Berset e il Dss: ‘Fate subito il test’ – Preoccupa il calo di tamponi fatti in Ticino

Berset e il Dss: ‘Fate subito il test’ – Preoccupa il calo di tamponi fatti in Ticino

Servizio all’interno dell’edizione di giovedì 19 novembre 2020 de Il Quotidiano

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Articolo pubblicato nell’edizione di venerdì 20 novembre 2020 de La Regione

«Sono impressionato per l’organizzazione della sanità qui in Ticino». È questa la valutazione, positiva, del consigliere federale Alain Berset dopo aver visitato alcune strutture e aver incontrato il Consiglio di Stato in corpore a Lugano. Il responsabile del Dipartimento dell’interno, davanti alla stampa, sul tema coronavirus rileva di «aver sentito fino a che punto la coesione governativa sia importante per rispondere a sfide come questa, abbiamo constatato gli sforzi fatti dal Ticino per aumentare le capacità in campo sanitario, per offrire cure di qualità per tutti, e un’organizzazione che mi ha colpito positivamente. In conseguenza della situazione difficile vissuta in primavera avete imparato parecchio, oggi siete messi molto bene. Ho avuto l’impressione di una grande solidità ed efficacia». Un Ticino «pionieristico» sottolinea Berset, perché «ha avuto un ruolo chiave, essendo stati voi i primi toccati in modo massiccio abbiamo imparato tantissimo». Parole che, ci spiega a margine della conferenza stampa il direttore del Dipartimento sanità e socialità Raffaele De Rosa, «devono essere l’ulteriore incoraggiamento per fare sempre di più e sempre meglio. Le giro a tutte le persone al fronte nelle strutture sanitarie, negli ospedali, tutte le infermiere, gli infermieri, i medici e coloro che, anche all’interno del Cantone e del Dipartimento, hanno lavorato molto alacremente traendo tutti gli spunti e gli insegnamenti della prima fase per dare il meglio ai malati e alla nostra comunità». Lancia un appello Berset, quello di fare i test: «È importante, non esitate a testarvi appena riscontrate dei sintomi. Non ci sono abbastanza persone che lo fanno, e invece è prioritario: per proteggere sé stessi, ma anche amici, colleghi, familiari». Messaggio importante anche per il direttore della Divisione della salute pubblica Paolo Bianchi: «Come Cantone ci uniamo con forza all’appello di Berset. C’è l’impressione che meno persone vanno a farsi testare in Ticino. C’erano le colonne, adesso forse complici le conseguenze negative tipo la messa in quarantena o difficoltà sul posto di lavoro, c’è meno tendenza a farsi testare subito, ma con uno stato di salute più grave». Un calo quantificabile? E da quando si riscontra? «È una decina di giorni che lo notiamo, eravamo sui 1’300/1’500 test al giorno, oggi siamo sotto ai mille». Tornando a Berset, riguardo ai vaccini chiarisce che per i prossimi mesi non saranno disponibili per tutti, e che bisogna quindi resistere l’intero inverno. I protocolli per l’omologazione «sono gli stessi per tutte le autorizzazioni di nuovi farmaci in Svizzera, nessun compromesso su qualità, sicurezza o efficacia, i vaccini prenotati saranno omologati solo se sicuri, efficaci e di buona qualità. Abbiamo la prospettiva di aver accesso a vaccini efficaci nel 2021». Il presidente del Consiglio di Stato Norman Gobbi dal canto suo, infine, afferma che «il gioco di squadra tra Cantoni e Confederazione è stato e sarà importante» ed esprime soddisfazione perché «l’Autorità federale più volte ci ha dimostrato vicinanza, come con le finestre di crisi nella prima fase. Quando sono presenti dialogo e spirito di squadra tutto va per il meglio».

Eoc, da oggi tampone per tutti
Dopo i casi di coronavirus all’Ospedale San Giovanni di Bellinzona e al Beata Vergine di Mendrisio, l’Ente ospedaliero cantonale corre ai ripari inasprendo le misure per circoscrivere i rischi di contagio. In particolare, “è stato deciso di attuare uno screening (tampone) sistematico per tutti i pazienti degenti all’Eoc prima della loro ammissione nelle strutture ospedaliere, compresi i pazienti ricoverati in urgenza. Inoltre, l’Eoc vuole favorire, dal punto di vista logistico, un maggiore distanziamento fra i pazienti”. Per quanto riguarda i pazienti elettivi, il tampone verrà effettuato 24 ore prima dell’ammissione in modo da ottenere il risultato del test prima dell’entrata in ospedale.

