Da laRegione | Il governo chiede a Berna di ‘sostenere’ le iniziative cantonali. Gobbi: in caso di no? Continuiamo – La parola alla commissione degli Stati. Agustoni: speriamo che ora decida, alla luce anche dei nuovi dati.
Il governo invita la commissione degli Stati a sostenere le iniziative ticinesi per dare anche agli altri Cantoni la possibilità di chiedere la fedina penale. Gobbi: noi andiamo avanti comunque.
«Non ci facciamo grandi illusioni». E in ogni caso si andrà avanti su questa strada. Ma per il Consiglio di Stato e il direttore del Dipartimento istituzioni Norman Gobbi valeva e vale la pena ribadirlo: numeri alla mano, l’obbligo di presentare il casellario giudiziale per i cittadini italiani che richiedono il rilascio o il rinnovo di un permesso B (dimora) o G (frontalieri) ha dato “risultati positivi”. Perciò il governo cantonale ha scritto a Berna, ovvero alla Commissione istituzioni politiche del Consiglio degli Stati che in questi giorni dovrebbe entrare nel merito del dossier, invitandola a “sostenere le iniziative del Gran Consiglio ticinese” con le quali si propone per l’appunto “di introdurre la richiesta sistematica della fedina penale per i cittadini stranieri” – distaccati compresi – “provenienti dall’Unione europea che intendono soggiornare o lavorare in Svizzera”. «Non ci facciamo grandi illusioni, poiché – spiega Gobbi alla ‘Regione’ – siamo consci del fatto che la nostra realtà e le nostre esigenze non sono paragonabili a quelle di altre regioni svizzere. È tuttavia importante marcare il territorio, ricordando anche che il Gran Consiglio ha votato a larghissima maggioranza (era il settembre 2015, ndr) a favore della misura. Una misura che, a nostro parere, ha dato dei risultati». Risultati resi noti ieri. Da circa un anno e mezzo vige l’obbligo di produrre il casellario: ebbene, la Sezione della popolazione ha esaminato 30’689 richieste di permessi Be G e per 263 casi (0,86 per cento) sono emersi “elementi rilevanti di natura penale” che hanno comportato approfondimenti. Al termine dei quali si è deciso di non concedere il permesso a 53 persone (0,17 per cento). Non proprio numeri da far girare la testa. «Ma è importante considerare – ribatte il capo del Di – la qualità oltre che la quantità. Perché grazie a questa misura straordinaria si è evitato che venissero a lavorare o a risiedere sul nostro territorio rapinatori, estorsori, sequestratori e via dicendo. Persone poco raccomandabili che si è riusciti a tenere lontane».
‘Misura da istituzionalizzare’
Insomma, il Ticino promuove (di nuovo) a pieni voti il casellario. E se Berna con la sua Commissione dovesse bocciare le iniziative ticinesi? «Si continua», assicura Gobbi. Tuttavia il provvedimento rimane di natura straordinaria e il governo dovrà sbrogliare la matassa, trovando un’alternativa peraltro compatibile con la libera circolazione delle persone. «Il nostro obiettivo – conferma Gobbi – è di istituzionalizzare questa misura che, ribadisco, ha dato risultati positivi. Il nostro territorio è più esposto rispetto ad altri all’arrivo di persone poco raccomandabili, vista la prossimità con l’Italia e i suoi problemi di ordine pubblico spesso legati alla presenza di criminalità organizzata». La commissione degli Stati aveva sentito agli inizi di maggio i granconsiglieri Amanda Rückert (Lega) e Maurizio Agustoni (Ppd). Terminate audizione e discussione, i commissari avevano deciso di congelare la trattazione delle iniziative cantonali. “Mancano ancora degli elementi per potersi pronunciare”, aveva spiegato Fabio Abate, membro Plr della Commissione istituzioni politiche. «Spero che ora i commissari si pronuncino, alla luce sia dei nuovi dati forniti dal Consiglio di Stato, che confermano la necessità della misura, sia di recenti votazioni popolari, come ‘Prima i nostri’, da cui scaturisce una sensibilità particolare del Ticino nei confronti della frontiera, anche per l’aspetto sicurezza», rileva Agustoni, autore in Gran Consiglio del rapporto su una delle iniziative cantonali. «La richiesta dell’estratto del casellario giudiziale – aggiunge – è del resto il minimo sindacale: se si volesse essere veramente incisivi, disponendo di un ulteriore elemento di valutazione, bisognerebbe tornare a chiedere pure il certificato dei carichi pendenti, che informa dell’esistenza di eventuali procedimenti penali in corso». Quanto alla compatibilità con il diritto internazionale della misura concernente il casellario giudiziale, l’accordo sulla libera circolazione «andrà comunque ridiscusso dopo il voto del 9 febbraio 2014».