Articolo apparso nell’edizione di martedì 20 febbraio 2018 de La Regione
Nuove misure per estendere la prevenzione dei reati, nella riforma presentata ieri
Più “poteri” alla Polizia cantonale o maggiori competenze, dipende dai punti di vista.
«Si tratta di adeguare la nostra legislazione ai mutamenti sociali, così da gestire il quotidiano con interventi mirati in ambiti diversi» ha precisato ieri Norman Gobbi, direttore del Dipartimento delle istituzioni, nel presentare la revisione della specifica legge cantonale. Tre, sostanzialmente, le principali novità. La prima è la “custodia” di polizia per 24 ore, un fermo non decretato dal magistrato inquirente e in assenza di reato ma attuato «a salvaguardia dell’incolumità dell’individuo e di terze persone» come ha spiegato Matteo Cocchi, comandante della Polizia cantonale. Col fermo di polizia non vi sarà perseguimento penale, ma “solo” la custodia temporanea. «Un esempio? Potrebbe coinvolgere chi è pesantemente sotto gli effetti dell’alcol o chi ha tentato un suicidio per scompenso psichiatrico e non sottoposto a ricovero coatto». La seconda novità si riferisce alla “trattenuta e consegna” di minorenni. Misura, questa seconda, assai simile alla prima ed è pensata per chi fugge dal proprio domicilio o da strutture di accoglienza, ma anche per i giovani non in grado di badare a sé stessi per uso eccessivo di alcol o sostanze stupefacenti. Ultima misura – inserita nella riforma approvata dal governo e già riportata nel relativo messaggio – le “indagini preventive” tese alla prevenzione di reati. «Vi sono le basi legali, confermate dal Tribunale federale, per un settore anche politicamente sensibile ma siamo di fronte a un passo ponderato» ha voluto rassicurare Gobbi, perché certo la necessità delle inchieste mascherate presenta da sempre non pochi interrogativi. «Si tratta di un’osservazione passiva e preventiva, ad esempio in internet o contro il traffico di stupefacenti. Dovrà comunque durare non più di un mese e se andrà oltre sarà necessario il nullaosta del Ministero pubblico» ha detto Cocchi. Le inchieste in incognito, prima dell’ipotesi di reato, dovrebbero aiutare a fornire elementi necessari all’apertura di un’istruzione penale vera e propria, così come ampliare gli strumenti d’indagine. Una revisione necessaria, si diceva, che è già realtà in altri Cantoni. Del resto «viviamo oggi in una società più fragile, con poca responsabilità del singolo. E in questi casi – ha motivato Gobbi – lo Stato è più sollecitato. È la risposta a una certa evoluzione sociale, dove si cerca un compromesso fra sicurezza e libertà». La revisione della legge cantonale sulla polizia, si precisa in una nota del Dipartimento competente, è frutto di un lungo lavoro preparatorio e i nuovi articoli “sono stati al centro di un’ampia fase di consultazione” che ha coinvolto il Ministero pubblico, il Magistrato dei minorenni, il Consiglio della magistratura, la Divisione della giustizia, l’Associazione dei giudici di pace, la Pretura penale e l’Incaricato cantonale per la protezione dei dati.
Articolo apparso nell’edizione di martedì 20 febbraio 2018 del Corriere del Ticino
Strategia: se l’agente si veste da criminale
Nuovi strumenti alla polizia cantonale per permettere infiltrazioni con identità fittizie e missioni in incognito Le modifiche di legge proposte dal Consiglio di Stato hanno l’obiettivo di rendere più efficace il lavoro d’inchiesta
Per dare scacco matto a crimini e delitti, il Consiglio di Stato intende munire la polizia cantonale di un nuovo ventaglio di strumenti. L’obiettivo è chiaro: rendere più performante il lavoro svolto sul campo dagli agenti, in particolar modo quello d’inchiesta. E il progetto presentato ieri a Bellinzona permette di creare le basi legali necessarie, andando a modificare la legge sulla polizia (LPol). L’ambito più sensibile toccato dal messaggio governativo è quello delle indagini di polizia preventive. «Proprio perché estremamente delicate, le inchieste preventive (osservazione preventiva, indagine in incognito preventiva e inchiesta mascherata preventiva) vengono definite chiaramente, unitamente alle condizioni e ai limiti per la loro adozione, nei nuovi articoli della LPol» precisa l’Esecutivo. Per poi aggiungere: «Queste tipologie di indagini consentirebbero ad agenti di polizia e/o persone assunte a titolo provvisorio per compiti di polizia, di entrare in contatto con persone o con gruppi di persone». E ciò prima dell’apertura di un procedimento penale.
