Gentili signore, egregi signori
ricordare oggi quanto avvenuto 20 anni fa è un dovere storico e un dovere morale nei confronti di coloro che rimasero vittime della tragedia. È pure un dovere ringraziare chi si prodigò in quelle prime ore, nei giorni, nelle settimane, nei mesi, ma anche negli anni successivi per rendere meno pesante le conseguenze di quell’incidente.
Lo facciamo proprio all’indomani dell’inizio dei lavori per la costruzione della seconda canna autostradale sotto il San Gottardo. Una coincidenza che sottolinea il lavoro svolto a sostegno dell’unica soluzione efficiente in termini di sicurezza: il raddoppio della galleria autostradale.
Per questo dico Grazie a te Mauro e ai tuoi collaboratori che avete voluto questa cerimonia. Grazie in particolare a molti di voi qui presenti che siete intervenuti in prima persona nel momento del rogo in galleria e a coloro che si sono prodigati in diverse forme nei mesi successivi. Potrei citarvi a uno a uno, perché ci conosciamo. Lo faccio in modo collettivo e vi dico: GRAZIE
Avevo appena 24 anni. La mattina di quel 24 ottobre ero nel mio ufficio a Piotta. Ho avuto subito l’informazione, perché le sirene dei mezzi d’intervento si sono fatte sentire forte e perché la notizia mi è stata immediatamente comunicata. Mi sono precipitato ad Airolo. Ho visto il fumo nero uscire dal camino del portale sud. Il grande movimento degli enti di soccorso. La paura dipinta sui volti. L’attesa per sapere realmente quanto era accaduto. Per conoscere il numero delle vittime.
Purtroppo in poche ore – e sottolineo purtroppo – Airolo è diventato il centro del mondo. Anche per quanto riguarda il mondo dell’informazione, con le principali emettenti europee e mondiali collegate in diretta nel corso della prima conferenza stampa – a cui partecipai di persona nella strapiena sala riunioni del centro – e nei giorni successivi.
In quelle ore e in quei giorni vivevamo tutti un dramma. Un dramma che non avrebbe dovuto avvenire se l’autista non avesse bevuto. Un dramma che ha colpito molte famiglie.
Le ripercussioni di quell’incidente furono molto pesanti soprattutto per il Ticino e per i suoi collegamenti con il resto della Svizzera. Ci avvicinavamo all’inverno; sul passo era arrivata la prima neve. Il Ticino dovette confrontarsi con la chiusura del tunnel per due mesi.
Ero un giovane parlamentare, allora. E da leventinese ho vissuto quella tragedia ancora con più partecipazione. L’economia ticinese ne soffrì, ma si riuscì a superare quel momento difficile grazie alla collaborazione tra aziende, trasportatori e autorità cantonali e federali. Ma anche grazie al grande lavoro svolto che portò alla riapertura del tunnel già 8 settimane dopo il gravissimo incidente.
Quella tragedia – il cui simbolo rimane la fotografia scattata da Claudio Grassi che qui saluto giunto in prossimità del rogo alle 9.53 dopo soli 14 minuti dall’incidente – ha toccato la coscienza di tutti. Ha dato il là a due scenari ben precisi. Per primo si è voluto trovare ogni soluzione legata alla sicurezza a breve-medio termine. Un ripensamento della sicurezza all’interno delle gallerie che si avviò a livello internazionale già dopo l’incidente sotto il Monte Bianco nel 1999, ma che in Svizzera e nel resto delle nazioni alpine trovò impulso dal dramma del San Gottardo. Fu decisivo anche lo speciale rapporto redatto dal Procuratore pubblico Antonio Perugini, che pure qui saluto, che si sviluppò accanto all’inchiesta penale vera e propria sull’incidente. Così come fu decisivo il contributo di un’altra eccellenza del nostro Cantone, ossia lo studio di ingegneria Lombardi. Accorgimenti tecnici, strutturali e di mobilità, come per esempio il sistema di dosaggio a contagocce partito nella primavera del 2002. Ma anche modifiche legislative e normative.
Dopo quel tragico 24 ottobre 2001 sotto il San Gottardo non sono più accaduti incidenti di gravissima portata come quello che siamo qui oggi a ricordare. Gli interventi sulla sicurezza hanno dato buoni risultati, per fortuna! L’altro scenario che subito si è configurato nelle nostre menti è stato quello di riproporre con forza la richiesta di raddoppio della galleria autostradale.
Di passi da allora ne sono stati compiuti tanti per superare le resistenze anche ideologiche contro il raddoppio.
Finalmente, anche con il sostegno della maggioranza della popolazione svizzera che ha votato a favore del raddoppio, oggi ci siamo e i lavori sono iniziati! Quel 24 ottobre di 20 anni fa insegnò anche altre cose. Per esempio la gestione di grandi incidenti. Ciò ha portato a un ulteriore forte miglioramento di fattori di prevenzione contro incidenti sotto il tunnel, così come al miglioramento degli interventi in caso di incidenti. Qui ricordo per esempio gli accordi siglati dal sottoscritto con il compianto collega urano Beat Arnold proprio sul coordinamento degli interventi in caso di incidente.
Come dicevo all’inizio, questa commemorazione è un dovere storico e morale. E ci permette – come ho brevemente fatto in questo mio intervento – di tracciare un bilancio dopo 20 anni di questa tragedia.
A seguito di un evento come quello del San Gottardo, ma pure come quello nel traforo del Monte Bianco, siamo riusciti a dare una svolta alle normative di sicurezza nelle gallerie di tutta Europa. Due protagonisti di questi cambiamenti li ho già citati: Antonio Perugini e lo studio d’ingegneria Lombardi. Questo gravissimo incidente ha perlomeno portato a salvare altre ulteriori vite. È un segno dell’intelligenza umana. È una conquista per Ticino!
(Immagine: Claudio Grassi)