Saluto cordialmente anche a nome del Consiglio di Stato, gli stimati membri delle Autorità giudiziarie, i rappresentanti del Consiglio della Magistratura, della Commissione per la formazione permanente dei giuristi, gli avvocati e pubblici notai, i collaboratori giuridici e amministrativi della Magistratura, i giornalisti e tutti i presenti.
Saluto in particolar modo il nuovo Presidente del Tribunale di appello, giudice Mauro Ermani, e il suo Vicepresidente, giudice Matteo Cassina, ai quali esprimo un sincero augurio di buon lavoro. Al neo Presidente, appassionato tifoso di calcio, auguro di operare con la medesima passione ed entusiasmo nella non sempre facile conduzione della più alta autorità giudiziaria cantonale. Auguri signor Presidente! Un ringraziamento particolare vada anche al già Presidente, giudice Werner Walser. In lui il Dipartimento ha sempre trovato un interlocutore attento, oltre che preciso come ebbi a sottolineare paragonandolo alla sua passione per il tiro sportivo due anni or sono. Grazie Werner!
Desidero ricordare in quest’apertura di intervento il giudice Francesco Pellegrini, scomparso prematuramente il gennaio scorso. Grande esempio di rigore e competenza, e per restare sempre nell’ambito che fa dei magistrati degli esseri umani, con piacere ricordo ancora gli scambi di opinioni sportive sulla nostra comune passione biancoblù alla Valascia o nei corridoi di Palazzo di Giustizia. A lui vada un pensiero di gratitudine e riconoscenza per una vita dedicata alla Giustizia.
Quest’occasione mi permette anche di ringraziare tutta la Magistratura ticinese per il suo operato che anche quest’anno è stato valutato in generale positivamente dal Consiglio della Magistratura. E chissà che, in futuro, non possa essere proprio il Presidente del
Consiglio della Magistratura ad esporci i risultati del rendiconto annuale intervenendo accanto ai consueti oratori di questa cerimonia d’apertura dell’anno giudiziario.
Ai nuovi giudici di appello Marco Lucchini, Amos Pagnamenta e Luca Grisanti, così come a tutti i giudici di pace e i giudici di pace supplenti entrati in carica nel corso dell’ultimo anno, formulo i miei migliori auguri per un lavoro proficuo ed efficiente.
I cittadini ticinesi hanno fiducia nella giustizia resa nel nostro Cantone. È questo uno degli interessanti risultati di un progetto tuttora in corso; progetto finanziato dal Fondo nazionale svizzero per la ricerca scientifica dal tema “Basi per un buon management della giustizia”. Su una scala da 1 a 10, il nostro Cantone si è posizionato con un lodevole 7.3, dopo Appenzello esterno e Basilea Città al vertice con 7.6 e seguiti da Appenzello interno al 7.5, a pari merito con San Gallo e Zugo. Accanto a questa domanda diretta sulla fiducia nella giustizia, i ricercatori – Christof Schwenkel e Stefan Rieder – hanno posto due ulteriori domande alla popolazione: valutare l’uguaglianza di trattamento di fronte ai tribunali e l’indipendenza dalla politica in particolare. E qui tra i 26 Cantoni svizzeri, il Ticino è risultato – ahinoi – al penultimo posto, accanto al Canton Vallese e al Canton Giura. È interessante notare che il giudizio sull’indipendenza e l’uguaglianza di trattamento è molto più critico nei cantoni latini rispetto a quelli svizzero tedeschi: come si spiega questo Polenta- e Röstigraben? Per queste e altre risposte dovremo però attendere la fine del progetto, prevista nel 2015. Nel frattempo, non possiamo che ritenere che la fiducia della cittadinanza ticinese nella giustizia è considerevole. Augurandoci che, il noto episodio dell’elezione della Procuratrice pubblica che ha poi rinunciato alla carica, non abbia intaccato questo meritevole giudizio. Al Parlamento, che ha – per l’ennesima volta – criticato la procedura di nomina dei Magistrati, spetterà evadere una mozione che giace pendente dal 2005, così come altri atti parlamentari proprio su questo tema, valutando l’eventualità di modificare il sistema di nomina vigente. In fondo, è compito precipuo del Gran Consiglio eleggere i magistrati del potere giudiziario cantonale.
