Dal Mattino della domenica | Il Dipartimento di Norman Gobbi attivo nella lotta contro il tifo violento
È appena finita la stagione di hockey, e da tifoso dell’Ambrì-Piotta posso dire che anche quest’anno ho potuto tirare un respiro di sollievo dopo la partita di giovedì scorso, che ha permesso alla squadra leventinese di conquistare la salvezza in Lega Nazionale A. Un risultato che si rivela fondamentale non solo a livello sportivo bensì anche per l’economia di tutta la regione. Il Ticino “hockeystico” potrà dunque vivere anche la prossima stagione i derby che appassionano l’intero Cantone e non solo. L’attività nelle piste di ghiaccio si congeda quindi per qualche mese, ma gli stadi di calcio si fanno sempre più affollati proprio in queste settimane nel culmine della stagione agonistica, complice il clima che si fa via via più mite.
Ma non è di sport che vi voglio parlare in questo mio contributo, bensì di quello che nello sport non dovrebbe esserci: la violenza sugli spalti e fuori da stadi di calcio e piste di ghiaccio. L’hooliganismo è purtroppo una realtà che resiste negli anni, e per la quale vengono applicate diverse misure di sicurezza. Come riporta la statistica annuale della Polizia cantonale, nel 2016 gli impieghi di Mantenimento ordine durante le partite sono stati 66, di cui 21 per il calcio e 45 per l’hockey, e hanno visto impegnati 2’801 agenti. Costo totale: circa 2.5 milioni di franchi. Quello della tifoseria violenta è un problema rilevante, e non solo per le casse cantonali, ma soprattutto per chi vorrebbe andare alla pista o allo stadio per passare una bella serata in compagnia, magari con la famiglia, all’insegna dello sport e del sano divertimento, senza trovarsi in mezzo a delle situazioni come minimo spiacevoli, se non di vero e proprio pericolo.
Come tenere lontani da questi luoghi quindi, chi ci va solo per cercare di rovinare il divertimento altrui, soprattutto se già conosciuto dalla Polizia? Con il mio Dipartimento stiamo attualmente lavorando per proporre una normativa cantonale per concretizzare l’utilizzo di braccialetti elettronici in ambiti come quello dell’hooliganismo.Questi dispositivi non sono nuovi alle nostre latitudini: in Ticino si utilizzano in realtà già da 18 anni negli arresti domiciliari, in quanto il nostro Cantone è inserito nel progetto pilota della Confederazione, assieme a Berna, Basilea Città, Basilea Campagna, Vaud, Ginevra e Soletta, per testate l’efficacia di questa modalità di esecuzione della pena. Dato il successo riscontrato, dal 1. gennaio 2018 diventerà una realtà a livello nazionale, ed entrerà a far parte del Codice penale svizzero.
La novità è che quest’anno in Ticino è entrata in funzione una nuova generazione di braccialetti, che permette la geolocalizzazione. Non si tratta più quindi di una tecnologia che rileva la distanza da un “modem” installato in casa, ma si tratta della tecnologia dell’azienda elvetica Geo-Satis, che permette di seguire gli spostamenti di chi indossa il dispositivo con un sistema simile alle nostre applicazioni per smartphone. Una novità che rende il suo utilizzo efficace non solo nell’ottica di assicurarsi che qualcuno non esca dalla propria abitazione, ma alfine di accertarsi che qualcuno non frequenti determinate aree, come quelle nei dintorni di stadi e piste di ghiaccio. Il braccialetto elettronico può diventare quindi un ottimo strumento per assicurare che chi ha già creato più volte problemi non si presenti a crearne ancora in occasione di altre partite: una modalità che permette di avere un miglior controllo e una garanzia più elevata che persone violente non mettano piede all’interno dell’area critica. Uno strumento importante dunque per accrescere la sicurezza dei nostri stadi e nelle nostre piste di ghiaccio, luoghi che devono rimanere di sano divertimento, innanzitutto per le famiglie e per i bambini.
Come alternativa alla detenzione, l’utilizzo di questo dispositivo in fase sperimentale nel nostro Cantone ha già dato i suoi frutti dal lato economico. In una situazione di sovraffollamento e di forte pressione delle nostre Strutture carcerarie, il braccialetto elettronico, al quale nel 2016 sono state sottoposte 20 persone, ha sgravato i carceri di 1’552 giornate di detenzione. Il calcolo è facile se pensiamo che il costo medio di una giornata di detenzione in carcere chiuso è di 300 franchi, con 8 franchi a carico del condannato, mentre il prezzo di un singolo braccialetto attualmente è di 18 franchi al giorno, con 10 franchi a carico del condannato. Una differenza importante che ha un impatto positivo sulle nostre finanze pubbliche.
Il Ticino è ancora una volta pioniere nell’ambito della sicurezza e laboratorio per la sperimentazione d’innovazione: una sperimentazione dalla quale tutta la Svizzera potrà trarre vantaggio, all’insegna di nuove modalità di detenzione alternativa, valide ed economiche, ma anche nella sperimentazione di nuove misure per la lotta all’hooliganismo, sfruttando le nuove tecnologie a favore della sicurezza di tutti i tifosi negli stadi di calcio e alle piste di ghiaccio, e di tutti i ticinesi amanti del vero sport!
Norman Gobbi
Consigliere di Stato e
Direttore del Dipartimento delle istituzioni