Ticino: quasi l’80% dei detenuti è straniero
Era il lontano 2010 quando fui l’unico Consigliere nazionale della Deputazione ticinese a battermi tenacemente a favore dell’iniziativa popolare per l’espulsione dei criminali stranieri. L’esito delle urne ci diede ragione: infatti, il Popolo ticinese (61.3%) e quello svizzero (52.9%), nonché la maggioranza dei Cantoni (17.5%), approvarono il nuovo testo costituzionale che prevede l’espulsione degli stranieri residenti condannati per atti criminali di una certa gravità. Da allora, nonostante la creazione di gruppi di studio per l’attuazione del testo costituzionale e la consultazione svolta nei partiti e nei Cantoni nel 2012, nulla si è mosso. Anzi no, qualcosa di fatto è accaduto: il numero di incarcerazioni di stranieri nelle strutture carcerarie svizzere è aumentato negli ultimi anni.
L’incremento del numero di stranieri incarcerati, registrato negli ultimi anni, ha continuato, difatti, a consolidarsi e la Svizzera detiene ormai il per nulla invidiabile record europeo di detenuti stranieri: ben il 74%. In Ticino la situazione è ancora peggiore: 4 detenuti su 5 sono stranieri. Dati che, confrontati con quelli europei, evidenziano una forte e allarmante differenza con quanto accade nell’Unione europea, dove si registra una percentuale di detenuti stranieri, marcatamente inferiore, pari al 21%. In Italia circa un terzo dei detenuti registrati sono di origine straniera (in maggioranza nelle detenzioni di breve durata), mentre i due Paesi dell’UE con il tasso più alto sono il Belgio con il 42% e l’Austria con il 46%.
Votando a favore dell’iniziativa d’attuazione possiamo consolidare e migliorare tre aspetti importanti. In primo luogo si potrà dar finalmente seguito alla chiara volontà che il Popolo svizzero e quello ticinese hanno espresso nel 2010: l’esercizio dei diritti politici non deve rimanere un semplice esercizio di stile. In nessun Paese come in Svizzera il Popolo è infatti veramente Sovrano; un principio, un valore, che rappresenta la forza del nostro Paese e che sarebbe pericoloso svuotare di significato, specialmente in un ambito delicato e sensibile come questo. Secondariamente, sarà possibile ridurre i costi relativi all’amministrazione della giustizia e alla risocializzazione dei detenuti; queste spese, grazie all’effetto deterrente e alle conseguenze amministrative (perdita del diritto di soggiornare nel nostro Paese) consentiranno potenzialmente di ridurre i reati gravi e quindi le conseguenti incarcerazioni. Infine, grazie all’iniziativa si potranno evitare i casi in cui stranieri colpevoli di aver commesso in più di un’occasione atti criminali ritenuti gravi non possono essere allontanati dalla Svizzera. Sono situazioni che difficilmente sono comprensibili e ancora tollerabili dai cittadini elvetici. Gli esempi in questo ambito purtroppo non mancano nemmeno in Ticino, dove le decisioni prese dai servizi della migrazione del Dipartimento delle istituzioni e confermate dal Tribunale cantonale amministrativo vengono poi annullate dal Tribunale federale. In questo senso ricordo il caso di un cittadino di origine croata che nel 1993 commise il reato di violenza carnale per il quale fu condannato e in seguito scontò la pena nel suo Paese. Nel 2012 la persona in questione fece domanda per ottenere un permesso di soggiorno in Ticino, dove risiedono la moglie e i figli; richiesta che – per motivi di sicurezza e di ordine pubblico – fu negata dalla Sezione della popolazione del Dipartimento delle istituzioni. Una decisione in seguito confermata sia dal Consiglio di Stato che dal Tribunale cantonale amministrativo. Il 15 settembre 2014, il Tribunale federale sentenziò invece che il cittadino croato poteva risiedere in Svizzera poiché, secondo l’Alta corte federale, non rappresentava più un pericolo concreto per l’ordine e la sicurezza pubblici svizzeri, annullando di fatto le decisioni prese in precedenza dalle istanze cantonali.
Concludendo, la situazione dal voto del 2010 è peggiorata, segnando pure un aumento delle incarcerazioni e del numero di detenuti di origine straniera. Le critiche mosse contro l’iniziativa per l’attuazione, soprattutto sul fatto che il testo proposto sia troppo rigido, provengono da coloro che in questi 5 anni non hanno permesso la realizzazione del testo votato e approvato dal Popolo svizzero nel 2010. Sostengo quindi fermamente l’iniziativa, e il 28 febbraio invito tutti i cittadini a votare un sì convinto per riuscire finalmente a concretizzare la chiara volontà espressa nel 2010!
Norman Gobbi, Consigliere di Stato, Airolo