In una nota diramata domenica pomeriggio, il Dipartimento delle Istituzioni, nel commentare l’esito della votazione sulla modifica della Legge sull’esecuzione delle pene, ha concluso in questo modo: “Quest’oggi la popolazione ticinese ha manifestato un chiaro segnale a favore della sicurezza votando contro l’abolizione del servizio militare obbligatorio e approvando il divieto di dissimulare il viso in luoghi pubblici. Il Dipartimento delle istituzioni, particolarmente sensibile alla tematica, intende dar seguito alla volontà popolare, impegnandosi ancor di più a tutela dell’ordine pubblico e promuovendo la sicurezza della cittadinanza. In questo senso insisterà in particolare sull’adeguamento degli effettivi della Polizia cantonale”.
Riuscirà il Dipartimento delle istituzioni a tenere fede alla richiesta di più sicurezza? Ci siamo rivolti al Direttore delle istituzioni, Consigliere di Stato Norman Gobbi.
Consigliere, riuscirà il Consiglio di Stato a far fronte alle richieste dei cittadini, che chiedono più sicurezza e non vogliono il servizio privato di guardie carcerarie?
“Ci stiamo già lavorando. All’inizio dell’anno abbiamo promosso due concorsi per il reclutamento di 15 nuovi agenti. Altrettanto stiamo facendo dal 2012 con la scuola di polizia”.
Non ci sono timori di non riuscirvi, visto le finanze cantonali in difficoltà?
“Nell’ambito del preventivo 2014 abbiamo già proceduto a tagli importanti nel nostro Dipartimento, con l’adeguamento delle uscite e delle entrate. In tutti i casi, cerchiamo di tutelare il settore del personale, soprattutto per quanto riguarda la polizia e le guardie carcerarie. Il servizio della sicurezza ai cittadini è fornito principalmente dagli esseri umani: difficilmente si può risparmiare in questo settore e in un momento così delicato come questo”.
La volontà popolare sarà rispettata?
“Sì. Per quanto riguarda la votazione sulle guardie carcerarie verrà a mancare questo strumento in caso di necessità (ossia il reclutamento di guardie carcerarie private, ndr). Se penso ai casi di fuga dalle carceri registrati nel Canton Vaud, ritengo che dovremmo porci il problema su come garantire la sicurezza. Se i nostri due penitenziari (Farera e Stampa) registrano un grado di occupazione massima, dovremo trovare degli appoggi esterni. E questi saranno reperiti nella polizia cantonale, anche se i suoi compiti prioritari sono altri”.
Come interpreta l’esito sulla votazione di servizio sulle guardie carcerarie?
“In Ticino, quando si parla di privatizzazione, è tutto molto difficile. In questo caso si trattava di andare a prendere personale temporaneo per rafforzare il corpo delle guardie durante i picchi di lavoro massimi. Il fronte referendario ha puntato molto sull’aspetto riguardante il temuto pericolo di privatizzazione della sicurezza e del servizio. Ma non si trattava di questo. Si trattava di impiegare personale avventizio, formato adeguatamente, da impiegare in compiti secondari all’interno delle strutture carcerarie. Il popolo ha deciso e ne trarremo le conseguenze. Formeremo più personale, cosa che abbiamo già iniziato a fare”.
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