Questa mattina (26.05.2014) ha avuto luogo la riunione del Consiglio di vigilanza, ovvero l’organo di controllo e coordinamento sull’esecuzione delle pene e delle misure, presso i nuovi spazi del Foyer e del Centro delle attività diurne collocati all’interno dell’Ufficio dell’assistenza riabilitativa (UAR) in Via Trevano 2 a Lugano.
Il Direttore del Dipartimento delle istituzioni Norman Gobbi, che presiede il Consiglio di vigilanza, insieme ai membri che compongono il gremio ovvero la giudice Giovanna Roggero-Will (presidente della della Corte di appello e di revisione penale), dal giudice Mauro Ermanni (presidente del Tribunale penale), dal giudice Edy Meli (Presidente dell’Ufficio giudice dei provvedimenti coercitivi), dal Procuratore generale John Noseda, dal rappresentante della Commissione di sorveglianza e parlamentare Giorgio Galusero, dal Direttore della Divisione della giustiziaGiorgio. Battaglioni, dal Direttore a.i. delle Strutture carcerarie ticinesi M. Zambetti e dalla capoufficio dell’UAR Luisella Demartini, hanno avuto la possibilità di visitare i nuovi spazi nel corso della seduta odierna.
Ricordiamo che il 17 giugno 2013 il Gran Consiglio aveva approvato il Messaggio governativo che sosteneva la creazione di un Centro diurno per consulenze e prevenzione con annesse due camere (foyer) presso l’Ufficio dell’assistenza riabilitativa. In questo senso si intende migliorare le possibilità integrative e reintegrative dell’utenza affidata al servizio favorendo, inoltre, la valutazione e la gestione del rischio di recidiva agendo sulla prevenzione.
Il foyer, composto da due camere ad uso singolo, cucina e servizi in comune è destinato ad accogliere persone poste in libertà su ordine dell’Autorità penale o giudiziaria e che necessitano di sostegno e controllo per il loro inserimento definitivo o durante l’esecuzione del regime di lavoro e alloggio esterni, quale ultima fase che precede la liberazione.
A questa utenza si aggiungono gli Autori di Violenza Domestica (AVD) colpiti da decisione di allontanamento dal proprio domicilio quale misura di protezione delle vittime.
In quest’ottica l’UAR lavora a stretto contatto con la Polizia cantonale. Quando quest’ultima è chiamata ad intervenire in casi di violenza domestica, e lo fa in Ticino circa 800 volte l’anno, si trova a dover decidere in prima istanza anche la misura dell’allontanamento della persona che rappresenta una minaccia per gli altri membri dell’economia domestica: solitamente mogli, compagne e figli.
Occorre precisare che l’allontanamento, che deve essere confermato dal Pretore, ha una durata minima di 10 giorni.
Quando la persona non avesse soluzioni logistiche alternative, avesse mezzi insufficienti e soprattutto fosse recidiva, può essere collocata in una delle camere del foyer.
In pratica, durante gli orari di apertura dell’UAR, basta una telefonata perché la persona possa essere accolta e collocata senza formalità. Per la notte e i giorni festivi, la Polizia ha a disposizione una tessera magnetica con la quale potrà accedere e collocare direttamente l’AVD.
Quest’ultimo ha libertà di movimento, continua ad esercitare la propria attività lavorativa, o se del caso sarà sostenuto perché ne trovi una, ma dovrà rispettare rigorosamente il divieto di reintegrare il proprio domicilio o la limitazione di area geografica se decisa in concomitanza con l’allontanamento.
Il costo del collocamento è a carico dell’AVD a seconda delle risorse economiche disponibili.
Il centro diurno, invece, permette di svolgere attività individuali e di gruppo a sostegno dell’integrazione sociale e della prevenzione della recidiva. Saranno avviati programmi educativi che colmino le lacune dell’utenza nello svolgere mansioni del vivere quotidiano, dal preparare il pasto, al gestire il proprio appartamento o il budget familiare, dal riempire la dichiarazione d’imposta, fino alla ricerca di lavoro e questo facendo capo a risorse interne all’UAR, all’amministrazione o a volontari.
E’ inoltre prevista l’introduzione di modelli semplificati di valutazione e gestione del rischio di recidiva in particolare per la Violenza Domestica. Ma soprattutto l’UAR deve poter passare da una presa a carico individuale degli utenti a modelli di lavoro di gruppo e specificatamente indirizzati alla prevenzione e contenimento del passaggio all’atto: dalla violenza all’abuso, passando dallo stalking.
In questo senso l’UAR sta formando i propri operatori sui metodi di valutazione e gestione del rischio e sta valutando l’acquisizione e l’introduzione di programmi di tipo cognitivo-comportamentali sul modello di quanto già applicato in Svizzera, eventualmente nella vicina Italia.