Comunicato stampa del Consiglio di Stato | Il Consiglio di Stato ha scritto oggi alla Commissione istituzioni politiche del Consiglio degli Stati, invitandola a sostenere le iniziative del Gran Consiglio ticinese a favore della presentazione dell’estratto del casellario giudiziale per i cittadini di Stati dell’Unione europea che intendono soggiornare o lavorare in Svizzera. Il Governo ha inoltre colto l’occasione per aggiornare i dati che riguardano la misura straordinaria introdotta dal Dipartimento delle istituzioni nell’aprile 2015; negli ultimi sei mesi sono state emesse ancora 20 decisioni negative per un totale di 53, a tutela della sicurezza del nostro territorio.
Durante le sedute previste il 7 e l’8 novembre, la Commissione istituzioni politiche del Consiglio degli Stati discuterà le due iniziative popolari depositate nel 2015 dal Gran Consiglio ticinese. All’Assemblea federale viene domandato di introdurre la richiesta sistematica della fedina penale per i cittadini stranieri provenienti dall’Unione europea che intendono soggiornare o lavorare in Svizzera.
Con una lettera inviata oggi alla Commissione, il Consiglio di Stato esprime il proprio sostegno alle due iniziative, evidenziando i risultati positivi ottenuti in Ticino dopo l’introduzione della misura straordinaria che prevede la richiesta del casellario giudiziale per il rilascio e il rinnovo dei permessi B (di dimora) e G (per lavoratori frontalieri).
A un anno e mezzo dall’adozione del provvedimento, su un totale di 30.689 domande esaminate dalla Sezione della popolazione, in 30.426 casi (99,14%) la procedura si è conclusa con il rilascio o il rinnovo del permesso, a dimostrazione dell’equità della misura. In 263 occasioni (0.86%) sono invece emersi elementi rilevanti di natura penale, che hanno portato a un approfondimento del dossier: per 53 di queste richieste sono in seguito giunte decisioni negative. A questo proposito va ricordato che i dati di fine marzo 2016, presentati dal Governo in una conferenza stampa, contemplavano 33 decisioni negative.
Il Consiglio di Stato ha rammentato ai Commissari l’effetto dissuasivo potenziale determinato dalla misura nei confronti di chi intende celare i propri precedenti penali.