Dal Corriere del Ticino, 31 agosto 2016 | Seconda sanzione ieri a Lugano per Nora Illi, la donna che si batte contro il divieto di nascondere il volto – Norman Gobbi: «Manca di rispetto al popolo svizzero, i turisti arabi sono stati più intelligenti».
È più un atto di sfida irrispettoso della legge e del popolo che l’ha votata oppure l’attuazione del diritto di ognuno di poter sempre esprimere le proprie convinzioni, anche a costo di pagarne le conseguenze? Di certo, a differenza dell’invito dell’imam Samir Jelassi ai musulmani in Ticino di partecipare domenica scorsa alle funzioni religiose cattoliche, la campagna di Nora Illi contro il divieto d’indossare il burqa e il niqab non contribuisce ad alleviare le tensioni in tema d’integrazione. Dopo la multa ricevuta a Locarno per aver camminato in piazza Grande con il volto coperto, l’attivista ha fatto il «bis» a Lugano, dove, come anticipato da Liberatv, è stata fermata dalla polizia comunale in piazza Rezzonico e si è rifiutata di togliere il velo. A quel punto la donna è stata accompagnata alla centrale per il verbale di contravvenzione. Essendo lei recidiva, la multa potrà superare i 100 franchi. Sarà il Municipio a decidere l’entità. «Non mi lascio imprigionare solo perché amo l’Islam» ha commentato Illi su Twitter invocando il principio della libertà religiosa.
«Divieto tirannico»
La campagna di Nora Illi è sostenuta dal Consiglio centrale islamico svizzero (CCIS) di cui l’attivista fa parte in qualità di Capo del Dipartimento per gli Affari Femminili, come si legge sul profilo Twitter della donna. Ieri, sempre sulla nota rete sociale, il CCIS ha pubblicato un messaggio che non lascia spazio a molte interpretazioni: «Due donne musulmane con il niqab sfidano il tirannico divieto del burqa in Ticino e mangiano la pizza a Lugano». La frase è accompagnata da un video in cui Illi e un’altra signora con il volto coperto passeggiano per la città, si siedono a un ristorante e infine vengono multate. «Qual è il vostro obiettivo?» ha commentato un utente deprecando l’iniziativa.
«Danneggia l’islam moderato»
Sulla domanda iniziale (atto di sfida o diritto di parola?) il consigliere di Stato Norman Gobbi non ha nessun dubbio: «Agire così significa non riconoscere il principio fondamentale della democrazia diretta e mancare di rispetto ai cittadini svizzeri». Dov’è, quindi, il limite alla libertà di esprimere le proprie idee? «Ricordiamoci che questa è anche una questione di sicurezza: sotto il burqa può celarsi chicchessia. Io non voglio impedire a nessuno di esprimere la propria fede, ma questa è chiaramente una provocazione a cui non bisogna dare troppo peso: Nora Illi è solo in cerca di visibilità. Continueremo con la nostra linea di fermezza: provocazione sanzionata, ma non raccolta ». Il ministro non è nemmeno troppo preoccupato che la campagna possa attecchire: «Se guardo l’atteggiamento dei turisti arabi, è più intelligente di molti contrari, anche svizzeri, che invece cercano lo scontro. Come pensavamo, abbiamo più problemi con il nostro territorio che dall’estero, e questo conferma la bontà della scelta» (fra l’altro, il Dipartimento Istituzioni sottolinea di aver preso atto da fonti diplomatiche svizzere che negli Emirati Arabi Uniti il divieto sarebbe stato accolto generalmente in modo buono). Il problema in Ticino, secondo Gobbi, è l’effetto sull’opinione pubblica: «Persone come Nora Illi rappresentano idee non maggioritarie nell’Islam elvetico e danneggiano quindi i moderati, che evidentemente vengono mischiati nella discussione ».