Tutti convinti. Quanto si sta facendo per rendere possibile il reinserimento dei detenuti nella società, espiata la pena, è decisamente importante e degno di nota. «Vorrei ricordare che il progetto In-Oltre messo a punto con la Spai è stato un modello innovativo di formazione per la popolazione carceraria» ha osservato ieri Norman Gobbi, direttore del Dipartimento delle istituzioni, nel commentare il rapporto annuale della Commissione di sorveglianza dibattuto ieri in aula. Certo, ha aggiunto il consigliere di Stato, il sovraffollamento resta un problema serio «ma è una realtà ancora decorosa rispetto ad altre carceri situate ad esempio in Romandia». Formazione scolastica dunque, indispensabile anche per il reinserimento professionale e alto livello di sicurezza, come impone la struttura. Luigi Canepa, relatore commissionale, ha elogiato l’attività svolta che comporta impegno e consapevolezza e ha lanciato un’idea – sviluppata in Gran Bretagna – per trovare un rimedio ai detenuti stranieri, sempre numerosi anche nelle carceri ticinesi. «Cinque anni fa – ha risposto Gobbi – chi vi parla aveva proposto alle autorità federali di finanziare una struttura in Romania, ma la cosa non ebbe seguito. Non volevamo certo riproporre quanto fu l’Australia per l’impero britannico, ma piuttosto agevolare il reinserimento dei detenuti nel loro paese di origine». Non ultimo, bisognerà trovare una soluzione alla popolazione carceraria femminile oggi in aumento soprattutto per reati legati al traffico di stupefacenti, come richiesto da Maruska Ortelli (Lega). Per non dire del futuro carcerario nella pianura della Stampa, dove gli spazi sono ormai al limite. Sempre ieri il parlamento ha dato via libera anche a una prima fase della riorganizzazione del settore della protezione del minore e dell’adulto, posticipando il termine di decadenza organizzativa delle Autorità regionali di protezione (Arp). Un capitolo tanto delicato quanto importante che dovrà trovare un futuro nel settore giudiziario o amministrativo, per quanto quest’ultimo si direbbe favorito. Si può considerare ormai definita, invece, la cantonalizzazione del servizio.