28 maggio 2018 – Palazzo dei Congressi, Lugano
– Fa stato il discorso orale –
Gentili signore, egregi signori
l’inaugurazione dell’anno giudiziario deve essere un momento privilegiato di dibattito pubblico sull’amministrazione della giustizia nel nostro Cantone. Scopo, a mio giudizio, dovrebbe essere quello di far emergere lo stato di attuazione delle riforme, i principali problemi, le possibili soluzioni suscettibili di migliorare la risposta di giustizia attesa dalla collettività.
Negli auspici del sottoscritto, l’anno 2018 avrebbe dovuto essere quello dell’inizio del riassetto dell’ordinamento giudiziario cantonale. “Giustizia 2018” è difatti la denominazione scelta del progetto da attuarsi in concomitanza con l’avvio dei rinnovi di gran parte della Magistratura al quale il Dipartimento che dirigo ha dato avvio nel 2011. Un progetto con lo scopo di dotare il nostro Cantone di un apparato giudiziario moderno, efficace ed efficiente, capace di rispondere in modo sempre soddisfacente e puntuale alle esigenze dei cittadini e delle imprese che chiedono sì, la resa di una giustizia auspicata “giusta”, ma anche in tempi ragionevoli.
“Se vogliamo che tutto rimanga com’è, bisogna che tutto cambi”. Questa frase era stata inserita nel Rapporto del Gruppo di studio di “Giustizia 2018” contenente delle prime proposte del progetto. Una frase nota tratta da “Il Gattopardo” di Giuseppe Tomasi di Lampedusa, espressione di una classe politica che in realtà non voleva un miglioramento della condizione del popolo. Una frase che gli autori del Rapporto avevano voluto inserire quale monito e provocazione ai destinatari dell’auspicato miglioramento della situazione tramite un progetto che, di fatto, ha avuto e sta avendo l’indubbio pregio di far discutere gli attori tutti dell’ordinamento giudiziario cantonale. Rammenterete difatti le varie critiche, – molte delle quali più personali che oggettive – sul progetto definito di “pura cosmesi”, dell’assenza di un esame analitico della situazione, di proposte ritenute inefficaci quanto inutili che non sapevano cogliere le reali esigenze del settore, oltre che il coinvolgimento tardivo degli addetti ai lavori, eccetera.
Quando soffia il vento del cambiamento alcuni costruiscono dei ripari e altri costruiscono dei mulini a vento. È un proverbio cinese che ben si adegua alla situazione che stiamo vivendo. Sapete che al Rapporto del Gruppo di studio posto in consultazione è seguita la costituzione di sette gruppi di lavoro volti a riorganizzare le Giudicature di pace, le Preture e le Autorità di protezione, il Tribunale di appello, l’Autorità penale di prima istanza, il Ministero pubblico, il settore delle contravvenzioni e infine la revisione totale della Legge sugli onorari dei magistrati. I rapporti dei vari gruppi di lavoro sono stati trasmessi al Governo che ha incaricato il Dipartimento delle istituzioni di procedere alla concretizzazione di alcuni di essi.
Con il cambiamento avvenuto due anni fa alla testa della Divisione della giustizia e dello staff di Direzione e i progetti prioritari del Governo, i tempi di concretizzazione dei vari messaggi si sono giocoforza dilatati.
Siamo ormai giunti al 2018. Il progetto denominato “Giustizia 2018” segue la propria strada, talvolta in salita, coinvolgendo tutti gli interessati e cercando il più ampio consenso tra gli addetti ai lavori. Un’ascesa più o meno ripida, reale o metaforica, come l’esistenza che ci contraddistingue. Ma la volontà del Dipartimento è quella di proseguire in questo percorso di riforma dell’ordinamento giudiziario e para-giudiziario cantonale da tempo avviato. Benché talvolta abbiamo assistito in questi anni all’effetto che definirei “della tela di Penelope”, l’amministrazione della giustizia implica un continuo adeguamento alle mutate esigenze della società, proprio perché ne è anche l’espressione. Pertanto, come Dipartimento delle istituzioni proseguiamo in questo cammino, che peraltro ha già visto in questi anni il raggiungimento di alcune mete, ma con delle priorità d’intervento ben definite.
