– Fa stato il discorso orale –
Signor Presidente,
Signore e signori membri del Comitato direttivo,
Gentili Signore, Egregi Signori,
Cari concittadini patrizi,
vi saluto a nome Consiglio di Stato e vi ringrazio per il cortese invito a partecipare anche quest’anno alla vostra assemblea generale. Un appuntamento immancabile nella mia agenda di Consigliere di Stato e Direttore del Dipartimento delle istituzioni. Un incontro che mi permette di dialogare direttamente con tutti voi rappresentanti dei nostri Patriziati che, nel contesto comunale in profonda evoluzione nel quale ci troviamo, hanno visto mutare e accentuarsi il loro ruolo di testimoni e sentinelle delle identità locali.
Quest’anno l’Alleanza patriziale ha scelto di riunirsi a Sonogno, in cima alla Valle Verzasca. Una Valle incantevole che negli scorsi anni è stata caratterizzata dal tentativo di costruire un unico Comune. È una nave che non è ancora giunta in porto, ma la rotta è tracciata. Segnali positivi e incoraggianti arrivano in questo senso dai 9 Patriziati di Verzasca e Piano (Brione, Corippo, Cugnasco, Frasco, Gerra, Gordola, Lavertezzo, Sonogno e Vogorno) che da tempo manifestano un rinnovato entusiasmo nella gestione dei loro enti, ma anche, e soprattutto, nella collaborazione reciproca. Saluto quindi con particolare soddisfazione l’iniziativa dei Patriziati verzaschesi di riunirsi regolarmente per discutere di problematiche comuni che spesso oltrepassano i confini dei singoli enti. Pur nel rispetto delle autonomie locali, questo approccio positivo e costruttivo permette un reciproco scambio di conoscenze ed esperienze, nell’ottica di ottenere una gestione della cosa pubblica ancor più efficace.
In questo contesto è ammirevole constatare come rimane sempre immutato il ruolo dei Patriziati quali custodi, gestori e promotori del nostro territorio e quali partner affidabili di tutti i nostri Comuni. Soprattutto ai nostri giorni, quando tutti gli enti pubblici sono chiamati ad adattarsi alle sfide dettate dai tempi in cui viviamo. A questo proposito il Governo ha dovuto chinarsi in tempi recenti sul risanamento delle finanze cantonali per migliorare in modo incisivo e coraggioso lo stato di salute precario dei conti statali. Una sfida difficile, ma condivisa da tutti noi Consiglieri di Stato. Ognuno ha dovuto fare la propria parte identificando una serie di misure da attuare per riuscire a centrare l’obiettivo che ci siamo prefissati: recuperare 180 milioni e raggiungere il pareggio di bilancio entro il 2019.
Alcune di queste misure toccano anche voi. Il mio Dipartimento, con senso di responsabilità, ha svolto fino in fondo i suoi compiti. Fra questi rientra pure l’analisi dei flussi finanziari tra il Cantone e i Patriziati. Si è perciò proposto una riduzione della dotazione finanziaria del Fondo per la gestione del territorio da 600 a 500 mila franchi annui e un attestamento del Fondo di aiuto patriziale alla quota “storica” di 700 mila franchi (pagati pariteticamente dal Cantone e dai Patriziati). Inoltre, si è prospettata l’introduzione della necessaria base legale per il prelievo di una tassa di decisione per le ratifiche cantonali, come già avviene da diversi anni in diversi altri ambiti dell’Amministrazione cantonale.
Posso assicurarvi che queste misure finanziarie che avranno un’influenza diretta (in alcuni casi addirittura positiva, se pensiamo alla possibile riduzione delle aliquote di prelievo dal Fondo di aiuto patriziale) sui Patriziati ticinesi sono state proposte in un’ottica di assunzione collettiva di responsabilità verso l’obiettivo del risanamento delle finanze pubbliche.
Non è in discussione il riconoscimento da parte del Cantone del ruolo, dell’importanza e dei risultati conseguiti dai Patriziati ticinesi!
Certo si tratta di misure che, nel limite del possibile, si sarebbe voluto evitare, tuttavia colgo l’occasione per sottolineare il fatto che questi interventi finanziari sono stati attentamente valutati al fine di renderli sostanzialmente accettabili: sia il Fondo per la gestione del territorio che quello di aiuto patriziale garantiranno una certa autonomia operativa (anche grazie a una riserva accumulata nel corso degli anni) anche a medio-lungo termine.
Ho ricevuto negli scorsi giorni lo scritto che mi avete inviato in cui avete manifestato le vostre preoccupazioni e reticenze in questo contesto. A questo proposito intendo garantirvi il dialogo che abbiamo costruito e mantenuto negli scorsi anni. Pertanto i miei servizi prenderanno contatto con voi per fissare un incontro. L’ottima collaborazione tra Cantone e Patriziati dovrà assolutamente continuare anche in futuro!
È quindi doveroso, come enti pubblici, svolgere un atto di coraggio per salvaguardare le nostre generazioni future e consegnare loro uno Stato in grado di essere progettuale e soddisfare i bisogni di tutti i cittadini restando al passo con i tempi. Questo significa anche fare dei sacrifici. La forza dei Patriziati, nel corso dei decenni, è stata quella di mantenere la propria missione a salvaguardia dell’identità e dei valori storici adattandosi alle esigenze dettate dal momento storico in cui ci si trovava.
Sono sicuro che riusciremo insieme a guardare con fiducia alle sfide che ci attendono grazie alla vostra capacità di saper coniugare ciò che è stato con ciò che è e dovrà essere, senza perdere di vista il bagaglio dei valori maturati nei secoli, semmai rivitalizzandoli là dove sarà opportuno farlo.
Dovremo quindi continuare a collaborare unendo le nostre forze anche in futuro per riuscire a migliorare e aumentare l’efficienza amministrativa dei nostri enti patriziali. È un compito impegnativo ma assolutamente necessario per fare in modo che sia garantita l’essenza e la funzionalità nel contesto pubblico dei nostri Patriziati.
Sono certo e fiducioso che anche dal profilo della gestione finanziaria, oltre che da quella amministrativa e della capacità di promuovere progetti concreti a favore della collettività, i Patriziati ticinesi sapranno cogliere e vincere tutte le sfide che il Ticino sarà chiamato ad affrontare!
Vi ringrazio dell’attenzione.