Servizio all’interno dell’edizione di sabato 26 maggio 2018 de Il Quotidiano
https://www.rsi.ch/play/tv/redirect/detail/10514444
Bellinzona, 26 maggio 2018
– Fa stato il discorso orale –
Gentili signore, egregi signori
è con il consueto piacere che porgo a voi tutti il saluto del Consiglio di Stato e del Dipartimento delle istituzioni in occasione dell’Assemblea annuale dell’Associazione ticinese dei giudici di pace.
Un saluto che non può che essere incentrato su un tema d’attualità che riguarda da vicino le Giudicature di pace, ovvero quello relativo alla riorganizzazione del settore, le cui discussioni sono iniziate nel 2013 nel contesto del progetto denominato “Giustizia 2018”.
Il progetto generale di riforma della Giustizia ticinese continua sotto l’egida della Divisione della giustizia, coinvolgendo tutti gli interessati, e sta seguendo la sua strada, talvolta anche in salita.
Un progetto che ha avuto e sta avendo il merito di far discutere gli attori coinvolti su temi importanti relativi alla Giustizia ticinese e alla necessità di dotare il nostro Cantone di un apparato giudiziario moderno, efficace ed efficiente, che risponda alle esigenze dei cittadini.
Nello specifico delle Giudicature di pace, rammento come nel 2013 il Consiglio di Stato abbia costituito un apposito Gruppo di lavoro, coordinato dall’allora Direttore della Divisione della giustizia Giorgio Battaglioni e del quale facevano parte l’ex Presidente dell’Associazione ticinese dei giudici di pace Alfio Indemini nonché l’attuale Presidente Alain Pedrioli.
Le risultanze del Gruppo di lavoro sono quindi sfociate in un progetto di Messaggio governativo posto in consultazione dal Dipartimento delle istituzioni, e per esso dalla Divisione della giustizia, ad inizio del 2018; consultazione dalla quale sono scaturiti alcuni aspetti che necessitano di ulteriori approfondimenti.
Avantutto v’è l’ormai nota – dato che è stata altresì riportata dai media –, presa di posizione del Consiglio della Magistratura, mediante la quale l’organo di vigilanza del Potere giudiziario ha espresso i propri dubbi sulla costituzionalità della figura del giudice di pace ticinese, in particolare dal profilo della sua formazione di base, basandosi su una sentenza del Tribunale federale del 2007.
Una presa di posizione che stupisce segnatamente a livello delle tempistiche, dato che il Consiglio della Magistratura era già presente a suo tempo all’interno del Gruppo di lavoro istituito nell’ambito di “Giustizia 2018”.
Accanto alla presa di posizione del Consiglio della Magistratura, che pone delle questioni rilevanti per quanto attiene all’essenza della figura del giudice di pace ticinese, durante la procedura di consultazione sono stati evidenziati altri elementi di natura maggiormente operativa che esigono di ulteriori approfondimenti.
Tra di essi si segnala
- il carico di lavoro stimato per giudice di pace alla base del nuovo assetto dei circondari (400-450 incarti all’anno per giudice di pace), da rivalutare in base alla reale e diversificata attività del giudice di pace;
- lo statuto del giudice di pace all’interno dell’Amministrazione cantonale, da chiarire, in particolare a livello previdenziale, a fronte pure del nuovo sistema retributivo proposto;
- il ruolo del giudice di pace supplente, la cui eventuale abolizione potrebbe comportare un impatto sull’attività complessiva del settore da verificare;
- l’ambito legato alla formazione di base e continua dei giudici di pace, ritenuto da più parti – a cominciare dal Dipartimento delle istituzioni – prioritario e da rafforzare.
In sostanza, dunque, dalla procedura di consultazione è emerso un quadro differente rispetto a quello ipotizzato dal Gruppo di lavoro di “Giustizia 2018”, che esige un ulteriore esame.
Un quadro per il quale il Dipartimento delle istituzioni ha prontamente reagito, unitamente al Consiglio di Stato che di recente ha preso le seguenti decisioni.