Avantutto, primario è l’intervento di riorganizzazione del settore della protezione del minore e dell’adulto e quindi delle Autorità regionali di protezione. Autorità oggi amministrative, organizzate a livello comunale-intercomunale, che si prefiggono di garantire il bene e la protezione di adulti e bambini bisognosi, che a tal fine devono intervenire con decisioni dall’impatto importante sull’autonomia e la libertà delle persone interessate, toccando profondamente la vita di chi vi è confrontato. L’intervento organizzativo in questo delicato settore è ritenuto prioritario dal Dipartimento. La Divisione della giustizia, unitamente alla Camera di protezione e al suo Presidente Franco Lardelli – che tengo a ringraziare in questa sede – si stanno adoperando in maniera importante per la riorganizzazione dello stesso, una riorganizzazione che prospetta in ogni caso un passaggio di competenze dai Comuni al Cantone dell’ottantina di persone componenti le attuali sedici Autorità. Una riorganizzazione molto complessa e unica nel suo genere per dimensioni, che impone un’importante e precisa pianificazione in termini di risorse finanziarie, umane, logistiche e amministrative, aldilà del modello organizzativo – sia esso amministrativo o giudiziario – che in futuro sarà scelto dal Parlamento. Una prima decisione a beneficio dell’operatività delle Autorità di protezione verrà presa proprio nella sessione di Gran Consiglio che prenderà avvio quest’oggi, Parlamento che dovrà determinarsi su un messaggio governativo postulante la proroga delle periodo di decadenza organizzativa delle Autorità al 2020, determinandosi parimenti su un primo intervento di tipo informatico a beneficio dell’attività ivi svolta. Un primo passo, al quale ne seguiranno tanti altri, con lo scopo ultimo di migliorare il sistema e le risposte alla collettività, correggendo un’immagine non sempre positiva del settore della protezione del minore e dell’adulto.
Accanto a questo importante riassetto del settore della protezione del minore e dell’adulto, il Dipartimento intende proseguire con la riorganizzazione delle Giudicature di pace, del Ministero pubblico, del settore esecuzione pene e misure che coinvolge l’Ufficio del giudice dei provvedimenti coercitivi come pure rivedendo la legge sugli onorari dei magistrati. Sono quindi tanti i cantieri aperti lungo la strada del progetto “Giustizia 2018”, cantieri importanti che richiedono il tempo adeguato per essere condivisi e discussi con tutti gli attori coinvolti e quindi concretizzati.
Ma questi cantieri non possono in ogni caso prescindere da risposte a domande che a nome della collettività tutta, pongo da anni: quali sono i tempi della giustizia nel nostro Cantone? Essi rispondono alle aspettative della società?
Con riferimento al tema odierno della giornata di studio organizzata dalla CFPG che seguirà, quanti e quali incarti presso quali Autorità cantonali si prescrivono ogni anno? Tutte domande alle quali ad oggi non vi è una risposta, perlomeno pubblica.
Il Rapporto annuale del Consiglio della Magistratura del 2017 presenta la consueta valutazione del funzionamento della giustizia cantonale, reputando il risultato complessivo raggiunto “lusinghiero”. Un mosaico che illustra risultati e difficoltà con tessere di colori chiari ma anche scuri, sui quali fondare il lavoro dell’anno giudiziario che si apre oggi. Un mosaico che palesa una giustizia cantonale viva e produttiva, anche se in taluni casi in affanno.
Nel contesto del rinvigorito dialogo tra il Dipartimento delle istituzioni e la Magistratura tradottosi negli incontri semestrali istituiti dallo scorso anno, ho invitato le Autorità giudiziarie cantonali a dare un riscontro concreto alle situazioni definite “preoccupanti” dal Consiglio della Magistratura. In particolare, ho richiesto loro in maniera del tutto costruttiva di compiere un’analisi circa la situazione complessiva delle singole Autorità giudiziarie, che tenga conto dalle risorse attualmente a disposizione e del loro utilizzo in relazione agli obiettivi annuali stabiliti e auspicati dagli Uffici giudiziari medesimi. Tradotto: come fare di più con le stesse risorse a disposizione, mediante interventi di tipo organizzativo interno, prima di chiederne di altre. Un esercizio che il Governo auspica da tutti gli Uffici dell’Amministrazione cantonale e che precede un possibile aumento del personale. In quest’ottica, l’indicazione, per esempio, circa la durata media di evasione delle procedure si rileva un elemento significativo in più per valutare le richieste in termini di risorse che giungono dalla Magistratura. Un indicatore che è possibile estrapolare, come risulta dal Rapporto del Consiglio della Magistratura 2017 nell’ambito dell’attività del Tribunale cantonale delle assicurazioni presieduta dal giudice Daniele Cattaneo. Un indicatore riconosciuto e conosciuto a livello federale, e penso a quanto indicato nel Rapporto di gestione annuale dei quattro Tribunali federali. Un indicatore ormai consolidato in tanti Cantoni svizzeri e, come visto, anche in Ticino, perlomeno presso il Tribunale cantonale delle assicurazioni.
