Dal Giornale del Popolo | Il direttore del DI Norman Gobbi presenterà a breve un messaggio
Nei prossimi anni la Stampa dovrà essere ampliata e ristrutturata. Importanti anche le misure riabilitative.
«Un posto in più non ce l’avevamo. Se quel giorno fosse arrivato un altro detenuto avremmo dovuto mettere un materasso in terra». Così Stefano Laffranchini (direttore delle strutture carcerarie) ieri mattina a Bellinzona in occasione della presentazione del bilancio del Settore esecuzioni pene e misure. Il picco è stato toccato il 14 marzo di quest’anno con 261 detenuti, quando le strutture erano state pianificate per 240 posti. In totale sono stati 80.633 le giornate di incarcerazione.
Cifre confermate dal direttore del DI Norman Gobbi. «Negli ultimi anni abbiamo constatato un aumento costante dei carcerati e questo a causa dell’allungamento delle pene. Un incremento che ha portato a un incremento dei compiti sia per le strutture carcerarie sia per l’Ufficio di assistenza riabilitativa (UAR). Oggi si fa di più con uguali risorse», ha aggiunto.
Tutto ciò ha comportato un nuovo progetto sul medio-lungo termine. Di recente, infatti, il CdS ha approvato il masterplan delle carceri per i prossimi 30 anni che prevede la ristrutturazione della Stampa con 30 posti in più. Sono inoltre in corso valutazioni per l’impiego a favore delle SCC della struttura di Torricella.
Come ha precisato lo stesso Gobbi sono due le misure concrete a cui si sta pensando per risolvere i diversi problemi delle carceri: da un lato una pianificazione logistica e d’altro lato un adeguamento graduale degli effettivi (una decina di unità in più).
Stefano Laffranchini (direttore delle carceri) si è soffermato su alcuni aspetti legati alla gestione della struttura. In particolare sulle condizioni di lavoro degli agenti, le quali sono migliorate, così come sono diminuiti i giorni di malattia e
i rilevamenti di stupefacenti e alcol nelle celle. Tuttavia il sovrappopolamento delle strutture carcerarie porta a una serie di problemi come un aumento delle attività legate alla sicurezza, un incremento dei pasti, visite mediche e trasporti verso studi medici, Ministero Pubblico e ospedali. I rischi sono la stanchezza e la distrazione in un contesto nel quale la disattenzione può comportare conseguenze anche gravi.
Un altro importante capitolo legato alle pene è quello della riabilitazione. La responsabile dell’Ufficio Luisella Demartini-Foglia ha messo in evidenza quanto fatto lo scorso anno. Sono state 940 le persone prese a carico di cui 787 erano in detenzione (733 uomini e 54 donne). Il tutto con un personale di una decina di unità. In sostanza si viaggia a 120-130 casi per operatore sociale quando la media degli altri Cantoni è di 50 casi a operatore.
Come ha spiegato la capoufficio, l’UAR ha il compito di prevenire e controllare il rischio di recidiva attraverso un’azione educativa e la reintegrazione sociale. Da segnalare, in questo senso, che nel 2016 è stato provato il nuovo braccialetto elettronico con una ventina di persone, le quali quindi hanno sgravato le carceri di 1.552 giornate di detenzione. Così come i lavori di pubblica utilità pari a 16.171 ore equivalgono a 4mila giorni di carcere non effettuato.
Sempre lo stesso ufficio, in collaborazione con la Polizia cantonale, è responsabile della gestione di chi commette violenza domestica. Lo scorso anno sono state 257 le notti passate da persone violente nelle camere messe a disposizione dallo stesso ufficio.
I cantieri legislativi aperti sono stati quindi illustrati dalla direttrice della Divisone della giustizia Frida Andreotti. Dall’inizio di quest’anno – ha detto – sono finiti i lavori per il messaggio relativo al nuovo dispositivo informatico con lo scopo di armonizzare tutta la giustizia penale. A breve il documento sarà presentato al Governo. Inoltre, dal prossimo anno, sarà introdotto un nuovo diritto sanzionatorio con il ripristino della detenzione di breve durata (meno di 6 mesi).
La stessa signora Andreotti ha ribadito gli obiettivi del settore carcerario: poter creare un ambiente disteso valorizzando la figura dell’agente di custodia, rafforzare la sicurezza e incrementare i ricavi dai laboratori arrivando a 1 milione di franchi. Oltre a rivedere il servizio medico. Mentre per la riabilitazione si metteranno in atto misure organizzative interne, si prevede un adeguamento del personale (2-3 unità) e l’adesione al sistema di valutazione del rischio per impedire la recidiva.
In sostanza, ha chiosato Gobbi, il sistema carcerario ticinese credo funzioni abbastanza bene e finora ha dato buona prova di sé. Ma per il futuro bisognerà migliorare l’aspetto logistico e quello legato al personale.
(Articolo di Nicola Mazzi)