Tenero – 24 maggio 2019
– Fa stato il discorso orale –
Un vero “Dono” svizzero
Gentili signore, egregi signori,
Il nome stesso “Dono Nazionale Svizzero” racchiude in sé la bellezza di una iniziativa che, soprattutto nei primi decenni d’attività, ha dato lustro alla società elvetica, ma che non manca ancora oggi di marcare positivamente la crescita della nostra nazione. E la manifestazione a cui noi oggi partecipiamo – per la quale ringrazio tutti gli organizzatori e in particolare Marco Netzer, vice presidente del Dono e responsabile dei festeggiamenti che si tengono in Ticino, e naturalmente il presidente Werner Merk – ne è un valido esempio.
Nella Svizzera che usciva dal primo conflitto mondiale, con decine di migliaia di cittadini-soldati che avevano sacrificato anche per un lungo periodo le proprie attività – e le proprie famiglie! – per garantire protezione al nostro territorio nazionale, in questa Svizzera in cui le assicurazioni sociali erano ancora “in nuce” e soprattutto l’assicurazione perdita di guadagno –per non parlare dell’AVS- non era ancora contemplata tra le conquiste sociali che poi man mano videro la luce, in questa Svizzera alcuni illuminati uomini del nostro Esercito, e diverse donne, compresero l’importanza di intervenire per risollevare finanziariamente ma non solo le sorti di migliaia di concittadini-soldati.
Come ci ha ricordato il presidente Werner Merk il Dono Nazionale Svizzero affiancò in modo munifico l’azione dell’Esercito per aiutare e sostenere soldati, ex soldati e le loro famiglie. Se immagino il Ticino e questo luogo in particolare 100 anni fa – nel 1919 – vedo una terra in cui l’attività principale è legata all’agricoltura. Vedo gli ingenti lavori iniziati nel corso della Prima Guerra Mondiale per la bonifica del Piano di Magadino e l’incanalamento del fiume Ticino che permisero il recupero di importanti aree da destinare al settore primario. Ma nel 1919 sotto il profilo sociale anche il Ticino viveva le conseguenze negative della Grande Guerra. Un po’ meno che negli altri Cantoni, ma la “spagnola” aveva colpito anche da noi. Politicamente il Governo era dominato dal Partito liberale radicale. Da nemmeno due decenni era nato il Partito Socialista e solo nel 1920, l’anno dopo quindi, sarebbe stato costituito il Partito agrario, per la difesa degli interessi dei contadini.
Proprio qui a Tenero il Dono Nazionale Svizzero ha scritto una grande pagina. Una pagina che continua a tutt’oggi. E mi riferisco alla nascita della “Fondazione stabilimento di cura Tenero”. Eravamo nel 1921 e su sollecitazioni del colonnello Carl Hauser, medico capo dell’Esercito, il Dono Nazionale Svizzero, nato due anni prima, acconsentì a istituire una fondazione autonoma incaricata di creare e amministrare un istituto di cura e di riqualifica professionale per soldati affetti da malattie non troppo debilitanti e dolorose, la cui guarigione sarebbe potuta avvenire attraverso un’attività regolare e adeguata in un’azienda agricola. Il preventivo dell’opera era stato fissato in 525mila franchi, dei quali 300mila sarebbero stati versati dal Dono Nazionale Svizzero a condizione che la Confederazione versasse il restante importo.Ciò che avvenne. La ricerca del terreno idoneo su cui ospitare lo stabilimento infine si indirizzò proprio qui a Tenero, sul delta del fiume Verzasca. Le condizioni climatiche favorevoli, una natura incontaminata – bei tempi! – e il costo contenuto dei terreni – bei tempi!! – avevano convinto il DNS a concretizzare l’opzione Tenero. Senza poi dimenticare la vicinanza con la clinica militare federale di Novaggio, attraverso la quale poteva avvenire il passaggio tra cura acuta e ripresa lavorativa. Tutto questo vasto terreno- il Dono Nazionale Svizzero divenne proprietario di ben 51 ettari, 35 dei quali di coltivo e 16 ettari di incolto – su cui oggi sorge questo gioiello dedicato ai giovani sportivi di tutta la Svizzera e che risponde al nome di Centro sportivo Nazionale di Tenero – ha avuto origine dalla presenza, avviata quasi 100 anni fa, di uno stabilimento di cura a favore dei militi svizzeri, che venivano curati e reinseriti nella professione attraverso il lavoro in una grande fattoria. Una fattoria che venne data in gestione nel 1922 ad Albert Feitknecht, contadino proveniente dal Canton Berna, che assieme alla moglie Martha riuscì a far crescere sia dal punto di vista agricolo, sia per quanto riguarda il lavoro di reinserimento, la fattoria, diventata per tutti la “Cura”. In dieci anni qui a Tenero vennero seguiti 1’396 pazienti militari, di questi 1’073 lasciarono lo stabilimento guariti al termine di un soggiorno di cura della durata media di 92 giorni. E tutto questo poté essere realizzato proprio grazie al sostegno del Dono Nazionale Svizzero.