L’analisi di funzionamento richiesta dal Dipartimento sarà un presupposto essenziale per un confronto trasparente e corretto tra l’Autorità giudiziaria e l’Autorità politica nel contesto della valutazione di possibili riorganizzazioni interne come pure un miglior impiego dei mezzi allocati alla Giustizia. Come disse in questa medesima occasione oltre dieci anni fa il mio predecessore alla direzione del Dipartimento delle istituzioni, Luigi Pedrazzini, “è ben lontana da noi l’intenzione di indebolire la Giustizia ticinese”. Ma al contrario. Con questa mia iniziativa, ieri come oggi, vogliamo che la Giustizia ticinese possa operare nel migliore dei modi in favore di cittadini e delle aziende. Se una decina di anni fa, i tempi dell’auspicata verifica critica dell’operato della Magistratura non sembravano maturi, oggi lo devono essere. La giustizia è indipendente: ma non dall’efficienza. Tengo a ribadirlo anche quest’anno. Il principio della separazione dei poteri non deve costituire un alibi per la Magistratura, nei confronti di se stessa, per non riflettere sul proprio funzionamento e per non autoregolarsi, anche tramite degli indicatori. In questo senso, il Rapporto annuale del Consiglio della Magistratura del 2017 deve costituire la base per una riflessione generale del settore giudiziario cantonale in ottica costruttiva e di rafforzamento della Giustizia: perché un sistema giudiziario locale efficiente, efficace e dai tempi ragionevoli è un fattore essenziale dell’attrattività di una società e della sua economia.
L’anno giudiziario appena conclusosi ha visto concretizzarsi svariati importanti avvicendamenti in seno al potere giudiziario ai quali dedico questa parte finale del mio intervento odierno, rivolgendo quindi un sentimento di gratitudine a tutti coloro che si sono adoperati per la giustizia nelle varie autorità giudiziarie, commissioni, gruppi di lavoro, dedicandosi con quotidiano impegno, rigore e riservatezza alla loro funzione.
Sono lieto avantutto di dare il benvenuto ai giudici di pace e giudici di pace supplenti entrati in carica nel corso di questo ultimo anno giudiziario in dieci circondari, salutando e ringraziando nel contempo gli uscenti. Uno su tutti, Alfio Indemini, giudice di pace del Circolo della Magliasina per oltre 30 anni, che ha ricoperto la funzione di Presidente dell’Associazione dei giudici di pace, oggi assunta da Alain Pedrioli.
Un ringraziamento particolare vada all’avv. Elettra Orsetta Bernasconi Matti e all’avv. Elisa Bianchi Roth, che nel corso dello scorso anno hanno assunto la funzione di pretore straordinario entrambe in ragione del 50% in sostituzione della Pretore del Distretto di Leventina Sonia Giamboni, assente per congedo famigliare. Un’esperienza positiva di condivisione di una carica giudiziaria a metà tempo che sta continuando tutt’oggi con il rientro parziale all’attività giudicante della Pretore titolare e sulla quale il Dipartimento si chinerà in futuro.
