Il raggiungimento del trentesimo anniversario d’attività per l’associazione delle polizie comunali ticinesi deve essere motivo di orgoglio e di riconoscenza per quanto avviato nel 1981 da Daniele Olgiati, Eugenio Marazzi, Ettore Paltenghi, Aroldo Poretti, Pier Luigi Balemi e Alberto Lotti. Il voler riunire sotto un unico tetto un variegato mondo dei corpi locali di polizia costituisce un punto di partenza ideale, che oggi sfocia nella nuova legge cantonale di collaborazione tra le polizie comunali e la polizia cantonale.
Tra gli obiettivi dei promotori dell’associazione vi erano infatti principi quali: “l’esigenza di omogeneizzare l’operatività dei reparti di polizia comunale, di incentivare lo scambio reciproco di esperienze di intervento e di organizzazione dei settori di lavoro, di promuovere il miglioramento delle qualità professionali degli agenti, nonché la volontà di rafforzare lo spirito di unione e di solidarietà fra i componenti del corpo”.
L’auspicio del nuovo direttore del Dipartimento delle Istituzioni è che da domani, con l’entrata in vigore della nuova Legge cantonale, si possa operare con lo stesso spirito e con gli stessi principi iniziatori della vostra associazione.
In ballo ci sono infatti la sicurezza del cittadino e il controllo del territorio, obiettivi che sono cari al nuovo direttore. La nuova Legge cantonale delinea il quadro in cui le “nuove polizie regionali” dovranno operare a salvaguardia degli obiettivi fissati. Una Legge che per taluni ha osato troppo poco; c’era chi voleva 9 regioni, chi 6 e chi la polizia unica. Ritengo che la scelta di definire in questa fase 8 regioni sia un passo nella giusta direzione; era infatti importante non ledere alcuni interessi locali, che avrebbero potuto ritardare l’approvazione della Legge o addirittura impedirne il buon esito. Una certa prudenza è necessaria quando – come in questo caso – vi è in gioco l’autonomia comunale.
La nuova Legge valorizza il ruolo delle polizie comunali e conforma l’obbligo dei Comuni nel disporre di un servizio di polizia locale, in forma diretta (tramite un proprio corpo) o indiretta (convenzionandosi con un Comune che dispone di un corpo di polizia). Questo nuovo atto legislativo permetterà alle Polizie comunali di mantenere la loro peculiarità, caratterizzata dalla conoscenza delle dinamiche locali, dalla capacità di rispondere prontamente alle richieste dei propri cittadini, e dall’azione di prevenzione e di consulenza che tiene conto di tutte le fasce della popolazione, in stretta collaborazione con gli altri servizi comunali che operano in ambito sociale.
La Legge è oggi formalmente approvata e pronta ad essere messa in vigore, essendo passati i termini referendari e di ricorso. Come già comunicato al vostro presidente, è mia intenzione delegare il compito di elaborare il regolamento d’applicazione della Legge alla Commissione per l’intensificazione della collaborazione fra la Polizia cantonale e le polizie comunali (CICP), di cui la vostra associazione è membro di diritto dal 1990.
Ritengo questo consesso il luogo adatto e preposto ad elaborare questo atto esecutivo, che andrà a definire:
- l’appartenenza dei singoli comuni alle regioni, tenendo conto del principio della coerenza territoriale.
- i compiti di polizia spettanti ai comuni e le condizioni del loro esercizio.
Su quest’ultimo aspetto verterà essenzialmente la discussione, così come sui confini interni alle regioni che dovranno in ogni caso essere discussi in quella sede. A voi l’arduo compito.
Con la nuova Legge viene altresì istituita la Conferenza cantonale consultiva sulla sicurezza, al cui tavolo siederà il sottoscritto quale presidente, i rappresentanti dei Comuni polo e senza diritto di voto un rappresentante del Ministero Pubblico, il comandante della polizia cantonale e un rappresentante dei comandanti delle polizie comunali dei Comuni polo.
La conferenza avrà i seguenti compiti:
- analizzare la situazione della sicurezza nel Cantone;
- indicare obiettivi, rispettivamente priorità d’intervento ai corpi di polizia nell’ambito della prevenzione e dell’ordine pubblico;
- preavvisare all’attenzione del Consiglio di Stato, e per il tramite del competente dipartimento, le proposte di decisione che concernono la sicurezza nel Cantone (atti legislativi, risorse umane, logistica, ecc.);
- preavvisare eventuali modifiche di comprensori regionali;
- preavvisare al Consiglio di Stato norme di regolamento relative alla ripartizione dei compiti fra polizia cantonale e polizie comunali.
Compiti ambiziosi che sono felice, unitamente a chi siederà in questo consesso, di affrontare nell’interesse della nostra comunità.
Nel rapporto di maggioranza, redatto dal presidente della Legislazione Rodolfo Pantani, alle conclusioni si poteva leggere: come finalmente si sia giunti alla “possibilità di fare un cambiamento sostanziale ad una legge che deve servire a completare la protezione del cittadino e del territorio attraverso una collaborazione effettiva tra tutti i corpi di sicurezza presenti sul territorio come le Guardie di confine, la Polizia cantonale, le Polizie comunali. Con questa legge si potranno utilizzare tutte le sinergie idonee a rendere più visibile l’apparato di sicurezza nei confronti dei cittadini, snellendo, tramite deleghe, l’onere di lavoro incombente alla Polizia cantonale, facendo in modo di responsabilizzare ogni addetto al compito assegnato”.
Passi importanti sono stati fatti, ma molto cammino ci attende ancora per rispondere quotidianamente alle richieste di maggior senso di sicurezza da parte dei nostri concittadini. Grazie al vostro impegno quotidiano sul territorio e vicino alla gente date un segnale forte dell’impegno dello Stato a favore della sicurezza e a garanzia della legalità nel nostro Cantone.
Vi ringrazio.
Norman Gobbi
Consigliere di Stato e Direttore del Dipartimento delle istituzioni
Intervento all’Assemblea e 30esimo dell’Associazione delle Polizie comunali ticinesi (APCTi), Cadempino – 18.05.2011