Dal Corriere del Ticino di oggi, 1. luglio 2016, una mia intervista sulla normativa, da oggi in vigore, che impedisce di dissimulare il volto in pubblico
Il direttore delle Istituzioni, tra velo e provocazioni
Norman Gobbi, concretamente cosa cambierà da oggi?
«Diverse cose. Perché il divieto di portare il burqa è solo uno dei tanti elementi della nuova legge sull’ordine pubblico. Legge che, infatti, permetterà ad esempio alle autorità comunali di lottare, e anche in maniera significativa, contro l’accattonaggio e il littering, due fenomeni che possono favorire il generarsi di una percezione d’insicurezza nei cittadini. Nell’ambito della dissimulazione del viso ci sono poi ulteriori aspetti. Da un lato legati all’ordine pubblico, e penso alle manifestazioni sportive o a un certo tipo di raduni politici con tutti i danni conseguenti alla non riconoscibilità delle persone. Dall’altro, e alludo al burqa, si tratta di ribadire i nostri valori, ma anche che il mostrare il volto pubblicamente è da ricondurre a una forma di riconoscimento e non a questioni religiose».
Dobbiamo attenderci una pioggia di multe alle turiste del Golfo arabo?
«Le persone che vivono nel nostro cantone e si coprono il viso con il niqab saranno toccate dalla nuova legge nella misura in cui la stessa mira soprattutto a integrarle nella società. Questi residenti andranno accompagnati con dei programmi, finalizzati alla comprensione e al rispetto dei nostri usi e costumi. Salvo provocazioni mirate o incomprensioni, non credo invece che vi saranno complicazioni con i turisti: a conferma di ciò l’ambasciata saudita ha di recente invitato i suoi cittadini a voler rispettare il divieto di indossare il burqa sul nostro territorio proprio per evitare problemi».
Avete previsto un periodo di adeguamento. Ma cosa si intende?
«Essendo una novità c’è evidentemente una componente educativa che avrà la precedenza. Un po’ come avvenne quando la cintura al volante divenne obbligatoria. Naturalmente se alla fase di sensibilizzazione non seguirà un adeguamento, subentreranno le sanzioni».
Il sostituto procuratore generale Antonio Perugini ha richiesto buon senso. Detto altrimenti, la magistratura vi ha chiesto di non forzare la mano?
«Perugini ha fatto capire che la legge è finalizzata al rispetto di un costume locale e non all’imposizione di una norma di comportamento. Il buonsenso risiederà quindi nell’evitare lo scontro. Sappiamo che c’è chi ha già annunciato di voler venire in Ticino per creare tensioni (l’imprenditore franco-algerino Rachid Nekkaz, n.d.r.). A queste persone che cercano lo scontro occorre ricordare, che come per altre leggi, chi non rispetta le norme dovrà fare i conti con le conseguenze che ne discendono, le sanzioni».
Quali le difficoltà pratiche per le autorità chiamate a far rispettare la legge?
«Sarà importante che le varie polizie comunali dialoghino fra loro, soprattutto se attive all’interno di un’area esigua come può essere il lungolago che da Lugano porta a Paradiso. L’obiettivo in effetti è quello di cercare di avere una prassi condivisa, proprio per evitare che in un Comune venga tollerato un certo comportamento e in un altro no, creando insicurezza nell’applicazione del diritto. A tal proposito ritengo che i primi 6 mesi saranno decisivi per capire gli effetti e le modalità d’attuazione della legge e, se del caso, al fine di apportare dei correttivi nel quadro delle direttive legislative».
Come replica all’affermazione «Gobbi ha fatto uno sgambetto a un settore turistico già in ginocchio»?
«Innanzitutto è il popolo che ha deciso, approvando l’iniziativa in votazione. Ciò detto, il settore del turismo invece di continuare a piangersi addosso ha la possibilità di sfruttare questa legislazione a proprio favore. I fatti di Parigi e Bruxelles hanno spaventato e allontanato dall’Europa ad esempio il turista asiatico. Grazie a leggi come queste possiamo riconquistare quei mercati alla ricerca di elevati standard di sicurezza che noi sappiamo offrire più che altrove. Sono sicuro che questo elemento, unito al rispetto dei costumi, rappresenti un valore aggiunto e un fattore d’attrazione per una fascia di turisti, soprattutto benestanti».
C’è un preciso settore in cui crede che i nuovi paletti porteranno a un miglioramento dell’ordine pubblico?
«Delegando alle polizie comunali alcuni compiti di prossimità, la legge permetterà di lottare contro fenomeni poco “svizzeri” come il littering e l’accattonaggio. In quest’ultimo caso parliamo infatti di persone che spesso non hanno nemmeno il diritto di restare sul territorio e vanno riaccompagnate alla frontiera. Inoltre grazie a una speciale banca dati potranno essere schedati e bloccati più velocemente i soggetti recidivi. Per quanto riguarda invece il littering, alla legge si potranno affiancare efficaci campagne di sensibilizzazione, un po’ come fatto a Bellinzona con i mozziconi giganti».
In generale perché invece ritiene che il Ticino beneficerà dalle nuove leggi?
«Da un lato, e penso al littering, i nuovi paletti permetteranno di far fronte alla parziale perdita di quelle buone abitudini tipicamente svizzere, che se rimaste intatte forse non ci avrebbero spinto a modificare la legge. Dall’altro i cittadini hanno espresso una chiara volontà, e a mio modo di vedere la legge e la sua applicazione serviranno per ribadire che in Svizzera il popolo è sovrano e che quanto decide va rispettato. E qui mi riferisco al divieto di celare il viso in pubblico».