Percorsi ben definiti per i cittadini stranieri
La Giornata cantonale dell’integrazione che ha avuto luogo ieri a Mendrisio, si presta a qualche considerazione che mi permette di chiarire alcuni importanti aspetti di questo tema. Aspetti che di tanto in tanto vengono travisati oppure arbitrariamente strumentalizzati.
In Ticino la politica d’integrazione è stata adattata alle misure attuate in ambito di migrazione dalle Autorità cantonali e federali: i cittadini stranieri sono seguiti con regole e procedimenti ben definiti nel loro percorso d’integrazione. Sta però a loro dimostrare la volontà di integrarsi e quindi di meritarsi la permanenza nel nostro Cantone.
Pertanto, migrazione e integrazione sono due ambiti che non possono essere sconnessi tra di loro e, nel rispetto del federalismo svizzero, il nostro Cantone è chiamato ad attuare le misure definite dalla Confederazione in materia di legge sugli stranieri e di asilo: per questo specifico motivo le politiche d’integrazione seguono di pari passo quelle della migrazione. In questo senso il cittadino straniero che giunge sul territorio cantonale è seguito dai servizi in un percorso ben definito per consentire di comprendere da subito usi e costumi svizzeri.
Conoscere il territorio e parlare la nostra lingua
Dando seguito all’impostazione di cui ho appena parlato, alcuni nuovi progetti saranno avviati nel corso del 2019 nell’ambito della scuola e della formazione. Tra le altre cose, sarà posto l’accento sull’insegnamento della lingua italiana: il primo e fondamentale requisito per attivare il processo d’integrazione è infatti proprio quello di conoscere, capire e praticare la lingua parlata sul territorio ospitante.
Le Autorità federali e cantonali hanno definito regole chiare che lo straniero è tenuto a seguire nel percorso d’integrazione e prima di tutto occorre conoscere la nostra lingua.
Una collaborazione a più livelli
La Legge federale sugli stranieri definisce che la promozione all’integrazione è un compito da adempiere da parte dei tre livelli istituzionali (Confederazione, Cantone e Comuni) in modo da creare le condizioni quadro favorevoli alla parità di opportunità e alla partecipazione della popolazione straniera alla vita pubblica. Dal 1. gennaio 2014, la Confederazione e i Cantoni attuano le misure specifiche di promozione dell’integrazione nell’ambito di programmi d’integrazione cantonali (PIC) quadriennali. I PIC si fondano su 12 obiettivi strategici fissati dalla Confederazione nei tre pilastri (informazione e consulenza, formazione e lavoro, comunicazione e integrazione sociale). I PIC hanno oggi il ruolo di incoraggiare in particolare le strutture ordinarie – nell’ambito dell’istruzione, della formazione, del mercato del lavoro, della sanità e socialità – affinché i Comuni, nel limite delle loro possibilità e nella loro fondamentale valenza di organi di prossimità, inseriscano le attività specifiche per l’integrazione degli stranieri nei loro compiti.
In particolare agli enti locali spetta un’importante responsabilità quali promotori della prima informazione e dell’accoglienza sul proprio territorio. Inoltre, attraverso i PIC – così come ho detto prima – si intende rafforzare l’accoglienza e l’apprendimento precoce della lingua nonché la formazione professionale per i nuovi arrivati. Ricordo infine che l’integrazione è e resta uno degli strumenti più efficaci a disposizione delle Autorità cantonali per contrastare la radicalizzazione e prevenire la minaccia terroristica.
In quest’ottica, nelle scorse settimane abbiamo varato un portale di prevenzione contro le radicalizzazioni e gli estremisti violenti. Considero l’integrazione il primo mattone per costruire un Cantone sicuro e accogliente, perché integrare significa anche disinnescare sul nascere eventuali minacce.