Lavorare in profondità per consolidare la nostra sicurezza.
La cronaca mondiale di questa settimana è stata stravolta dalla brutale strage di Parigi e dagli eventi che sono seguiti che hanno fatto oltre una ventina di morti. La Francia, quinta potenza mondiale a livello militare-strategico, è stata colpita nel suo cuore. Un fatto che solleva diversi dubbi sulla reale capacità di controllare i cosidetti ‘foreign fighters’, ossia europei e stranieri residenti in Europa che si recano per combattere nei territori oggetto di conflitti armati in cui l’ISIS è coinvolta, ma non solo. Dubbi più che legittimi, dopo quanto indicato dal ministro degli Interni italiano Angelino Alfano…
Lo scorso 17 dicembre, il ministro francese degli Interni Bernard Cazeneuve ha indicato al Parlamento transalpino che il numero di francesi e di stranieri residenti in Francia coinvolti, attivi o che si sono resi nei territori di conflitto in Siria ed in Irak sono circa 1’200: la cifra più alta d’Europa, ma solo al terzo posto se il numero viene riportato in base alla popolazione residente. Infatti, il record va al Paese che più di tutti ha accolto numerosi siriani e migranti provenienti dal Medio Oriente: la Svezia, con oltre 30 combattenti per milione di abitanti. Il paese scandinavo è seguito da un’altra nazione che ha spalancato le sue porte alla migrazione da questi territori, il Belgio, con oltre 25 combattenti per milione di residenti. La Francia si situa in terza posizione, evidentemente per la sua importante popolazione residente, con circa 20 combattenti per milione di persone che vi risiedono.
La Svizzera, secondo le recenti indicazioni, registra 62 persone che si sono recate nei territori di combattimento. Questo ha come indicatore quasi 8 combattenti per milione di abitanti. Una realtà, la nostra, significativamente sotto controllo, visto che comunque il nostro Paese non rientra negli obiettivi primari dei ‘lupi solitari’ jihadisti, così pure negli obiettivi di ISIS. Ciò non deve però far abbassare la guardia, ma al contrario! Occorre essere sempre vigili e inoltre rafforzare quanto prima gli strumenti legislativi, in particolare la Legge federale sul servizio informazioni della Confederazione (i nostri 007) e la Legge federale sulla sorveglianza della corrispondenza postale e del traffico delle telecomunicazioni. Oggi la Svizzera non può raccogliere informazioni preventive su potenziali persone pericolose per la nostra sicurezza interna e quella di altri paesi; un’amara eredità dell’affare delle schedature di 25 anni fa che ora dovremo superare dal punto di vista politico federale, per la nostra sicurezza. Invece, la revisione della Legge sulla sorveglianza delle telecomunicazioni permetterà di verificare anche il traffico via social media e app, penso in particolare a Whatsapp e Skype. Grazie a questi ulteriori strumenti sarà possibile ridurre il rischio in maniera importante, nella consapevolezza che il rischio zero non potrà tuttavia mai esistere.
Un fatto particolare mi ha però sconcertato: il numero indicato dall’Italia dei suoi ‘foreign fighters’. In Parlamento e ai media, il ministro Angelino Alfano ha comunicato che la cifra dei combattenti provenienti dall’Italia è di 53 persone, ossia inferiore a quelli registrati in Svizzera. Ciò significa che l’Italia conta 0.8 ‘foreign fighters’ per milione d’abitanti, ossia un decimo rispetto a quelli che sarebbero presenti nel nostro Paese! Mi permetterete qualche fiero dubbio su questo numero, tenuto anche conto di come la vicina Penisola abbia ormai perso il controllo della sua immigrazione e che le porte del Mediterraneo abbiano portato in Italia un buon numero di migranti anche da questi territori in guerra. E questi fatti, dal punto di vista della nostra sicurezza, non sono per nulla confortanti, giustificando quindi ancor di più un urgente intervento a livello legislativo da parte del Parlamento federale nell’adozione delle nuove norme delle due predette leggi. Ma non solo. L’ubicazione del nostro Cantone impone l’intensificazione dei controlli, in particolare alla frontiera, attività preventiva di sorveglianza che sicuramente verrà rafforzata in primis nell’ambito dell’immi- nente svolgimento del Word Economic Forum a Davos e successivamente riproposta in occasione dell’Esposizione Universale che si terrà a Milano a partire dal prossimo maggio, evento che farà confluire a pochi chilometri dalla nostra frontiera oltre 20 milioni di visitatori. Anche la Polizia cantonale, responsabile per la sicurezza su suolo ticinese, si è spesa in questa settimana nella sensibilizzazione di tutto il personale e degli enti preposti alla sicurezza attivi nel nostro Cantone, in modo da poter intervenire ed anticipare possibili situazioni particolari che dovessero presentarsi. Il Cantone e la Confederazione sono quindi vigili nel presidio del nostro territorio dopo quanto occorso a Parigi. Per la sicurezza di tutti noi.
Norman Gobbi