La Camera dei Cantoni chiede di rivedere la prassi, tenendo maggiormente conto di tutti i criteri – Gobbi: «Bene, ma si considerino anche gli elementi più sostanziali»
La ripartizione dei richiedenti asilo fra i Cantoni è adeguata, ma l’attuale prassi va modificata per tenere maggiormente conto di tutti i criteri, come quello della popolazione residente. È quanto sostiene la Commissione della gestione degli Stati sulla base di un rapporto del Controllo parlamentare dell’amministrazione (CPA). Le persone che inoltrano una domanda d’asilo vengono inizialmente collocate in un centro federale d’asilo (CFA). Al più tardi dopo 140 giorni, la Segreteria di Stato della migrazione le attribuisce a un Cantone. In linea di massima la ripartizione avviene in proporzione alla popolazione. La quota del Ticino è del 4,03%. La SEM applica regole di ripartizione ritenute coerenti e sufficientemente concrete. Tuttavia l’attribuzione avviene soltanto parzialmente in modo proporzionale alla popolazione. La ripartizione si basa infatti su un algoritmo che però non tiene conto di tutti i criteri applicabili. Pertanto occorre apportare regolarmente modifiche manuali. Poiché quest’operazione non viene eseguita allo stesso modo in tutti i CFA, possono esserci disparità di trattamento tra i richiedenti l’asilo nel momento della loro attribuzione ai Cantoni. Per quanto riguarda i criteri di ripartizione, si raccomanda al Consiglio federale di esaminare se e in che modo l’algoritmo possa tener conto di tutti i criteri. Stando al rapporto del CPA, la ripartizione è complessa a causa di numerosi fattori: popolazione, diverse categorie di procedure (p. es. Dublino), numero di persone da ripartire, minorenni non accompagnati. Il solo sistema elettronico non consente una ripartizione adeguata perché tiene conto di numerosi fattori di ripartizione, ma non di tutti.
«I Cantoni con la presenza di centri federali hanno un vantaggio ma questo è indipendente dalla capienza dei CFA. È un problema. In Ticino c’è una presenza accresciuta di richiedenti », dice il capo del DI Norman Gobbi. «L’altro problema è la non considerazione della situazione dei Cantoni di frontiera, che sono maggiormente coinvolti anche nella gestione dei flussi. Quindi, ben vengano queste indicazioni sull’algoritmo, ma bisognerebbe tenere conto anche degli elementi più sostanziali».
Articolo pubblicato nell’edizione di martedì 25 febbraio 2025 del Corriere del Ticino