Tra GPS e falsi acquisti di droga
I nuovi strumenti variano a seconda della complessità dei casi e della profondità perseguita dagli accertamenti.
A un primo livello – si legge nel messaggio – «per raccogliere informazioni utili allo svolgimento dei propri compiti, la polizia cantonale può, garantendone la confidenzialità, far ricorso alle rivelazioni di fonti confidenziali». C’è poi l’osservazione preventiva, caratterizzata dal monitoraggio discreto di persone, cose e luoghi liberamente accessibili. Come? Ascoltando o registrando delle conversazioni, effettuando video e localizzando persone od oggetti. «La nuova norma – spiega il Governo – permetterà in particolare alla polizia cantonale di posare localizzatori GPS sui veicoli delle persone sorvegliate offrendo la possibilità di conoscere la posizione del veicolo in questione, senza doverlo necessariamente seguire, riducendo quindi il rischio di farsi scoprire ed evitando così di dover incorrere in infrazioni durante l’inseguimento». Di regola l’osservazione preventiva può protrarsi per un mese.
Ma di breve durata è anche l’indagine in incognito preventiva. «Permette alla polizia cantonale di indagare segretamente in ambienti particolari, in modo tale da poter individuare situazioni potenzialmente criminose e impedirne la realizzazione, segnatamente nella rete». Queste operazioni possono essere effettuate solo da agenti e si limitano a dei semplici contatti con gli ambienti sospetti. «L’indagine in incognito – rileva l’Esecutivo – costituisce un ulteriore strumento nella lotta al traffico di sostanze stupefacenti poiché permette gli acquisti fittizi sulla scena aperta dello spaccio».
Al fianco dei malviventi
Ben più incisiva è per contro l’inchiesta mascherata preventiva, ricopribile non solo da agenti ma anche da specialisti. In alcuni casi i precedenti metodi d’inchiesta non sono infatti sufficienti. «Per cui bisogna effettuare un’infiltrazione in un’organizzazione, in una banda o nell’operato illecito di un criminale» sottolinea il Governo. Lo scopo, in questi contesti, è quello di allacciare con il sospettato una relazione di fiducia. La particolarità dello strumento è che gli agenti infiltrati si avvalgono di un’identità falsa attestata da diversi documenti.
Da qui la necessità, con il progetto, di creare la base legale necessaria alla costituzione di identità fittizie. E il possibile campo d’azione è vasto. Il Consiglio di Stato menziona i settori delle opere d’arte e della finanza, ma è soprattutto nella rete che l’inchiesta mascherata presenta il grado di efficacia maggiore. «L’utilizzo di agenti infiltrati o di terzi all’interno di reti sociali permetterebbe, per esempio, di anticipare l’organizzazione di azioni punitive o di scontri tra bande in occasione di manifestazioni sportive o di altro genere» scrive il Governo. Per poi aggiungere: «L’adozione di questa disposizione sarà inoltre in grado di contribuire alla lotta alla pedo-pornografia sulle piattaforme di comunicazione in Internet, tramite un “pattugliamento” con identità fittizia nei social network».
