzione del tavolo tecnico, in seguito alla lettera aperta inviatagli dal consigliere nazionale Marco Chiesa e alle dichiarazioni di Gobbi sul Mattino, Beltraminelli ha ribadito che «aspetteremo la decisione del Gran Consiglio», aggiungendo che la richiesta di farsi parte attiva «l’abbiamo esaudita velocemente, recandoci prima a Bruxelles e ora a Berna». Gobbi dal canto suo ha sottolineato di avere «chiesto che il Governo possa lavorare in parallelo. Questo perché ci sono sì misure prettamente legislative e quindi di competenza del Gran Consiglio, ma altre sono esecutive e quindi di nostra competenza, che possono già essere adottate con urgenza per dare un segnale chiaro». Il direttore delle Istituzioni cita la preferenza indigena nel settore pubblico, parapubblico e negli enti sussidiati. «Non ha senso che il Governo non reagisca al voto popolare», ha soggiunto.
All’incontro è stato anche discusso l’ottenimento della garanzia federale: «È stato sollevato che la garanzia potrebbe essere messa in discussione da parte di alcuni parlamentari, come era già emerso subito dopo il voto», ci ha detto Gobbi riferendosi ai deputati socialisti, «d’altra parte a mio avviso ciò non costituisce un vincolo frenante nel trovare misure più incisive nel quadro legislativo attuale».
Maggiore fermezza
All’incontro tra Maroni e lo stesso Beltraminelli avvenuto mercoledì scorso Gobbi non aveva potuto presenziare e sulle colonne del Mattino aveva bacchettato il presidente del Governo dichiarando che «se fossi stato presidente sarei stato meno accondiscendente». Ieri a Berna invece il direttore delle Istituzioni c’era e Beltraminelli ha tenuto a precisare che «quello che è stato detto oggi è condiviso da tutti e tre». Certo è che la decisione di accompagnare i due colleghi non è apparsa un caso. Gobbi al proposito ha spiegato: «Sono meno accondiscendente, se c’è da dire una cosa la dico indipendentemente dall’interlocutore che ho di fronte. Con cortesia e gentilezza certo, ma con la fermezza che mi contraddistingue. Non è che non mi fidi dei colleghi, mercoledì con Maroni non ho potuto esserci, questa volta sono andato a Berna proprio per far capire che il voto su Prima i nostri è uno dei tanti segnali del popolo ticinese per preservare il mercato del lavoro, come lo è stato anche il voto sul dumping salariale».
E proprio su quest’ultimo tema, per quanto riguarda il controprogetto la Confederazione si è detta pronta a sostenere finanziariamente il potenziamento delle misure di controllo del mercato del lavoro, confermando quindi quanto aveva espresso la Segretaria di Stato per l’economia Marie-Gabrielle Ineichen-Fleisch durante la sua recente visita in Ticino.