Nei decenni successivi la Cura ebbe momenti altalenanti per quanto riguarda le presenze. Un picco fu raggiunto ancora negli anni della Seconda Guerra Mondiale: tra il 1940 e il 1945 Tenero accolse ben 3’732 pazienti-militari.
Poi l’evoluzione della nostra società fece in modo che questa benemerita iniziativa si trasformasse.
Bisogna dire che un piccolo colpo affinché la “Cura” venisse in un certo modo sminuita nella sua originaria destinazione lo diede anche il Governo ticinese. Si era nel 1959 e con l’introduzione dell’Assicurazione invalidità Tenero avrebbe potuto diventare – nei desideri della Fondazione – un Centro cantonale di recupero degli invalidi militari e civili. Il Consiglio di Stato preferì invece privilegiare la destinazione di Stabio. Se quel passo fu, assieme ad altri, decisivo per chiudere l’esperienza di cura a favore dei militari qui a Tenero – ma la fattoria proseguì nella parte agricola ancora per anni e sempre sotto i Feitknecht, il figlio Rodolfo con la moglie Elisabetta – quel passo divenne però altrettanto decisivo per dare inizio a qualcosa di grande e che vediamo davanti ai nostri occhi. Se questi terreni non fossero stati di proprietà del Dono Nazionale Svizzero credo che difficilmente si sarebbe sviluppato questo fiore all’occhiello, costituito dal Centro sportivo nazionale. Quindi grande merito va dato a questa istituzione centenaria.
E sono contento di portare il mio personale ringraziamento e quello dell’attuale Consiglio di Stato ticinese a voi, caro presidente Merk e vice presidente Netzer e a tutti gli ospiti qui presenti. Il Dono Nazionale Svizzero continua però ad adempiere il suo scopo originario anche ai giorni nostri. Risulta infatti essere l’ente che finanziariamente sostiene in modo più cospicuo il Servizio Sociale dell’esercito. Quel servizio che – mutatis mutandi – ha ripreso negli ultimi decenni gli scopi originari che 100 anni fa spinsero a creare il Dono Nazionale Svizzero.
Un sostegno quello del Servizio Sociale dell’esercito a cui tutti i nostri militi, soprattutto i giovani che partecipano alla scuola reclute, possono accedere, per risolvere problemi d’ordine finanziario e di gestione personale. Senza dimenticare il sostegno che viene dato per la Lavanderia del soldato di Münsingen, il Dono contribuisce a mantener viva l’identità elvetica fondata sulla sussidiarietà, sul federalismo e sulla solidarietà.
È una fiamma che dovrebbe animare ogni cittadino svizzero e il vostro operato e ciò che ha rappresentato in questi 100 anni dovrebbero davvero essere portati a mo’ di esempio. Il Dono nazionale svizzero è decisamente l’emblema della sussidiarietà: davanti a un problema – anche grande come quello che si verificò al termine della Prima Guerra Mondiale – alcune persone hanno voluto impegnarsi a fondo per dare una risposta a questo problema.
Senza aspettare l’aiuto dello Stato, ma chiamando a sostegno altre persone che avrebbero potuto portare il loro contributo.
L’appello lanciato da pochi ha saputo raggiungere tanta altra gente. Ed è così che la prima colletta voluta da queste persone ha raccolto in Svizzera la cifra stratosferica – per quei tempi – di 8 milioni di franchi!!!
Soldi che divennero benzina per alimentare la macchina della solidarietà, ossia della vicinanza ai problemi dei concittadini e quindi della soluzione ai loro problemi.