Nel corso dell’anno giudiziario appena concluso, il Parlamento, oltre ad approvare la nuova Legge sulla procedura amministrativa in vigore dal 1° marzo scorso, ha adottato la nuova Legge sul notariato che si intende porre in vigore, con il relativo Regolamento – attualmente in fase di consultazione – con il 1° gennaio 2015. Nell’aprile scorso il Gran Consiglio ha anche approvato l’aumento dei giudici supplenti del Tribunale di appello da 12 a 27, tanti quanti i magistrati ordinari. Decisione di potenziamento che vuole soprattutto permettere alla Giustizia ticinese di operare più celermente, fattore reputato dalla Commissione della legislazione essenziale per la qualità di vita e per la competitività di un Cantone. E a ragione: “Giustizia ritardata è giustizia negata”, osservava il pensatore alla base della separazione dei poteri dello Stato Montesquieu. Quale Direttore del Dipartimento delle istituzioni, non posso che auspicare che la giustizia venga amministrata in tempi ragionevoli. Come già dicevo lo scorso anno, proprio in questa occasione, la ragionevole durata di una procedura è un criterio molto importante per il cittadino: le lungaggini dei procedimenti non garantiscono difatti il sentimento di una giustizia equa come dovrebbe. Sono quindi convinto che la credibilità e la fiducia nella giustizia si misuri anche in base al principio della celerità. Dato che potremo leggere con interesse, mi auguro, già nel prossimo rapporto annuale del Consiglio della Magistratura.
Due anni fa il Dipartimento delle istituzioni ha promosso il progetto “Giustizia 2018” che mira ad una riorganizzazione dell’assetto giudiziario cantonale sul lungo termine, in un’ottica di efficienza, efficacia e razionalità. Un progetto coerente, promosso dopo decenni di adattamenti ordinari indotti da situazioni imposte dal diritto federale. Un progetto, così come proposto dal Gruppo di studio “Giustizia 2018”, che è stato criticato da alcuni, ma anche lodato da altri e che, aggiungo, ha avuto il pregio di creare la discussione attorno all’amministrazione della giustizia. Un progetto che continua il suo corso: all’insegna della collaborazione tra gli attori coinvolti nell’amministrazione della giustizia, ai quali esprimo il mio più sentito ringraziamento come pure quello del Governo. Governo che da qualche mese conta tra le sue fila un vostro già rappresentante di lunga data, il Consigliere di Stato Claudio Zali, interlocutore di valore nelle decisioni che riguardano la giustizia.
“Giustizia 2018” continua dunque il suo corso. E ciò malgrado l’annosa proposta di scorporo del Tribunale penale cantonale dal Tribunale di appello – tassello preliminare e indipendente del progetto – non abbia potuto contare sull’approvazione del Parlamento. Occasione persa – motivata peraltro con superficialità e non conoscenza del progetto
“Giustizia 2018” – sia alla luce dei rigorosi principi sull’indipendenza e l’imparzialità, così come sviluppati dalla giurisprudenza, sia per cominciare per tempo questo lungo cammino che stiamo percorrendo assieme, che porterà ad una riorganizzazione dell’assetto giudiziario cantonale.
Cammino verso “Giustizia 2018” che ha visto, la scorsa fine di febbraio, il Gruppo di lavoro denominato “Preture” consegnare al Consiglio di Stato il rapporto sull’organizzazione e l’integrazione dei compiti in materia di protezione del minore e dell’adulto nelle Preture, rispettivamente l’analisi dell’eventuale costituzione di un Tribunale di famiglia. Colgo l’occasione per ringraziare tutti i membri del Gruppo di lavoro, in particolare il coordinatore Pretore Francesco Trezzini per il lavoro svolto, attualmente al vaglio del Dipartimento in particolare per le implicazioni finanziarie derivanti dalle proposte formulate.
