Numeri in leggero aumento in questa prima parte del 2025 per quanto riguarda le persone arrestate per infrazione alla Legge federale sugli stupefacenti. Paolo Lopa, Responsabile della Sezione antidroga della Polizia cantonale: “Abbiamo effettuato diversi arresti, ma non dobbiamo vederlo come un fenomeno in crescita”.
“È vero, abbiamo iniziato l’anno con il botto”. Il commissario capo Paolo Lopa, Responsabile della Sezione antidroga della Polizia cantonale, commenta l’inizio dell’anno vissuto dalla sua Sezione. Rispetto allo stesso periodo del 2024, infatti, in questo 2025 è stato registrato un aumento degli arresti per infrazione alla Legge federale sugli stupefacenti comunicati dalla Polizia cantonale e dal Ministero pubblico. Nel dettaglio, ne sono stati comunicati nove, rispetto ai sei dello scorso anno: tre il 9 gennaio, uno il 16, due il 30, un altro il 31 e due il 6 febbraio. A questi se ne aggiungono un’altra decina, fino ad arrivare a un totale di una ventina di persone. Individui, questi ultimi, per i quali non sono arrivate note stampa e per cui le misure restrittive “sono durate alcuni giorni poiché, non rappresentavano un rischio per le indagini, come un pericolo di fuga o l’inquinamento delle prove”. Manette, continua Lopa, “riconducibili a più cause, come i fermi effettuati dalle autorità doganali, scattati a seguito della conclusione di alcune inchieste o casuali, dove l’arresto è arrivato perché l’individuo è stato colpo in possesso della sostanza stupefacente”. In ogni caso, “non bisogna vederlo come un fenomeno in crescita”.
Il ruolo delle inchieste
Dietro parte di questi arresti ci sono dunque anche le inchieste di Polizia. Indagini “che possono partire a seguito di una segnalazione effettuata da un qualsiasi cittadino, così come dopo alcune verifiche di Polizia e possono durare da poche settimane a qualche mese, a dipendenza di quanto l’inquirente vuole scavare e delle opportunità che ha di farlo”. Ma Lopa sottolinea come “ci sono inchieste che si diramano e l’arresto di una persona porta ad aprire un altro filone che, a sua volta, porta al fermo di altre persone”. Importante, in questo caso, “è il fatto che non bisogna avere l’utopia di debellare il fenomeno, perché è impossibile. La Polizia deve cercare di contrastarlo tramite azioni di disturbo e mostrando agli spacciatori che quando si fa qualcosa di illegale, se si viene beccati ci sono delle conseguenze”. Ma è impossibile sapere quanta sostanza gira e viene consumata, proprio perché “essendo qualcosa di non consentito dalla Legge, tutto avviene lontano dai riflettori”.
Il podio delle sostanze
Per quanto riguarda le sostanze consumate e sequestrate nulla cambia rispetto al solito: sul podio ci sono sempre marijuana, cocaina ed eroina. Mentre per quanto riguarda lo spaccio, questo “è prevalentemente gestito da cittadini provenienti dall’Albania, almeno per quanto riguarda le ultime due sostanze”. Poi, aggiunge Lopa, “ogni tanto si inserisce qualcun altro, ma il grosso è in mano a queste persone”. Ed è anche per questo che è fondamentale “specialmente per un Cantone come il Ticino, confinante con l’Italia, lo scambio di informazioni che la Polizia cantonale ha con l’Ufficio federale della dogana e della sicurezza dei confini, e con le autorità italiane. Una collaborazione che permette di contrastare il traffico transfrontaliero”.
Nell’ultimo periodo si è parlato di una possibile nuova tendenza a livello di consumi: il crack. Una sostanza “che si pensava potesse diventare un fenomeno, ma non lo è ancora diventato”. Anche per quanto riguarda lo spaccio, “è un qualcosa che avviene a livello casalingo, dove una persone che vende cocaina, la trasforma in crack e la distribuisce ad un cerchio limitato di persone”. Una tendenza “constata anche in altri cantoni della Svizzera”.
In Italia la recente cronaca ha messo alla luce diversi casi di giovanissimi morti per overdose. Una realtà anche in Ticino? “Fortunatamente”, conclude Lopa, “non abbiamo molti decessi dovuti a overdose di sostanze stupefacenti, una tendenza in atto da parecchi anni”. E la speranza è “che anche in futuro questo fenomeno non si verifichi alle nostri latitudini”.