Il Consigliere di Stato Gobbi e la strategia per arginare un fenomeno dannoso
Più di due mesi fa il Dipartimento delle istituzioni ha presentato alcune novità organizzative presso l’Ufficio dei fallimenti.
Questa settimana, invece, una statistica a livello nazionale, ha messo in evidenza la presenza in tutti i Cantoni di personaggi che aprono società e poi fanno fallimento con troppa disinvoltura, tenuto conto che sommano anche dieci-venti e più fallimenti nel giro di un solo decennio.
Anche il Ticino conosce questo fenomeno. “È un problema che esiste anche da noi – sottolinea subito il Consigliere di Stato Norman Gobbi. Non mi riferisco solo a questi numeri da record legati a poche persone, ma alla tendenza all’aumento dei fallimenti in generale. Le conseguenze di un fallimento aziendale o societario sono ben note e hanno ripercussioni negative sia sulle persone impiegate e le loro famiglie sia sulle stesse casse del Cantone e dei Comuni.
Non abbiamo dovuto aspettare quest’ultima statistica per mettere maggiori paletti grazie ai quali tentare di arginare il fenomeno”.
Che cosa intende dire? “Beh, oltre a una riorganizzazione in corso presso l’Ufficio dei fallimenti che siamo riusciti ad avviare con l’approvazione di un messaggio da parte del Gran Consiglio, avente lo scopo proprio di rendere più performante il lavoro in questo settore – e qui ringrazio tutti i funzionari coinvolti in questi cambiamenti – alla fine del mese di aprile il Governo ha nominato un “perito contabile”, direttamente subordinato alla direzione della Divisione della giustizia. È una nuova figura professionale messa al servizio degli Uffici dei fallimenti per l’analisi, la verifica e le valutazioni di tipo contabile e finanziaria degli incarti.
Il tutto in stretta collaborazione con i funzionari già operanti, così da essere in grado di predisporre le eventuali segnalazioni al Ministero pubblico quando c’è odore di bruciato”.
L’obiettivo è chiaro. “Si, certo – ribadisce il capo del Dipartimento delle istituzioni Norman Gobbi. Vogliamo avere più strumenti a disposizione per rendere maggiormente incisiva la lotta contro i cosiddetti fallimenti “fraudolenti” o “pilotati”. Sia contro i “pufat” quasi di mestiere, ma anche contro coloro che potrebbero celare attività ben poco nobili. E qui mi riferisco a società di comodo legate ad attività criminali”.
“Non possiamo aspettarci miracoli dall’oggi al domani. Siamo però ben consci che un lavoro coordinato tra l’Ufficio dei fallimenti, il Ministero pubblico e la stessa Polizia cantonale possa portare risultati tangibili. E il tutto a beneficio di una piazza economica, quella ticinese, e dei suoi lavoratori che ha bisogno di un tessuto sano in cui operare, con partner affidabili, solvibili. In una parola: seri!”, conclude il direttore del Dipartimento delle istituzioni Norman Gobbi.