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Articolo pubblicato nell’edizione di venerdì 20 novembre 2020 del Corriere del Ticino

Come a marzo, eppur diversi
Seconda visita di Alain Berset al Governo cantonale da quando è iniziata la pandemia: «Ho ritrovato la stessa coesione di allora» Dopo un passaggio alla Clinica Luganese Moncucco e all’Ospedale Italiano si è detto «impressionato dall’organizzazione delle strutture sanitarie»
«Cosa facciamo, teniamo la mascherina o la togliamo?». La domanda, posta ieri da Marco Borradori a Norman Gobbi, caratterizza da settimane, da mesi anzi, le fasi d’abbrivio delle conferenze stampa. Appunto, anche quella di ieri. Una conferenza stampa che ha seguito un incontro importante, quello tra il Consiglio di Stato ticinese e il consigliere federale Alain Berset. Il friburghese ha in effetti fatto visita (ufficiale) al nostro Cantone per la seconda volta – 1. Agosto e vacanze escluse – quest’anno. Molto diversi i contesti. Dal 19 marzo di Bellinzona al 19 novembre di Lugano molto è cambiato, molte cose sono accadute, molto si è imparato. Una lunga lotta. Basti pensare che se allora i casi confermati erano 638, ieri si è toccato quota 13.374. E il virus è ancora qui.

Cos’è cambiato
Ha detto bene, Alain Berset, quando ha spiegato: «Sono due diverse ondate: il virus è lo stesso, ma la situazione è cambiata». Si riferiva al nostro cantone, naturalmente. Come ricordato da Norman Gobbi, oggi presidente del Governo cantonale – allora il ruolo era di Christian Vitta -, allora, il 19 marzo, il Ticino era in sostanza il solo cantone colpito tanto duramente dal coronavirus. Gli altri stavano a guardare, in un misto di incredulità e indifferenza. La pandemia era un’epidemia e oltre San Gottardo si sarebbe manifestata soltanto più tardi. Ora i cantoni più colpiti sono quelli romandi. Da lì l’appunto di Borradori, che ha espresso vicinanza proprio alle città svizzere più toccate. Ripensando al mese di marzo, un appunto capace in un certo modo di generare un brivido molto vicino al surreale. Sì, oggi il Ticino è nelle condizioni, pur drammatiche, di empatizzare con altre realtà. Berset ha infatti lodato, una volta ancora, l’operato della politica ticinese e la risposta della popolazione. Una lode che sembrava andare oltre il botta e risposta di cortesie tipiche degli incontri diplomatici.

La risposta ticinese
Cortesie che a marzo erano in qualche modo rimaste fuori da Palazzo delle Orsoline. Allora il clima, tra le istituzioni, era più tirato. Il Cantone chiedeva alla Confederazione più attenzione, una maggiore comprensione di quanto stesse accadendo a sud delle Alpi. C’era l’impressione che Berna non avesse intuito la pericolosità del virus, della situazione. Ma Berset ieri ha riconosciuto lo stesso Consiglio di Stato di allora. «Una continuità fondamentale, che rappresenta un’importante coesione governamentale». E poi ha sottolineato: «L’organizzazione delle strutture sanitarie mi ha fortemente impressionato». Ieri il consigliere federale ha visitato la Clinica Luganese Moncucco e l’Ospedale Italiano. «Un’organizzazione che è anche conseguenza della lezione della prima ondata, di quel mese di marzo. Ciò che ne risulta è solidità, è efficacia. Anche questo parla a favore della coesione della politica ticinese. Va ricordato come il Ticino abbia giocato un ruolo chiave nel contesto nazionale di lotta al virus: molto abbiamo imparato dalla reazione ticinese, da come avete vissuto la prima ondata». Della serie: gli occhi del Paese erano puntati su questo ring. Qui dove molto si è giocato, in quel drammatico passaggio tra l’inverno e la primavera. «Pionieri», già, anche se ne avremmo fatto volentieri a meno.

«Reazioni sproporzionate»
Mentre Alain Berset parlava di coesione – una coesione che allora caratterizzava in fondo anche la risposta della popolazione -, abbiamo pensato ai vari sondaggi che sottolineano oggi un forte calo di fiducia nei confronti del Consiglio federale, più in generale della politica. Un calo di fiducia dimostrato anche dalle reazioni messe in piazza da parte della popolazione. Berset ha poi ammesso: «La reazione di consenso nei nostri confronti a marzo mi era sembrata sproporzionata. Ma allo stesso modo oggi mi sembrano sproporzionate alcune reazioni di dissenso. Mi rendo conto però che siamo confrontati con una situazione complessa da tempo e che oggi sono molte le istituzioni e le figure che si esprimono in merito alla pandemia. Tutti noi vorremmo poter voltare pagina rispetto a queste dinamiche, è un desiderio naturale». E poi, sulla gestione: «Ciò non condiziona il nostro lavoro. Il rischio che vedo semmai è che possa spingere parte della popolazione a non rispettare le misure». Si torna sempre lì, lo si farà ancora per mesi, tutto pur di non tornare a vivere l’ansia che aveva caratterizzato la prima ondata, quella stessa situazione, drammatica come quella attuale eppur diversa. Perché allora si aveva l’acqua alla gola, perché dove oggi ci sono le cortesie allora c’era soltanto la paura, l’ansia di essere rimasti soli.