Trattenuti anche per 24 ore
L’aggiornamento della LPol va infine a incidere in altri tre ambiti. «Considerato che tale misura comporta una grave ingerenza nella libertà personale» – scrive il Governo – sono appositamente fissate nella legge le condizioni per applicare la custodia di polizia. Un provvedimento coercitivo, questo, attraverso il quale gli agenti possono trattenere per un massimo di 24 ore persone che mettono in pericolo sé stesse (rischi di suicidio), terzi (minacce al partner dopo liti domestiche) o l’ordine pubblico. C’è poi il capitolo della consegna dei minorenni, per il quale viene pure creata una nuova base legale. In questo caso la cantonale ha il diritto di fermare dei minori per il tempo necessario alla loro riconsegna a chi ne detiene la custodia o all’autorità di protezione competente. E qui il messaggio menziona quei giovanissimi che «frequentano luoghi non adatti alla loro età» e per i quali la relativa permanenza potrebbe costituire un pericolo sul piano fisico, psichico e sessuale. Ma anche i casi di minorenni che, a causa dell’alcol o della droga, non sanno più badare a sé stessi. La LPol rivista consente in conclusione un ulteriore margine d’intervento nel quadro dei controlli alla frontiera o nel corso di verifiche di polizia o doganali. All’insaputa della persona controllata, gli agenti potranno raccogliere in modo discreto informazioni e segnalarle a livello nazionale e per l’area Schengen.
La revisione
Norman Gobbi: «Servono norme moderne»
Matteo Cocchi: «Focus sulla prevenzione»
«L’evoluzione della società e della criminalità, ma anche la gestione operativa del quotidiano, richiedono l’intervento della polizia cantonale in ambiti sempre più variegati». Sono queste le premesse che hanno condotto all’adeguamento della legge sulla polizia (LPol), come spiegato dal direttore del Dipartimento delle istituzioni Norman Gobbi. Una revisione della normativa che rappresenta «il primo tassello» di un intervento più ampio che il Governo intende portare avanti in futuro.
La LPol era stata completamente rivista per l’ultima volta nel 1989 e in proposito Gobbi ha voluto evidenziare: «Oggi, a distanza di quasi trent’anni, sono state introdotte le basi legali necessarie a intervenire in ambiti che allora non ci si immaginava nemmeno di dover considerare. Sempre di più, per esempio, gli organi della polizia vengono interpellati per far rispettare decisioni dell’autorità amministrativo-giudiziaria che regolano i rapporti di visita tra genitori. Questo a dimostrazione che la nostra società è sempre più fragile, vuole più libertà, ma poi la richiesta non è accompagnata da una responsabilizzazione del singolo, il quale al contrario tende ad appoggiarsi ancora di più sulle istituzioni e quindi sullo Stato». L’ammodernamento della legislazione è stato condotto «tenendo presente delle realtà negli altri cantoni, per evitare di scoprire l’acqua calda» ha continuato il consigliere di Stato, specificando come i nuovi articoli siano il frutto di un «lungo lavoro preparatorio e di un’ampia fase di consultazione».
«Uno dei compiti principali delle polizie è quello della prevenzione. Quelli modificati, sono quindi gli articoli che vanno a rafforzare la possibilità e la competenza della polizia in questo ambito» ha commentato il comandante della Polizia cantonale Matteo Cocchi. «In ambito di custodia – ha proseguito – si va a coprire una zona grigia che risultava scoperta dalla legislazione e non permetteva un intervento adeguato». Per quanto concerne invece l’indagine preventiva, Cocchi ha rimarcato come «le nuove misure hanno semplicemente lo scopo di consentire l’inizio dei lavori di indagine con maggior anticipo». Il comandante ha in ogni caso voluto specificare che «non è una libertà assoluta, ma rimane attiva la correlazione tra Magistratura e inquirente». A conclusione del suo intervento, Gobbi ha spiegato come «molto peso è stato dato alla parte delle inchieste preventive, per fornire alla polizia cantonale strumenti adeguati per essere moderna anche su base legale. Si vuole permettere lo svolgimento delle attività nel rispetto della garanzia delle libertà individuali e dei procedimenti. Il Ministero pubblico vigila sempre su quanto viene fatto. Credo che le modifiche presentate siano un passo nella direzione corretta, un passo ponderato perché tiene conto delle esperienze degli altri cantoni così come delle recenti decisioni del Tribunale federale».