Entro fine mese, verranno quindi consegnati i rapporti degli altri tre gruppi di lavoro che riguardano: la riorganizzazione dei circondari delle Giudicature di pace e la retribuzione dei giudici popolari; la riorganizzazione interna delle Sezioni e della struttura dirigente del Tribunale di appello; e infine la ripartizione delle competenze tra il Ministero pubblico e le autorità amministrative che implica l’eventuale costituzione di un’autorità unica per il perseguimento delle contravvenzioni.
Ma la consegna dei rapporti non implicherà la conclusione del progetto “Giustizia 2018”. Al contrario. I temi da approfondire riguardanti il potere giudiziario sono ancora molti.
Vi anticipo quindi che il Consiglio di Stato costituirà nelle prossime settimane due ulteriori gruppi di lavoro.
Il primo riguarderà il Ministero pubblico e toccherà la sua riorganizzazione, la verifica degli strumenti di conduzione e l’introduzione di un sistema di carriera. Riorganizzazione che verrà inoltre in parte discussa prossimamente dal Gran Consiglio che si pronuncerà sul Rapporto del Consiglio di Stato sulle conseguenze dell’introduzione della procedura penale federale e della procedura civile federale, rapporto che contiene delle proposte di modifiche di legge e di organizzazione riguardanti anche la Procura cantonale.
Il secondo gruppo di lavoro si occuperà della riorganizzazione del Consiglio della Magistratura, alla luce delle competenze acquisite nel corso degli ultimi anni e delle future che potrebbero essergli attribuite a seguito di varie modifiche di legge.
L’amministrazione della giustizia implica un continuo adeguamento alle mutate esigenze della società: è un cantiere sempre aperto ed in evoluzione, proprio perché espressione della società in cui vive.
Accanto all’impegno dei vari gruppi di lavoro, il Dipartimento, sempre nel contesto di “Giustizia 2018”, ha intrapreso una riflessione in merito ai costi e ai ricavi dell’apparato giudiziario cantonale. Costi che dal 1995 ad oggi sono cresciuti inarrestabilmente di oltre il 60%, attestandosi a circa 60 milioni di franchi l’anno. Le finanze cantonali sono sempre più nelle cifre rosse. E il Governo deve adottare le necessarie misure per arrestare questo quadro a tinte fosche. Chiedo quindi alla Magistratura – toccata di rado dai tagli volti a risanare le finanze pubbliche – di far prova di moderazione nel suo operato, cercando di contenere le spese e di aumentare i ricavi laddove possibile.
Particolare preoccupazione desta in questo contesto, l’aumento delle spese legate all’assistenza giudiziaria che nel 2013 si sono attestate a 6.3 milioni, per un recupero nel 2013 di soli 300’000 franchi. Allarmante il fatto che in soli due anni, tra il 2011 e il 2013, vi sia stato un aumento oltre di 1 milione di franchi. Questa situazione ha indotto il Dipartimento ad esaminare possibili soluzioni volte al contenimento della spesa e all’incremento di quanto possibile recuperare. Tenuto quindi conto di questi costi sempre più elevati, il percorso obbligato è quello di razionalizzare la spesa pubblica. Invito quindi nuovamente la Magistratura a portare un’attenzione particolare al riguardo.
Chiedo altresì agli attori del potere giudiziario di dar prova di flessibilità e di adattamento in questo difficile periodo finanziario. Al Dipartimento e al Governo è nota la situazione non ottimale nella quale opera in particolare il Tribunale di appello. Delle soluzioni che consentano di rispondere alle necessità di spazio, di sicurezza e di immagine degne del tribunale sono allo studio e auspico trovino conclusione a breve. Quanto alla sicurezza, rilevo che le richieste del Consiglio della Magistratura in merito alla posa di allarmi in alcuni tribunali, verranno concretizzate in tempi brevi.
