Per i compiti che si pensava di esternalizzare parzialmente il Governo crea un nuovo servizio con quindici agenti.
Quindici agenti per il nuovo ‘Servizio gestione detenuti’ che il Consiglio di Stato ha deciso di creare all’interno della Polizia cantonale. Si occuperanno prevalentemente della sorveglianza delle persone sottoposte a fermo o a carcerazione amministrativa, del trasporto dei detenuti all’interno del territorio cantonale e del piantonamento dei carcerati ricoverati in ospedale. Compiti per cui il governo aveva chiesto, con un messaggio licenziato a maggio, di poter utilizzare anche i servizi delle agenzie di sicurezza private.
Un’ipotesi che, in luglio, era stata aspramente contestata dai gruppi di polizia, dagli agenti di custodia, dai giuristi, dalla Vpod, nonché dalla Federazione svizzera funzionari di polizia e dall’Ocst. E neppure in Commissione della legislazione la proposta avrebbe acceso gli entusiasmi. Conseguenza? « Attualmente il messaggio è congelato su mia specifica richiesta », ci dice il direttore del Dipartimento delle istituzioni Norman Gobbi , il quale chiarisce che il nuovo servizio era allo studio da tempo. Da un anno, o poco meno. « Di recente il Consiglio di Stato lo ha sbloccato e sono già stati pubblicati i concorsi per l’assunzione del personale necessario ».
I nuovi effettivi disporranno di una formazione adatta ad agenti di custodia armati e non a dei gendarmi. Questi ultimi sono addestrati per impieghi anche di altra natura e dispongono quindi di una formazione più approfondita. Un livello, quello a cui saranno portati i nuovi effettivi, « perfettamente adatto ai compiti che saranno affidati loro ». Compiti che, sino ad ora, venivano gestiti dalla Gendarmeria territoriale, che ne verrà sgravata e che potrà quindi dedicarsi a missioni « prioritarie ». La creazione del nuovo settore (in realtà si tratta di un ritorno al passato, dal momento che la polizia ticinese già annoverava tra le proprie fila un gruppo di agenti deputati alla gestione dei detenuti), « dimostra come, a differenza di quanto si è vociferato, non si abbia la benché minima intenzione di privatizzare la giustizia o la sua gestione », commenta il ministro. « Come già esplicitato in più occasioni, l’impiego di personale privato servirebbe solo quale valvola di sfogo, in modo da poter impiegare gli agenti per compiti ritenuti prioritari ». Una valvola che, con l’introduzione del servizio aggiuntivo gestito dalla Polizia, entrerebbe in funzione solo in seconda battuta.
Per ora, come detto, la privatizzazione di parte della sorveglianza dei detenuti è comunque congelata. « In futuro valuteremo se ritirare la proposta », precisa Gobbi. Un’eventualità, quella del ritiro del messaggio, che a luglio il direttore del Dipartimento delle istituzioni diceva di non voler prendere in considerazione.