Articolo pubblicato nell’edizione di sabato 13 ottobre 2018 de La Regione
Tutto da rifare? Assolutamente no. «Prendiamo atto di quanto deciso dal Tribunale federale – risponde Norman Gobbi, direttore del Dipartimento delle istituzioni – e interverremo con un messaggio puntuale per apporre alla Legge i correttivi richiesti dalla sentenza». Correttivi, appunto. Niente di più. Perché «l’impianto non è stato minimamente messo in discussione».
Quindi la Legge contro la dissimulazione del volto c’è, «e resta assolutamente in vigore – continua Gobbi –. Si tratta di intervenire con delle modifiche alle eccezioni».
Questo perché «sostanzialmente il Tribunale federale sostiene che ci debbano essere maggiori tutele, ad esempio, per chi sfila a una manifestazione sindacale, o chi, magari per la sua attività lavorativa, deve vestirsi con un costume integrale per pubblicizzare un marchio pubblicitario. A questo – rileva il direttore delle Istituzioni – si riduce la sentenza». Sì, ma resta in piedi la questione della gestione dell’ordine pubblico. Ed è lo stesso Gobbi a confermare come «saremo sicuramente attenti a questo aspetto». Fa sentire la sua voce, con un comunicato, anche l’iniziativista Giorgio Ghiringhelli, il quale rivendica come ‘‘il comitato dell’iniziativa non ha nulla da rimproverarsi, e penso di interpretare il pensiero di tutti gli altri membri del comitato dicendo che siamo favorevoli a questo ampliamento delle eccezioni’’. Ma lo sguardo è già volto all’iniziativa federale sullo stesso tema in votazione tra circa un anno: ‘‘Fra le eccezioni che prevede, non ci sono quelle rilevate dal Tf. Penso che dovrebbero entrare nella Legge d’applicazione federale’’.