Tra parentesi: emblematico è il fatto che questo slancio, questo spirito sia nato da cittadini impegnati nell’esercito a testimonianza del fatto che questa istituzione è un cuore pulsante per la nostra Nazione e che oggi come ieri contribuisce in maniera decisiva a rendere sempre migliore la nostra Patria. E questo – permettetemelo di dirlo – alla faccia di chi la vorrebbe abolire o impoverire. Sull’onda di questo spirito che va a cogliere l’essenza del nostro essere svizzeri, il Dono Nazionale contribuisce a sostenere in modo mirato alcune iniziative.
Come ticinese è doveroso e bello qui ricordare, ultimo tra altri aiuti, il finanziamento della piccola funicolare che permette ai visitatori di accedere al Sasso Gottardo. Una fortezza-emblema del nostro passato, la cui riscoperta ci dà la possibilità di capire chi siamo stati, quanta importanza abbia avuto il massiccio del San Gottardo per la storia della Svizzera e quale ruolo decisivo abbia infine avuto e ha il nostro Esercito per dare sostanze alle scelte politiche di neutralità e di libertà. Il Grazie diventa quindi doveroso, anche per il contributo alla Rivista militare svizzera di lingua italiana, distribuita a tutti gli ufficiali e sottufficiali della Svizzera italiana, che pure contribuisce a rafforzare questo spirito.
E anche per questo evento celebrativo dei 100 anni del Dono Nazionale Svizzero con la scelta di suddividerlo in tre precisi e separati momenti per toccare le tre regioni linguistiche. Una celebrazione che ci permetterà, dopo questi discorsi, di vedere e ascoltare la messa in scena dell’opera di Gaetano Donizetti dal titolo “Betly” a cura del direttore Igor Longato. Un grazie al Maestro Longato per aver con tutta la sua equipe non solo “riscoperto” questa opera, ma per la cura che è stata dedicata a tutti i dettagli, come avremo modo di apprezzare tra poco. Non una scelta casuale, non un’idea casuale quella del responsabile per la tappa ticinese dei festeggiamenti del centenario Marco Netzer, sostenuta con entusiasmo da parte del Consiglio del Dono. Per due motivi: il primo perché tale opera è ambientata in Svizzera e ha tra i protagonisti principali un sergente dell’esercito svizzero.
Il secondo perché ha permesso a distanza di tanti anni di recuperare un’opera musicale che ebbe grande diffusione al momento della sua composizione, ma che poi cadde in disuso.
Sarà un ulteriore merito da ascrivere a questo centenario: la conoscenza del compositore bergamasco che ebbe tante affinità con la Svizzera.
Concludo questo mio intervento per ribadire la fierezza di ricordare in quanto svizzero, in quanto ticinese, in quanto militare la benemerita attività portata avanti in cento anni dal Dono Nazionale Svizzero.
Sono sicuro che il Dono, oltre ad aver sostenuto centinaia di migliaia di soldati, possa rappresentare anche in futuro non solo un aiuto concreto, ma pure un esempio e un modello a cui ispirarsi per avere anche in futuro una Svizzera libera, forte e neutrale!
Grazie
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Articolo pubblicato nell’edizione di lunedì 27 maggio 2019 de La Regione
Dono nazionale svizzero al Cst per il centenario
Quest’anno il Dono nazionale svizzero celebra il suo centenario. Il secondo evento nell’ambito delle manifestazioni per la celebrazione del giubileo si è tenuto al Centro sportivo di Tenero. Tra i circa 250 ospiti presenti anche il consigliere federale Ignazio Cassis e il consigliere di Stato ticinese Norman Gobbi. Non è stato un caso che la celebrazione si sia tenuta al Cst: il Dono nazionale svizzero e il centro sportivo sono uniti da uno stretto legame. Nel 1921 il consiglio di fondazione del Dono nazionale aveva deciso di autorizzare un credito per l’acquisizione di una proprietà a Tenero. Qui doveva sorgere un istituto di cura e di riqualificazione professionale per pazienti militari affetti da malattie polmonari. La “cura” fu infine attiva fino al 1961. Dopo la sua chiusura furono ideati progetti per la costruzione di un centro sportivo nazionale sull’area. Il consiglio di fondazione acconsentì alla vendita del terreno. Il Centro sportivo fu infine inaugurato ufficialmente nel 1985.
Il terzo e ultimo evento per la celebrazione del giubileo si svolgerà il 6 giugno a Yverdon-les-Bains.