– Fa stato il discorso orale –
Gentili signore, egregi signori
Noi ad Airolo facciamo le cose in grande. I festeggiamenti per il 1. Agosto durano 2 giorni.
Possiamo dire che vi è una parte classica-istituzionale, quella che si svolge oggi, e una parte religiosa, quando sul passo domani il vescovo di Lugano celebrerà l’ormai tradizionale messa del 1. Agosto.
È per me un onore e nello stesso tempo un grande piacere condividere con i miei concittadini alcune riflessioni in occasione della Festa della Patria.
È bello farlo assieme a Fulvio: un giovane che nella sua vita ha già raggiunto risultati esaltanti, e qui mi riferisco soprattutto all’aspetto umano. Ma dalle sue parole capiremo meglio questo concetto. Un atleta che con una determinazione più unica che rara, in un contesto in cui per un calciatore ticinese era difficilissimo emergere, ha saputo ritagliarsi un posto importante nel panorama calcistico ticinese e nazionale. Ha dovuto “emigrare” in Svizzera interna per consolidare il suo status di calciatore professionista. E quella dell’emigrazione professionale è una caratteristica che anche noi qui ad Airolo ben conosciamo. Il suo rientro a Lugano lo ha visto protagonista, guadagnandosi i galloni di capitano. Ma parallelamente Fulvio ha seguito l’Università, ottenendo un Master in economia a Lugano.
Ho voluto dedicare questa mia introduzione alla figura di Fulvio perché la sua vita è un esempio di coraggio, di serietà, di onestà, di sacrificio e di successo.
Cinque parole che contraddistinguono – o che dovrebbero contraddistinguere – ogni attività, privata o pubblica, per far crescere una comunità, sia essa il Comune, il Cantone o la Confederazione.
Prendiamo Airolo: il coraggio ma anche i sacrifici non sono mai mancati. La serietà e l’onestà sono nel nostro DNA. Il successo lo abbiamo conquistato e continuiamo a ricercarlo. Il progetto del raddoppio della galleria autostradale, con la conseguente riqualifica territoriale sono l’ultimo esempio. Opere che ci accompagneranno – anche con inevitabili sacrifici – nei prossimi decenni e che sapranno dare un nuovo volto al villaggio e nuove opportunità di natura residenziale ma anche lavorative. Questo pomeriggio ci sarà la possibilità, grazie alle porte aperte, di entrare in quella che sarà la Casa della sostenibilità, il progetto voluto dall’Università della Svizzera italiana. Anche questo tassello è un elemento di successo per Airolo.
Ho già avuto modo di scrivere e di sostenere che a torto si considera periferico il territorio di Airolo e più in generale dell’Alta Leventina. Qui siamo al centro delle Alpi. Il San Gottardo è il massiccio-simbolo per la Svizzera e per la stessa Europa. Scegliere di vivere (come ha fatto il sottoscritto con la sua famiglia), di lavorare (come tanti di voi) e di promuovere ricerca e cultura (come ha fatto l’USI) qui ad Airolo significa poter guardare al resto della nostra nazione da una posizione di assoluta centralità. Forse più che in altri luoghi del Ticino e della Svizzera, festeggiare il 1. Agosto ad Airolo assume un significato più profondo. Per chi vive ai piedi del San Gottardo non può essere altrimenti. Anche quando saliamo sul Passo ci immergiamo nella storia della Svizzera. E qui faccio ancora i complimenti a tutti coloro che si sono impegnati nella ristrutturazione del nostro Museo nazionale.
Comprendiamo precisamente, per esempio, il valore della nostra neutralità armata. Il San Gottardo è stato per la Seconda guerra mondiale il simbolo e il centro della nostra difesa.
Questo 1. Agosto 2022 viene onorato e festeggiato in una situazione di sostanziale normalità, dopo le limitazioni vissute in particolare nel 2020 e imposte dalla pandemia. Un’altra emergenza nel frattempo si è infiltrata nel cuore dell’Europa. Non più invisibile e silenziosa come il coronavirus, anzi. La guerra d’invasione dell’esercito russo su parte del suolo ucraino ha riproposto in modo assordante il tema della pace quale condizione che non può mai essere data per scontata e acquisita in modo definitivo, anche al giorno d’oggi, anche nella stessa Europa.
La pace tra gli Stati è una condizione che si difende e si costruisce in maniera perenne, attraverso la forza della democrazia.
Per la Svizzera questo conflitto ha riproposto il tema della nostra neutralità, uno dei nostri valori-guida. Per molti la neutralità va declinata caso per caso e può trovare un costante aggiornamento all’interno di un determinato contesto. Se ne può discutere ed è giusto che ciò avvenga.
Personalmente ritengo che i passi importanti compiuti dal nostro Consiglio federale in questo specifico quadro internazionale siano stati affrettati e pericolosamente in contrasto con il concetto elvetico di neutralità. La ripresa, da parte della Svizzera, delle sanzioni dell’Unione europea nei confronti della Russia, a causa dell’aggressione militare ai danni dell’Ucraina, possono rappresentare un evidente metodo di guerra.
Condanniamo l’aggressione e l’aggressore. Questo è giusto farlo. Questo si deve fare. Si tratta però di riuscire a mantenere una libertà assoluta di fronte a un conflitto. Oltre a constatare che le sanzioni contro Mosca non hanno prodotto all’interno di quel Paese uno sconquasso, siamo proprio sicuri che questa sia la via da seguire per ricondurre alla ragione l’aggressore o che sia l’unica via da seguire? Permettetemi di avanzare più di un dubbio.
Questo 1. Agosto ci permette di riflettere sul significato della nostra neutralità non in maniera astratta – come spesso viene fatto durante questi discorsi celebrativi – ma in modo pertinente.
Il lancio di un’iniziativa popolare per iscrivere nella nostra Costituzione il principio della neutralità integrale mi trova favorevole. Permetterebbe agli svizzeri di discutere e di esprimersi su una materia – come dimostrano i fatti – non astratta, ma sostanziale.
Svizzeri che a mio giudizio sono decisamente favorevoli alla neutralità e che giudicano negativamente quanto deciso nel campo delle sanzioni contro la Russia dal Consiglio federale.
La neutralità rafforza la posizione della Svizzera nel contesto internazionale. La rende, come la storia ci dimostra, unica e rispettata. Indebolire questo valore significa indebolire la Svizzera su tutti i piani, anche su quello economico.
Difendere e mantenere le nostre unicità: questo è l’auspicio che formulo in questa giornata in cui spesso vince la retorica, quando invece serve concretezza e impegno serio a tutti i livelli: da quello politico, a quello professionale e a quello associativo, per giungere a quello personale e individuale.
Noi ad Airolo siamo unici. Lo vogliamo rimanere.
Viva Airolo, viva il Ticino.
Viva la Svizzera e viva il suo Popolo sovrano.