Detenuti, diritti umani ‘inviolati’

Detenuti, diritti umani ‘inviolati’

Giovedì la protesta dei reclusi, ieri il sopralluogo della delegazione di deputati. Ortelli: per noi la situazione è ok. La trasferta era già in agenda. Ma dopo la protesta dei detenuti di giovedì scorso (vedi l’edizione di venerdì 11) è stata anticipata di alcuni giorni. E così ieri mattina la Commissione parlamentare preposta alla sorveglianza delle condizioni detentive in Ticino si è recata al Penitenziario cantonale della Stampa per verificare la situazione alla luce delle rivendicazioni dei carcerati, le cui lamentele deriverebbero in parte “dalle svariate misure restrittive applicate negli anni per motivi logistici, di concordato e di sicurezza interna”, stando alla nota rilasciata dal Dipartimento istituzioni il giorno della “manifestazione”. Dato il periodo di vacanze la commissione non era al completo. Al sopralluogo hanno partecipato la coordinatrice, ovvero la deputata della Lega Maruska Ortelli , e i granconsiglieri Armando Boneff (Ppd), Giorgio Galusero (Plr) e Lara Filippini (Udc). Dalle 9.30 e per quasi due ore hanno sentito la direzione dello stabilimento di pena e alcuni detenuti. Né i vertici né il personale del penitenziario, dice Ortelli interpellata dalla ‘Regione’, «hanno violato i diritti umani» dei carcerati.

Questa dunque la conclusione cui è giunta la commissione. Tutto qui… «Del resto – ricorda Ortelli – non sta a noi valutare le richieste dei detenuti, non spetta cioè alla commissione entrare nel merito delle rivendicazioni, giudicandole pertinenti o no. Sono state fatte alla direzione delle strutture carcerarie, che le sta esaminando e alle quali risponderà nei tempi stabiliti». La commissione, aggiunge la sua presidente, «ha terminato il proprio compito, accertando che da parte della direzione e del personale del penitenziario non vi è stata nessuna violazione dei diritti dell’uomo». Lo scorso giovedì, intorno alle 11.30, i detenuti si erano rifiutati di rientrare nelle celle finita l’‘ora d’aria’. La protesta, indicava ancora il Dipartimento istituzioni, è rientrata nel pomeriggio. Diverse le rivendicazioni dei carcerati. Chiedono fra l’altro alimenti, ora non più disponibili, e più minuti per le videoconferenze con parenti che risiedono in Paesi lontani. Si tratta di rivendicazioni «legate alla quotidianità in carcere», sostiene il direttore ad interim delle strutture detentive Marco Zambetti , «e si riferiscono a cambiamenti intervenuti recentemente e negli ultimi anni. Risponderemo alla popolazione carceraria entro una decina di giorni, come concordato in occasione della manifestazione. La situazione è comunque tranquilla, sotto controllo». È l’impressione che ha avuto pure la responsabile della commissione parlamentare. Che sulla trasferta, giovedì alla Stampa, del capo del Dipartimento, non si sbilancia. «No comment – taglia corto Ortelli –. Se Gobbi l’ha fatta è perché l’ha ritenuta opportuna».

 

Gobbi: ‘Presenza straordinaria’

«La mia presenza in carcere giovedì scorso è stata straordinaria ed eccezionale: l’avevo già detto sul posto e l’ho nuovamente ribadito oggi (ieri per chi legge, ndr) in una lettera inviata ai detenuti». Il consigliere di Stato Norman Gobbi è ben consapevole del rischio di aver creato un precedente. Il suo intervento la settimana scorsa, quando alla Stampa i carcerati si sono rifiutati di rientrare nelle celle, è stato «del tutto eccezionale e dettato dal fatto che sia il direttore ad interim Marco Zambetti che il direttore della Divisione della giustizia Giorgio Battaglioni erano assenti per motivi privati. Di conseguenza è dovuto scendere il direttore del Dipartimento, perché queste sono situazioni di ‘capo’ e non tanto di posizione intermedie. Mancando i due livelli gerarchici sottostanti, sono dovuto intervenire io». Tra le rivendicazioni avanzate dai reclusi anche quella di fissare regolari incontri a scadenza mensile con qualcuno di Bellinzona… «Ho ribadito tramite lettera che la maggior parte delle richieste formulate sono di competenza della direzione delle carceri e che entro i termini indicati (dieci giorni, ndr) sarebbe stata data risposta. Se vi sono dei reclami c’è una procedura regolamentata che, tra l’altro, permette anche a Bellinzona di prenderne conoscenza…».

di Andrea Manna e Chiara Scapozz, LaRegione Ticino, 15.07.2014

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