Auguri ai giudici e ai giudici supplenti del Tribunale d’appello che sono stati confermati per i prossimi dieci anni dal Parlamento e in particolare ai neoeletti giudici Francesca Verda Chiocchetti e Fulvio Campello, che entreranno entrambi in carica a giorni, in sostituzione dei già giudici Marco Lucchini e Raffaello Balerna, ai quali rinnovo i miei ringraziamenti per il loro operato in favore della Giustizia cantonale. Do inoltre il benvenuto con i migliori auspici ai novanta assessori giurati del Tribunale penale cantonale e ai sessanta della Corte di appello e di revisione penale che hanno dichiarato la loro fedeltà alla Costituzione e alle leggi nelle scorse settimane. Una figura, quella dell’assessore giurato, che il Popolo ticinese ha voluto annoverare quale espressione della partecipazione vera della cittadinanza nei processi penali nonché esempio di caparbietà ticinese e di alto rispetto della volontà popolare. Tengo quindi a ringraziare il giudice Matteo Cassina che ha presieduto nel corso di questi due anni il Tribunale d’appello. Un interlocutore primario per il Dipartimento che richiede sempre di più una collaborazione assidua anche su vari progetti non solo legislativi. Collaborazione che chiederemo anche al neo Presidente del Tribunale di appello Mauro Mini, certo che contribuirà in modo incisivo alla citata analisi interna del Tribunale, a beneficio dell’operatività complessiva dello stesso. Un ringraziamento vada parimenti alla Commissione amministrativa del Tribunale di appello per il lavoro svolto e alla Cancelliera.
Tra i nuovi Procuratori pubblici, saluto e rinnovo gli auguri per un proficuo operato ad Anna Fumagalli e Roberto Davide Ruggeri, che hanno sostituito i già procuratori pubblici Nicola Corti e Roberta Arnold, che parimenti ringrazio. Tengo altresì a ringraziare l’avvocato Cinzia Luzzi per l’operato che sta svolgendo e svolgerà ancora per qualche mese in favore del Ministero pubblico ticinese in qualità di procuratrice pubblica straordinaria in sostituzione della procuratrice pubblica Francesca Lanz, assente per congedo famigliare. Colgo quindi l’occasione per dare il benvenuto nella sua nuova funzione di Procuratore generale dal 1° luglio prossimo ad Andrea Pagani.
I miei auguri di buon lavoro, certo che la riconosciuta professionalità nonché l’istaurazione di una cultura di dirigenza, ti permetteranno di ottenere gli obiettivi prefissati, dando le giuste risposte alla domanda di Giustizia.
In conclusione, vorrei portare un saluto di commiato all’uscente Procuratore generale del Canton Ticino John Noseda, alla vigilia della pensione.
Caro John, una pagina della storia giudiziaria cantonale sarà a te indubbiamente dedicata. Magistrato appassionato e dedito al lavoro, dallo spiccato spirito di giustizia e dall’indubbia indipendenza, hai interpretato il ruolo di Procuratore generale assunto nel 2011 in maniera totalizzante. In questi sette anni al timone del Ministero pubblico, ti sei identificato nella Procura che hai saputo rappresentare verso l’esterno con fermezza e perseveranza. Non ti sei mai risparmiato, occupandoti di migliaia di incarti concernenti reati di ogni tipo, a discapito talvolta dell’amministrazione interna. Tengo a sottolineare la tua sempre grande disponibilità e il tuo fattivo apporto nelle tante consultazioni afferenti proposte di modifiche legislative cantonali e federali che ti sono state presentate. Ricordo altresì il tuo contributo significativo alla legislazione cantonale nei tanti gruppi di lavoro ai quali hai partecipato nel corso della tua lunga e appassionante carriera e dove hai saputo fungere da esempio di cultura giuridica, portando la tua preziosa esperienza acquisita negli anni tramite le tue varie attività lavorative, la partecipazione attiva alla vita politica cantonale e le esperienze associative. Un apporto costruttivo quanto critico che, ti assicuro, è sempre stato apprezzato e del quale il Dipartimento saprà tenerne conto. La tua forte carica umana che ti ha permesso di vivere pienamente anche l’aspetto ideale della tua professione, ma soprattutto la passione e il piacere per il tuo lavoro che ti ha portato anche a indignarti, di tanto in tanto anche in maniera eccessiva, ti hanno contraddistinto in questi anni di operato in favore della Giustizia, dove hai vissuto le più disparate stagioni della cronaca e i mutamenti culturali.
Caro John, grazie per il contributo che hai dato alla causa della Giustizia nel Canton Ticino. Ti giunga a nome mio personale e di tutti i presenti, il nostro sentimento di stima e la nostra riconoscenza per una vita intensa dedicata alla Giustizia e al Diritto, una vita guidata dalla passione e dallo spirito di servizio che ti accompagnerà anche in futuro e in tutte le nuove sfide affascinanti che di certo affronterai. Ti auguro il meglio per il nuovo capitolo della vita.