“Nel corso della pandemia dimostrato un buon grado di civiltà”
Si chiude un anno ed è tempo di bilanci. All’interno delle attività del Dipartimento delle istituzioni diretto dal Consigliere di Stato Norman Gobbi vi è un’organizzazione della quale si parla poco sui media, ma che rimane centrale per la sicurezza del nostro “sistema-paese”. Stiamo parlando delle Strutture carcerarie cantonali, ossia quell’insieme di attività legate alla detenzione, ma anche al recupero delle persone condannate per reati più o meno gravi. “Un tempo si diceva che se si parla poco di carceri voleva dire che le stesse erano ben gestite. È ancora vero oggi, pur con qualche distinguo”, afferma il Consigliere di Stato Norman Gobbi. “Ad esempio negli ultimi due anni anche il penitenziario e tutto ciò che vi ruota attorno è stato confrontato non solo con l’attività “normale”, ma pure con i problemi che la pandemia può porre all’interno di una comunità come quella carceraria. E qui mi piace subito dar merito al direttore Stefano Laffranchini e a tutti i suoi collaboratori per essere riusciti a gestire una situazione molto difficile in modo a mio giudizio ottimale. Sui problemi che il COVID-19 poteva porre al Penitenziario i giornali, le radio e le televisioni hanno dato conto con alcuni servizi giornalistici. Il virus ha così acceso i riflettori su una realtà che spesso, come detto, viene poco pubblicizzata. Da tutti questi servizi è emerso che la gestione della pandemia nelle strutture carcerarie è stato fatto con oculatezza e attenzione nei confronti dei detenuti stessi, a protezione della loro salute. Voltaire diceva che “la civiltà di un Paese si misura osservando le condizioni delle sue carceri”: in questo senso si può dire che dimostriamo un buon grado di civiltà”.
Come nel resto della Svizzera, anche nelle strutture ticinesi il numero dei detenuti è diminuito nel 2021. “È una delle (poche) conseguenze positive che la pandemia – per ora – ci lascia in eredità. Questo fatto ha così dato un po’ di respiro, dopo anni in cui le capacità della Farera (il carcere giudiziario), della Stampa (il carcere penale) e dello Stampino (la sezione aperta del carcere penale) sono stati messi a dura prova. Inoltre ci ha permesso, attraverso la Divisione della Giustizia, di ripensare una nuova soluzione per le detenute, che oggi conoscono condizioni non al passo con l’evoluzione dei tempi.
L’attività investigativa di Polizia e magistratura – prosegue Gobbi – negli ultimi mesi ha comunque portato in carcere un numero elevato di nuovi detenuti. A conferma che la criminalità in una regione di frontiera qual è il Ticino si è presa una pausa solo durante i mesi del lockdown, quando le frontiere erano chiuse, o comunque maggiormente sorvegliate. Ma a conferma pure che non è mai diminuita un’efficace azione di contrasto delle forze dell’ordine”, sottolinea il Direttore del Dipartimento delle istituzioni Norman Gobbi.
“Ci avviciniamo al Natale e alle feste di fine Anno. Vorrei quindi ringraziare tutte e tutti gli agenti di custodia che saranno impegnati anche in questi giorni, come lo sono 365 giorni all’anno, nella loro attività di sorveglianza in momenti emotivamente forti anche per i detenuti. Un ruolo delicato, che troppo spesso viene poco riconosciuto. Non da parte mia, consapevole dell’impegno che giornalmente occorre profondere affinché le nostre Strutture carcerarie cantonali assolvano al meglio i loro compiti”, conclude il Consigliere di Stato Norman Gobbi.