«L’introduzione di questa figura permetterà agli agenti di polizia veri e propri di concentrarsi maggiormente sui compiti legati alla sicurezza di prossimità e di assolvere al meglio anche quelle mansioni a loro delegate dal regolamento di applicazione della legge sulla collaborazione fra la Cantonale e le polcom». È soddisfatto Dimitri Bossalini, presidente dell’Apcti, l’Associazione delle polizie comunali ticinesi. Firmando la scorsa settimana il rapporto del liberale radicale Giorgio Galusero, la commissione parlamentare della Legislazione ha dato luce verde alla presenza pure in Ticino dell’assistente di polizia. Una figura caldeggiata dai comuni, dalla stessa Apcti, dal deputato del Ppd Lorenzo Jelmini con una mozione depositata nel novembre di due anni fa. E dal governo. Il quale mediante un messaggio varato nel dicembre del 2013 suggerisce al Gran Consiglio di ancorare alla Legge sulla polizia figura e funzioni dell’assistente. D’accordo con le proposte dell’Esecutivo la Commissione della legislazione. Spetta ora al plenum pronunciarsi, cosa che farà probabilmente (il programma dei lavori non è ancora noto) nella sessione parlamentare che si aprirà lunedì 14 aprile. Ma l’approvazione del rapporto Galusero, e dunque del messaggio governativo, appare scontata. Anche perché in commissione è stato sciolto l’unico nodo: armare o non armare l’assistente di polizia. La Legislazione ha optato per la seconda opzione. Niente armi, come d’altronde richiesto dal Consiglio di Stato.
Né pistola, né manganello
Il dibattito commissionale, scrive infatti Galusero, “si è concentrato sulla possibilità di dotare di armi (pistola o bastone tattico) l’assistente di polizia (…). Durante le audizioni, sia il direttore del Dipartimento delle istituzioni Norman Gobbi sia il maggiore Luca Bieri della Polizia cantonale hanno ribadito che l’assistente di polizia non dovrà in nessun caso sostituirsi all’agente di polizia. Le sue mansioni saranno per nulla o comunque poco invasive delle libertà individuali. La formazione, di base e continua, non potrà essere equiparata a quella impartita a tutti gli altri agenti di polizia. Questa nuova funzione dovrà essere chiaramente distinta da quella di agente di polizia”. Per tali motivi, prosegue il relatore, Gobbi e Bieri “hanno sostenuto che l’assistente non dovrà essere armato”. Al governo, però, la Commissione della legislazione formula “una raccomandazione”. Quella cioè di stabilire “esplicitamente” nel regolamento che gli assistenti di polizia non possono essere impiegati per compiti che, dati i potenziali (alti) rischi, “richiedono l’equipaggiamento di armi e/o un livello di istruzione superiore”. Figura intermedia tra quella dell’ausiliario di polizia, che il Ticino già conosce, e l’agente di polizia a tutti gli effetti, l’assistente “potrà intimare, oltre alle multe disciplinari, contravvenzioni in procedura ordinaria e quindi gli sarà attribuita la facoltà di operare controlli del traffico in movimento”, si spiega nel rapporto commissionale. «Si occuperà anche di verificare se gli esercizi pubblici sono in regola con le normative del settore», ricorda Bossalini. Poiché opereranno “a supporto degli agenti di polizia”, gli assistenti, si afferma nel rapporto della Legislazione, “dovranno essere integrati in un corpo di polizia comunale strutturato (almeno cinque agenti più il responsabile, ndr), rispettivamente nell’ambito delle forze di un Comune polo”.
L’AUTORE DELLA MOZIONE: ‘Gli enti locali ne hanno bisogno come il pane’
Se anche il plenum del Gran Consiglio darà l’ok, occorrerà poi pensare alla formazione degli assistenti di polizia. L’istruzione durerà molto meno di quella dei ‘normali’ agenti. «L’assistente verrà formato nell’arco di tre mesi», fa sapere il presidente dell’Associazione delle polcomunali Dimitri Bossalini: «In occasione della prima scuola si punterà sugli ausiliari oggi impiegati nelle polizie comunali, nel senso che i comandanti dei corpi locali proporranno agli ausiliari di polizia, a quelli che riterranno particolarmente idonei, di seguire il corso per diventare assistenti, il che vorrebbe dire più mansioni da svolgere e uno stipendio più alto». La prima scuola per assistenti, afferma il capo del Dipartimento istituzioni Norman Gobbi, «dovrebbe iniziare, parlamento permettendo, quest’autunno o agli inizi del prossimo anno: dobbiamo ancora decidere. I corsi si terranno al Centro di formazione della polizia a Giubiasco e saranno diretti dal comandante di uno dei Comuni polo».
La figura dell’assistente di polizia «risulta essere sempre più necessaria non solo per le polcomunali, ma ultimamente anche per la Polizia cantonale nella gestione della centrale operativa», osserva Lorenzo Jelmini, il deputato popolare democratico autore nel 2011 della mozione per l’introduzione dell’assistente: «Di questa figura i comuni hanno bisogno come il pane. Dopo una formazione di soli tre mesi, possono così disporre di antenne, gli assistenti di polizia appunto, sul territorio, in particolare nei quartieri. Antenne anche ‘sociali,’ cui la popolazione avrà la possibilità di fare riferimento. Il livello di sicurezza, oggettiva e soggettiva, aumenterà».
di Andrea Manna, LaRegione Ticino, 01.04.2014