Opinione di Alessandra Noseda* pubblicata nell’edizione di venerdì 5 ottobre 2018 del Corriere del Ticino
Di fronte alla genialità ci si inchina, evidenziarla è d’obbligo. In questi tempi di precorsa elettorale, di coltelli che si affilano nell’ombra, la preoccupazione dei partiti in corsa è come potersi ben piazzare in Governo, possibilmente facendo fuori il consigliere di Stato degli altri. I dozzinali si servono di attacchi diretti, sferrati in dibattiti pubblici dove la frase «io sarei più bravo/a» si spreca annoiando un pubblico sempre più convinto di rifare le scelte passate. Il genio invece, ed è il recente caso che ha acceso la mia ammirazione, utilizza attacchi subdoli, trasversali, che inducono la vittima a imbozzolarsi da sola scadendo agli occhi dei sostenitori a causa di colpe tanto gravi quanto immaginarie. Il genio prepara l’attacco da lontano, mesi prima, lanciando il sasso e nascondendo la mano talmente bene da far sembrare che il sasso sia sempre stato lì. Vengo ai fatti. Dopo il massacro a Charlie Hebdo, gennaio 2015, quello al negozio kosher ancora gennaio 2015, l’orrore del Bataclan, novembre 2015, la strage di Nizza, luglio 2016, per citarne solo alcuni, un poliziotto ticinese dal suo profilo privato facebook pubblica le foto di Hitler e Mussolini sbottando, in sintesi, che se ci fossero stati «loro», certi assassini terroristi, i maiali, non circolerebbero. Punto. Post di gusto perfido, mai sfiorare il nazifascismo anche se non si comprende come seguaci di regimi storicamente sanguinari e aggravati dalla longevità possano sedere nei governi pontificando di socialità. Il poliziotto per la sua opinione espressa da privato viene condannato e sconta la pena. Pagato il «debito», essendo comunque un bravo poliziotto ottiene una promozione … e qui il genio della nostra storia, che attendeva paziente come un serpente una ghiotta occasione, guizza e morde. Non si sa come, sibila alla comunità israelita che in Ticino si fanno avanzare agenti con simpatie nazifasciste e il passo a fantasticare sulla promozione di un agente che inneggia alle camere a gas è breve e subito fatto: perfino Brunschwig-Graf e la sua Commissione federale contro il razzismo si inalberano, il consigliere di Stato Norman Gobbi viene chiamato alla cassa, deve scusarsi pubblicamente per qualcosa che non è mai esistito, giustificare il suo operato per finire etichettato come «fascista» nell’immaginario collettivo. Felici i media che possono montare uno scandalo. Se questa non è genialità.
* consigliere comunale UDC a Monteceneri