Sovraffollamento, la direttrice della Divisione giustizia: ‘Situazione mai vista nel nostro cantone’. Così al Giudiziario e al Penale. Prime misure
Nel 2024 ha tagliato il traguardo dei dieci anni alla direzione delle carceri ticinesi, ma «è la prima volta che mi trovo confrontato con un simile sovraffollamento», dice Stefano Laffranchini. È una situazione «eccezionale, mai vissuta nel nostro cantone», rileva a sua volta, sempre dal Dipartimento istituzioni, la responsabile della Divisione giustizia Frida Andreotti. Le prigioni sono strapiene. Lo sono da alcune settimane. In particolare quelle principali ubicate sul Piano della Stampa a Lugano. Ovvero il Carcere giudiziario, riservato agli imputati in attesa di giudizio per i quali la magistratura ha disposto la detenzione preventiva, e l’attiguo Carcere penale, destinato alle persone con condanna da espiare dietro le sbarre.
Posti e presenze
I numeri sono «da record», evidenzia Andreotti. «Attualmente – riprende Laffranchini – ci sono in totale 97 detenuti in carcerazione preventiva. Il ‘Giudiziario’ ha una capienza di 88 posti. Negli scorsi giorni abbiamo raggiunto il picco, per ora assoluto, di 100 prevenuti. Dodici di loro sono stati quindi spostati al Carcere penale, il che ha comportato la sua piena occupazione e l’utilizzo degli spazi precedentemente liberati per i lavori volti a ripristinare, al ‘Penale’, il comparto femminile». Se consideriamo anche lo ‘Stampino’, ossia il carcere aperto, qui ieri il tasso di occupazione era del «62 per cento». Attenzione però, perché nella struttura aperta, ricorda Andreotti, «vengono collocate persone in fine pena o che devono scontare brevi pene detentive oppure che sono in semiprigionia e hanno un’attività professionale all’esterno: escono per lavorare e rientrano la sera». Lo ‘Stampino’, continua la direttrice della Divisione giustizia, «non accoglie invece detenuti che presentano un elevato rischio di fuga, non avendo legami sul territorio: si tratta perlopiù di cittadini stranieri non residenti». Pertanto il dato concernente il carcere aperto «non sposta il problema, che è la sovraoccupazione delle due maggiori strutture, cioè il Carcere giudiziario e quello penale. Ed è un grosso problema». In passato «abbiamo avuto momenti di sovraffollamento, specie al ‘Giudiziario’, dovuti a inchieste, ad esempio per infrazione alla legge sugli stupefacenti o per reati finanziari, con più imputati tratti in arresto e per i quali era stata ordinata, e confermata dal giudice dei provvedimenti coercitivi, la restrizione della libertà. Stavolta però, ripeto, abbiamo numeri record».
Provvedimenti per contenere la pressione
Per cercare di contenere la pressione sul ‘Giudiziario’, «si è dovuto appunto ricorrere al collocamento in spazi separati nel Carcere penale di persone in detenzione preventiva», annota la responsabile della Divisione giustizia. In reparti, tiene a precisare, «dove la separazione fisica di queste persone da quelle in esecuzione o in esecuzione anticipata della pena è garantita. Ciò per rispettare i presupposti della carcerazione preventiva, soprattutto quello di evitare il rischio di collusione». Nel ‘Penale’ «è stata inoltre riattivata la decina di celle destinate alla futura Sezione femminile». Non solo: «L’utilizzo temporaneo delle celle di polizia nei termini di legge rimane imprescindibile». Altri provvedimenti? «Abbiamo pure riattivato delle misure d’intesa con le autorità giudiziarie e amministrative. Tra cui, se adempiuti i requisiti, un uso maggiore del braccialetto elettronico per consentire gli arresti domiciliari». E i ventilati container? «Gli ipotizzati quattro moduli abitativi, per altrettanti posti, più uno per le docce e un altro per gli incontri in sostituzione della cosiddetta casetta dell’amore ‘La Silva’, saranno oggetto – indica Andreotti – di una richiesta di credito tramite messaggio governativo, che verrà allestito entro fine anno. A ogni modo i moduli abitativi non costituiscono una soluzione a medio, lungo termine. Tant’è che parliamo di soli quattro posti».
‘Diritti e dignità garantiti’
Ma a preoccupare il Dipartimento istituzioni, da cui dipendono le Strutture carcerarie, sono anche, segnala la direttrice della Divisione, «le caratteristiche caratteriali e le problematiche di natura somatica e/o psichica di alcune persone detenute, cosa che rende la loro gestione, sia dal profilo della sicurezza sia da quello medico, particolarmente gravosa».
In questo difficile contesto, puntualizza Andreotti, «i diritti dei detenuti e la loro dignità sono garantiti, come abbiamo comunicato sia all’Ordine degli avvocati, in occasione di una recente riunione, sia alla commissione del Gran Consiglio preposta alla sorveglianza delle condizioni detentive».