Da un lato, il Governo ha richiesto un parere giuridico esterno a due Professori di diritto dell’Università di Neuchâtel riferito alla costituzionalità del giudice di pace ticinese, il cui termine di consegna è previsto indicativamente entro la fine del mese di giugno 2018.
Dall’altro, il Consiglio di Stato, su proposta del Dipartimento delle istituzioni, istituirà un Gruppo di progetto che, con uno spirito volto alla concretezza, approfondisca i punti aperti della riorganizzazione, proponendo al Governo delle misure puntuali tese a migliorare l’attività del settore.
L’inizio dei lavori del Gruppo di progetto è atteso per il prossimo mese di luglio, dopo la consegna del parere giuridico esterno.
Il Gruppo di progetto sarà composto primariamente dai rappresentanti della Divisione della giustizia e dell’Associazione ticinese dei giudici di pace, che si avvarranno del supporto dei vari attori settoriali a dipendenza delle tematiche affrontate (vedi ad esempio sistema previdenziale, onorari e formazione).
L’opportunità di istituire un Gruppo di progetto è rafforzata dal rinvigorito rapporto istituzionale tra il Dipartimento delle istituzioni, e per esso la Divisione della giustizia, e l’Associazione ticinese dei giudici di pace, che più di tutti può toccare con mano la condizione generale delle Giudicature di pace.
Un rapporto istituzionale i cui canali di dialogo e collaborazione sono contraddistinti da uno spirito costruttivo, che ha preso forma di recente nella formazione continua inerente alla procedura civile, avviata con una buona rispondenza nel mese di aprile grazie alla disponibilità del Pretore di Lugano avv. Francesco Trezzini, che tengo a ringraziare nuovamente in questa sede.
Questo ciclo di formazione s’inserisce coerentemente con l’irrobustimento della formazione dei giudici di pace, oggetto anche del progetto di Messaggio di riorganizzazione, ritenuto una priorità.
In questo senso, il Dipartimento delle istituzioni intende proseguire con la politica di rafforzamento della formazione dei giudici di pace in collaborazione con l’Associazione: in discussione v’è ad esempio una formazione di base obbligatoria per i nuovi giudici e giudici supplenti eletti.
In conclusione di questo mio intervento – e alla luce di quanto espostovi brevemente –, vi confermo che, vista l’impossibilità di procedere in tempi rapidi con una riforma complessiva delle Giudicature di pace, per il prossimo rinnovo delle cariche, previsto nel 2019, verrà mantenuto il sistema attualmente in vigore.
Come sapete, il 10 febbraio 2019 sono in programma le votazioni popolari per i 38 giudici di pace e i 38 giudici di pace supplenti nei 38 circoli del Cantone, alla luce della scadenza del mandato decennale 2009-2019 al
31 maggio 2019.
Nel prossimo periodo decennale di nomina, il Consiglio di Stato procederà quindi con una revisione puntuale secondo gli approfondimenti effettuati dal Gruppo di progetto – all’interno del quale l’Associazione ticinese dei giudici di pace svolgerà, come detto, un ruolo centrale – e dal Dipartimento delle istituzioni.
In quest’ottica, un fattore essenziale sarà trovare il giusto equilibrio tra le necessità organizzative e quelle legate al mantenimento dei valori che contraddistinguono la figura del giudice popolare ticinese, che il Dipartimento delle istituzioni auspica emergano nel parere giuridico esterno.
Il rischio, infatti, sul quale attiro la vostra attenzione e che vi propongo quale spunto di riflessione in questa giornata dedicata al giudice di pace, è che un’organizzazione troppo “strutturata” – non solo in termini organizzativi – porti infine a snaturare la figura del giudice di pace popolare senza formazione giuridica di base, con contestuale perdita di una figura giudiziaria laica eletta dal popolo.
Una dinamica che il Dipartimento delle istituzioni vuole scongiurare, valorizzando la figura del giudice di pace anche mediante il rafforzamento, già in atto, della formazione, e altre misure che verranno implementate con l’obiettivo di migliorare l’attività di questo peculiare quanto fondamentale settore della Giustizia ticinese, che più di tutti è vicino al cittadino e al territorio.