Il tema dell’immigrazione è ben presente nell’agenda elettorale fino alle prossime elezioni federali del 2015, con un tris di votazioni (Iniziative “Contro l’immigrazione di massa”, “Stop alla sovrappopolazione” e il possibile referendum “contro l’estensione della libera circolazione delle persone con la Croazia”) accomunate da un unico obiettivo: riequilibrare (a nostro vantaggio) i rapporti Svizzera – UE.
Ticino quale laboratorio in negativo degli ALC
Questa triplice chiamata alle urne rispecchia un generale malessere percepibile nel nostro Paese verso l’Accordo di libera circolazione. Un malcontento ancor più evidente leggendo le statistiche: dall’introduzione della libera circolazione giungono in media nel nostro Paese 80’000 immigrati l’anno (di cui il 75% in provenienza dall’UE). In Ticino possiamo affermare di essere stati una sorta di “laboratorio politico, economico e sociale” in versione negativa della politica bilaterale e della sua applicazione. Un laboratorio, quello ticinese, che andava monitorato con la dovuta attenzione da parte delle Autorità federali, in quanto strumento anticipatore di effetti negativi che ora si stanno vieppiù diffondendo su tutto il territorio della Confederazione. Un monitoraggio che avrebbe permesso di prendere misure ad hoc e quindi fissare un focus particolare, evitando di predisporre misure uguali in tutto il territorio della Confederazione, e quindi poco incisive.
La propaganda bernese
Seppur con colpevole ritardo, e pressato dalla votazione del 9 febbraio, il Consiglio federale ha varato delle misure in materia di assistenza e permessi di soggiorno “per lottare contro gli abusi” generati dalla libera circolazione. Già questa è una novità: finora l’asserita “eccellenza” dei fautori degli Accordi stipulati non aveva richiesto dei “correttivi” a difesa di un Accordo che, a detta del Presidente della Confederazione, “…ha consentito di garantire prosperità e indipendenza al nostro Paese…”. Un malessere, quello verso la libera circolazione, che inquieta anche statisti europei quali la Cancelliera tedesca Angela Merkel o il Primo ministro britannico David Cameron preoccupati per l’afflusso di immigrati da Romania e Bulgaria in paesi con una presenza di stranieri del 13% (Germania) e 10% (Regno Unito). I nostri Consiglieri federali, con un tasso di stranieri del 23% dovrebbero quindi essere preoccupatissimi.
Un SÌ per recuperare la sovranità
Il prossimo 9 febbraio, votando SÌ all’Iniziativa “Contro l’immigrazione di massa”, torneremo padroni della nostra politica migratoria invece di subirla senza poter proferir parola: attraverso una sana regolamentazione potremo ritornare a controllare l’afflusso dei cittadini stranieri e dei frontalieri, grazie alla fissazione di contingenti commisurati al fabbisogno di manodopera. Potremo richiedere l’estratto del casellario giudiziale e verificare sistematicamente pendenze e precedenti di chi accogliamo. Sono queste delle ovvietà (verifica di chi accogliamo e contingenti in base alle necessità), ciononostante esse sono state sacrificate sull’altare degli Accordi bilaterali e del “politically correct”.
Il 9 febbraio è dunque un’occasione irrinunciabile per riprendere il controllo dell’immigrazione verso il nostro Paese. Ciò permetterà di fissare regole a tutela della manodopera locale e di verificare che coloro che accogliamo siano degni della nostra fiducia.
Un SÌ dunque per la (ri)conquista della sovranità perduta!
Norman Gobbi, Consigliere di Stato e Direttore del Dipartimento delle istituzioni
(Apparso sul GdP del 04.02.2014)