Discorso pronunciato dal Consigliere di Stato Norman Gobbi in occasione della Cerimonia della presa dello stendardo del Battaglione Quartier Generale 25, 29 agosto 2016 |
Egregio signor Brigadiere Schmidlin, Comandante Brigata d’aiuto alla condotta 41,
Egregio signor tenenente colonnello SMG Eyer, Comandante di Battaglione,
Stimati ufficiali, sottufficiali e soldati,
Gentili Signore, egregi Signori,
Vi saluto a nome del Consiglio di Stato del Canton Ticino e vi ringrazio per il gradito invito a partecipare alla presa dello stendardo del Battaglione Quartier Generale 25. Una cerimonia questa che sancisce l’inizio del vostro corso di ripetizione, sotto il comando del tenente colonnello SMG Robert-Peter Eyer. Quest’anno presterete servizio in parte in territorio ticinese, e in parte nei cantoni Svitto e Uri. Spero che la vostra permanenza in Ticino sia per voi anche l’occasione di rinsaldare vecchie amicizie e di instaurare nuovi rapporti con i vostri camerati, oltre che a scoprire per la prima volta, o a riscoprire, angoli della nostra Patria.
Cari militari, i miei più cari auguri che questo corso vi sia utile per aggiornare e perfezionare le vostre conoscenze tecniche e militari. È un’esperienza, quella dell’esercito, che vi accompagnerà tutta la vita, e che vi arricchirà – tra le varie cose – di conoscenze che saranno importanti anche nella vostra carriera professionale al di fuori dei periodi in grigioverde.
Il Battaglione Quartier Generale 25, il vostro battaglione, è una delle formazioni tecnologiche e dell’informatica. La vostra attività, punta di diamante della tecnologia, si è consolidata negli anni, ed è diventata oggi essenziale per il buon funzionamento dell’Esercito svizzero e dell’Amministrazione federale. Avete a disposizione sistemi di comunicazione e d’informazione moderni e con essi garantite la condotta militare e civile. Non a caso sul vostro emblema non si trova un bunker, bensì Palazzo Federale.
Oggi, per questa cerimonia di presa dello stendardo, ci troviamo sul Passo del San Gottardo. Una scelta molto rappresentativa: essendo un luogo d’incontro tra le varie realtà elvetiche, il San Gottardo è il simbolo della convivenza delle quattro culture svizzere. Dal massiccio del Gottardo partono quattro fiumi maestosi che attraversano le quattro regioni: il Ticino, verso sud, da cui prende nome il cantone di lingua italiana, il Reno, che attraversa la Svizzera romancia e orientale. La Reuss scorre verso nord, attraversando la Svizzera centrale e il Rodano, scende il Vallese e si getta nel Lago Lemano.
Il massiccio del Gottardo è anche il simbolo della volontà di resistenza della Svizzera. Siamo nel cuore del Ridotto Nazionale, voluto dal Generale Guisan a testimonianza dell’astuta strategia di sopravvivenza quale nazione, neutrale, accerchiata dal secondo conflitto mondiale.
Se vi guardate attorno, vedrete qui il Forte Gottardo, mentre una rete di camuffaggio nasconde l’opera Sasso Gottardo, una fortezza dell’artiglieria fra le più grandi della seconda guerra mondiale. Se vi capiterà di camminare fra queste rocce vedrete cannoni mimetizzati per sembrare pietre, e ancora porte, cancelli, reti di camuffaggio. Elementi di una storia passata, che sembra in questo tempo e in questo luogo scontrarsi con la modernità dei vostri mezzi e della vostra formazione militare.
Come l’esercito di Henri Guisan, ci raccogliamo anche noi oggi attorno a questo luogo mitico per riflettere sull’esercito di domani. Un esercito che deve continuamente ribadire il suo impegno nella rappresentazione di una Svizzera democratica, indipendente, libera e sicura. E lo deve fare ogni giorno, proteggendo, aiutando e combattendo per la popolazione elvetica, in un’epoca in cui la controparte non conosce regole e s’insidia nei meandri della società.
Nei prossimi anni dovremo affrontare nuove e complesse sfide internazionali. Dovremo sempre più far fronte a nuovi nemici della nostra libertà e della nostra sicurezza, che agiscono in maniera a volte imprevedibile, che sfruttano abilmente i nuovi canali di comunicazione. Nemici che sanno convincere altre persone ad arruolarsi e immolarsi per la loro causa. Che addestrano i propri adepti e che si organizzano senza nemmeno avere un contatto con loro. Una situazione preoccupante poiché queste risorse sono le stesse che in sostanza chiunque può procurarsi e che quindi potrebbero permettere a chiunque di partecipare a questa follia, perpetrata contro civili inermi con metodi vigliacchi, ma purtroppo efficaci. È perciò vitale che all’esercito siano dati mezzi e tecnologie adeguati per affrontare questa minaccia.
Proprio per questo motivo colgo l’occasione per ricordarvi che il prossimo 25 settembre il popolo svizzero sarà chiamato ad esprimersi sulla nuova legge federale sulle attività informative, che permetterà alla Confederazione di dotarsi di strumenti al passo con i tempi, per individuare tempestivamente le minacce e salvaguardare la nostra sicurezza. Sono fiducioso del fatto che la popolazione abbia compreso l’importanza di questo strumento nell’impedire l’eventualità che attentati come quelli messi in atto negli ultimi anni in Francia, in Belgio o in Germania si verifichino alle nostre latitudini. Riflettiamo attentamente quando ci recheremo alle urne (o chiuderemo la busta del voto per corrispondenza).
Vi auguro un corso di ripetizione intenso, interessante e senza incidenti.
Viva la Svizzera
Viva la nostra Patria