Altrove le cose non vanno meglio
Il Ticino non è solo. «Sulla base dei dati del Centro svizzero di competenze in materia di sanzioni penali, aggiornati al 31 marzo di quest’anno, si registra un andamento simile anche nei cantoni che, come il nostro, fanno parte del Concordato latino. Con Ginevra e Vaud che presentano una situazione ormai strutturale di sovraffollamento – osserva Andreotti –. Un contesto del genere rende di fatto inattuabili eventuali trasferimenti di detenuti verso i Cantoni romandi. Quelli della Svizzera tedesca sono attualmente in una situazione meno problematica in termini di occupazione: stiamo valutando la possibilità di trasferimenti di detenuti in esecuzione di pena in questi cantoni. Ripeto: gli approfondimenti sono in corso».
Agenti di custodia: ‘180 candidature’
Una buona notizia c’è per i vertici delle Strutture carcerarie ticinesi. Ed è l’esito del concorso, chiusosi a fine marzo, per il reclutamento di agenti di custodia. «Con grandissima nostra soddisfazione – fa sapere il direttore Laffranchini – sono entrate ben 180 candidature. Di regola assumiamo più o meno il dieci per cento di aspiranti agenti. La scuola si terrà nel 2026».
Articolo pubblicato nell’edizione di venerdì 18 aprile 2025 de La Regione
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Carceri ticinesi al collasso, numeri record e misure d’emergenza
Il Carcere giudiziario ha superato la soglia massima di detenuti. Attivate misure straordinarie, ma la pressione resta altissima anche nel penale. Si valutano trasferimenti oltre Gottardo.
Le carceri ticinesi stanno affrontando un sovraffollamento senza precedenti. A lanciare l’allarme sono Stefano Laffranchini, direttore delle Strutture carcerarie, e Frida Andreotti, a capo della Divisione giustizia del Dipartimento istituzioni, intervistati dalla Regione. In particolare, il Carcere giudiziario di Lugano ha superato la sua capienza di 88 posti, toccando un picco di 100 detenuti in carcerazione preventiva. Dodici di questi sono stati trasferiti al Carcere penale, anch’esso ora pieno.
Strutture sotto pressione
La pressione sulle strutture ha quindi inevitabilmente costretto le autorità a prendere misure straordinarie, come l’utilizzo temporaneo delle celle della polizia, la riattivazione di spazi nel penale (tra cui l’area femminile), l’impiego più frequente del braccialetto elettronico per gli arresti domiciliari e una possibile richiesta di credito per installare moduli abitativi temporanei. La situazione è inoltre aggravata dalla complessità gestionale di alcuni detenuti con problemi psichici o sanitari. Nonostante tutto, il DI assicura il rispetto dei diritti e della dignità delle persone detenute.
Ma il fenomeno non è isolato. Anche altri Cantoni romandi come Ginevra e Vaud affrontano un sovraffollamento cronico, rendendo difficili eventuali trasferimenti. Si valutano pertanto opzioni verso la Svizzera tedesca, dove la pressione è minore. Una nota positiva arriva però dal concorso per nuovi agenti di custodia: 180 candidature ricevute, con assunzioni previste nel 2026.
Occupazione delle carceri, in Ticino è record
In assenza di posti alla Farera, 12 detenuti sono stati trasferiti alla Stampa
Un nuovo record è stato raggiunto nelle strutture penitenziarie cantonali ticinesi: in detenzione preventiva ci sono 102 persone, ma la Farera ne può ospitare 88. Questo ha reso necessaria l’attuazione di misure d’urgenza e 12 detenuti sono stati trasferiti nel carcere chiuso della Stampa.
Le persone in carcere preventivo non possono entrare in contatto con gli altri detenuti, “quindi siamo costretti a misure organizzative che permettano di mantenere questi prevenuti in una sorta di bolla”, spiega ai microfoni della RSI Stefano Laffranchini, direttore delle strutture carcerarie ticinesi. Inoltre, per accogliere queste persone è stato necessario “occupare gli spazi che avevamo provvisoriamente liberato per consentire i lavori di ristrutturazione della sezione adibita al futuro carcere femminile”.
Il sovraffollamento è un tema che preoccupa anche il direttore del Dipartimento delle istituzioni Norman Gobbi, il quale sottolinea alla RSI che è un problema che tocca tutta la Svizzera, confrontata con un “aumento degli arresti, soprattutto legati al traffico di stupefacenti” nei primi mesi del 2025.
Come soluzione temporanea sul medio termine, il Consiglio di Stato chiederà al Parlamento un credito per la posa di quattro prefabbricati. Sul lungo termine però, una strada potrebbe essere quella di “aumentare nelle strutture attuali la capacità dei posti”, indica Gobbi. “Soluzioni già adottate anche nei cantoni romandi, che però deve essere accompagnata anche da un sostegno al personale. Detto questo, credo che sia una situazione che sarà affrontata anche a livello nazionale, perché, come detto, non è un trend solo in Canton Ticino”.