Articolo pubblicato nell’edizione di martedì 16 gennaio 2018 de La Regione.
«Siamo intervenuti principalmente per separare i contendenti, ma presto siamo diventati il vero e proprio bersaglio. E le nostre forze erano insufficienti». Per questo motivo non sono stati effettuati i fermi, anche in ottemperanza della Legge sulla dissimulazione del volto? «Purtroppo sì. Era tecnicamente impossibile procedere ai fermi, perché avremmo distolto delle risorse quando dovevamo concentrarci soprattutto sul proteggerci e sul tentar di non far entrare in contatto le tifoserie». Ed è comprensibilmente durissimo Decio Cavallini, capo della Gendarmeria della Polizia cantonale, nel commentare i disordini accaduti domenica alla Valascia. E lo fa raccontando dall’inizio quanto successo. Anzi, da prima ancora, visto che la partita era già stata classificata di rischio ‘medio’, considerando i tafferugli che videro protagonisti i tifosi di Ambrì e Losanna il 13 ottobre scorso. «Il nostro dispositivo era già stato triplicato, avevamo una trentina di effettivi a disposizione». Ma quando sono arrivati i torpedoni con un centinaio di tifosi del Losanna non c’è stato molto che si potesse fare. «Una sessantina di loro – racconta Cavallini – era potenzialmente a rischio. Tra questi, c’erano 15 ultrà provenienti dalla Germania. Precisamente da Jena dove i tifosi della locale squadra calcistica (il Carl-Zeiss, ndr) sono gemellati con quelli del Losanna». Anche se molti tifosi si sono coperti il volto appena arrivati, il corteo si è svolto tranquillamente. È stato al loro arrivo al piazzale davanti alla pista che la situazione è degenerata. «Le provocazioni verbali si sono subito trasformate in lanci d’oggetti e in tafferugli dove sono state usate anche diverse cinture. Dopo questa prima fase, «una decina di tifosi del Losanna è entrata nella pista con ancora il volto mascherato». Ed è proprio nel settore ospiti che sono continuati i disordini, che hanno provocato dei feriti. «Questa mattina (ieri, ndr) tre persone si sono presentate alla Polizia cantonale di Lucerna per sporgere denuncia. Si trovavano nel settore sopra quello dei tifosi del Losanna, settore da cui sono partiti alcuni pezzi pirotecnici che hanno incendiato gli abiti e provocato ferite. Sono materiali che possono raggiungere anche i 2’000 gradi, il rischio è altissimo». Ed è nella seconda pausa, quando il contingente di polizia è stato rinforzato arrivando a una sessantina di effettivi (a scopo di paragone: nei derby sono tra 80 e 90), che la polizia ha iniziato a rispondere usando proiettili di gomma e spray al pepe, entrando nella pista. «Alla fine della partita – conclude Cavallini – abbiamo deciso di far uscire prima i tifosi dell’Ambrì, ragionando sul fatto che meno tifosi fossero stati presenti meglio sarebbe andata. La maggioranza ha rispettato la nostra richiesta di uscire velocemente, ma alcuni si sono intrattenuti e, mentre i tifosi vodesi venivano scortati ai torpedoni, i più facinorosi dell’Ambrì ci hanno attaccati».
‘Codardi, vigliacchi e malavitosi’
Non usa mezzi termini Norman Gobbi, direttore del Dipartimento delle istituzioni, nel definire i teppisti. «Questi eventi dimostrano come nonostante la sensibilizzazione continua ci siano ancora codardi, vigliacchi e malavitosi che vanno alle manifestazioni sportive solo per menare le mani. E non c’è stato alcun rispetto nemmeno per la polizia. Dirottando una trentina di effettivi in più alla Valascia si sono tolte risorse da tutto il territorio». Gobbi è amareggiato anche per il segnale dato. «C’erano tante famiglie, era domenica, una bella occasione per godersi una partita. Capita una o due volte l’anno in tutta la Svizzera che la polizia intervenga all’interno di uno stadio. In Ticino non è mai successo in tempi recenti. Ci vuole sicuramente più fermezza».