Ulteriore riflessione in atto presso il Dipartimento, che coinvolgerà il potere giudiziario, riguarda l’applicazione dei principi della gestione moderna della giustizia, in uso in gran parte della Svizzera, alfine di rendere il nostro sistema giudiziario più efficiente ed efficace. I risultati delle valutazioni in merito ai temi dei costi, ricavi e agli strumenti di management della giustizia, implicheranno giocoforza delle valutazioni riguardanti anche una maggiore autonomia amministrativa delle autorità giudiziarie cantonali nonché il finanziamento tramite budget globale del potere giudiziario.
Prima di concludere, permettetemi di portare qualche considerazione legata al tema della giornata di studio odierna.
La Commissione ticinese per la formazione permanente dei giuristi ha voluto trattare il tema degli “Aspetti patrimoniali e di esecuzione forzata nei rapporti transfrontalieri”. Aspetti patrimoniali in particolare tra Svizzera e Italia, che con riguardo al primo argomento che verrà illustrato questa mattina – “Ristrutturazioni societarie che comportano fusioni, scissioni, trasformazioni e trasferimenti di capitale oltre confine – mi porta a sensibilizzare in particolar modo gli avvocati e i pubblici notai qui presenti, su quanto evidenzia il Rapporto annuale 2013 dell’Ufficio federale di polizia pubblicato settimana scorsa. Le indagini condotte dalla Polizia giudiziaria federale in cooperazione con le autorità italiane di perseguimento penale, hanno confermato la presenza di ramificazioni in Svizzera di varie organizzazioni criminali italiane. Secondo fedpol, la vicina Lombardia, ma anche il Piemonte e la Liguria, sono da decenni tra le zone operative più importanti delle organizzazioni mafiose italiane. E le cosche mafiose, che si sono insediate vicino al confine svizzero, estendono continuamente il proprio campo d’azione nel nostro Paese, tanto da rappresentare anche nel 2013 una minaccia reale. È noto che parte dei profitti di questi gruppi criminali italiani vengono difatti realizzati all’estero, Svizzera compresa. Dalle analisi condotte dalla Polizia giudiziaria federale sui possibili investimenti delle organizzazioni mafiose nel nostro Paese, e dunque anche in Ticino, risulta che i proventi illeciti vengono investiti preferibilmente in società commerciali e di servizi, in particolare nel campo finanziario e immobiliare, nonché nel settore della gastronomia.
Visto queste preoccupanti constatazioni, non posso che invitare soprattutto gli avvocati e pubblici notai, ad essere vigili e ad operare con la necessaria diligenza che vi contraddistingue, esortandovi quindi a segnalare alle competenti autorità di perseguimento penale situazioni poco chiare. Come più volte affermato dal Procuratore federale Pierluigi Pasi, chiunque dovrebbe insospettirsi di fronte a grosse disponibilità di denaro, unite alla ritrosia nel discutere la provenienza, all’inclinazione non spiegabile ad accontentarsi di esegui margini di guadagno o ad investire in attività o imprese con alti margini di rischio. Solo quindi con la collaborazione di tutti gli attori coinvolti, sarà possibile combattere efficacemente la criminalità internazionale, e preservare la nostra comunità da questi insidiosi e talvolta subdoli tentacoli della piovra.
Concludo quindi con quest’ultima mia riflessione.
Prospettiva di soddisfacimento dell’interesse dei cittadini. È questo lo spirito che deve a mio avviso sempre essere presente nelle discussioni, anche su varie iniziative di modifiche legislative riguardanti l’amministrazione della giustizia. Niente operazioni di cosmesi, come affermato da questo pulpito lo scorso anno dall’allora Presidente del Tribunale di appello Werner Walser. Ma ricerca di soluzioni attuabili e condivise, non solo dal punto di vista operativo, ma anche logistico e finanziario. È quindi indispensabile che, pur nella naturale dialettica delle parti, si continui a dialogare costruttivamente, per garantire e migliorare quel bene comune che è la giustizia. Solo così i cittadini potranno continuare ad avere fiducia nella giustizia resa nel nostro Cantone.
Vi ringrazio per l’attenzione.
Discorso pronunciato dal Consigliere di Stato Norman Gobbi in occasione dell’lnaugurazione dell’anno giudiziario 2014/13
2 giugno 2014 – Lugano