Sedici. Fra tante parole, è forse un numero l’informazione più di spicco dell’incontro di stamattina fra autorità ticinesi e lombarde sulla sistemazione di alcuni migranti – sedici, appunto: questa la capacità massima della struttura – nella ex caserma dei Carabinieri al valico di Fornasette. La prospettiva, che sta creando qualche preoccupazione fra le comunità di Tresa e anche di Luino, è stata al centro di un summit a Varese a cui hanno partecipato, fra gli altri, il prefetto del capoluogo lombardo Salvatore Pasquariello, il consigliere di Stato Norman Gobbi, il sindaco di Tresa Piero Marchesi e il suo omologo di Luino Enrico Bianchi.
Centro asilanti a Fornasette, Svizzera e Italia al lavoro per rassicurare i cittadini
Il sindaco di Tresa esprime preoccupazioni riguardo alla creazione di un centro di accoglienza per richiedenti asilo a Fornasette, a causa del rischio di attraversamenti illegali verso la Svizzera e della sospensione dell’accordo di Dublino. Il Prefetto propone un tavolo di lavoro per monitorare il progetto.
Il tema della creazione di un centro di accoglienza per richiedenti l’asilo a Fornasette, nell’ex caserma dei Carabinieri su territorio italiano, è stato al centro di un incontro tenutosi questa mattina presso la Prefettura di Varese che ha visto – fra i numerosi partecipanti – anche il consigliere di Stato Norman Gobbi e il sindaco di Tresa Piero Marchesi. Un momento di discussione in cui Marchesi ha avuto l’opportunità di esporre le preoccupazioni dei cittadini di Tresa, in particolare della frazione di Fornasette, riguardo l’apertura di questo centro, situato a poche centinaia di metri dal confine svizzero. La principale preoccupazione è che gli ospiti del centro potrebbero facilmente attraversare il confine in modo illecito, anche solo per motivi di svago, a maggior ragione in considerazione del fatto che il valico non è più presidiato sistematicamente, come previsto dall’Accordo di Schengen.
I migranti al centro saranno 16
Durante le discussioni – come riporta il Corriere del Ticino – è anche saltato fuori il numero massimo di migranti che la struttura può accogliere: sedici. Il Sindaco ha inoltre sottolineato un ulteriore rischio derivante dalla sospensione unilaterale dell’accordo di Dublino da parte del Governo italiano, avvenuta nel dicembre 2022, che potrebbe comportare il fatto che le autorità svizzere non possano respingere gli ingressi illegali. Inoltre, “l’esperienza di situazioni simili ha mostrato che la vicinanza di un centro di accoglienza come quello proposto a un piccolo nucleo come quello di Fornasette, in Svizzera, potrebbe compromettere, in qualche modo, la sicurezza dei cittadini residenti”, si legge nel comunicato diramato dal Municipio di Tresa. Dal canto suo, il Prefetto ha suggerito di istituire un tavolo di lavoro che si riunirà nei prossimi mesi per monitorare da vicino l’evoluzione del progetto. A questo tavolo parteciperanno, oltre a un rappresentante dell’autorità cantonale, anche un delegato del Comune di Tresa.
Soddisfazione del PLR per il tavolo di lavoro
La Sezione PLR Tresa “prende atto con soddisfazione della risposta delle autorità svizzere ed italiane emerse dall’incontro avvenuto in prefettura a Varese in data odierna, in merito alle preoccupazioni relative alla prevista destinazione dell’ex caserma dei Carabinieri di Fornasette (I) come luogo di accoglienza per migranti, prestando attenzione in modo particolare alle forti preoccupazioni espresse dagli esercenti e popolazione locale sia sul versante Svizzero sia su quello Italiano. Sin dall’emergere di questa possibilità, il PLR Tresa ha ritenuto doveroso farsi per primo portavoce delle legittime apprensioni della popolazione, evidenziando i rischi connessi a una simile destinazione d’uso per la struttura proprio a ridosso del confine. La posizione isolata della ex caserma, l’assenza di un presidio doganale fisso, la saltuaria presenza delle forze dell’ordine, il forte rischio di un aumento di reati connessi alla presenza di migranti, e la vulnerabilità già riscontrata in passato nelle zone di confine rendono infatti a nostro parere questa scelta particolarmente inopportuna. Accogliamo quindi con favore la decisione delle autorità competenti di creare tavoli di lavoro congiunti, che dimostrano perlomeno attenzione nei confronti delle istanze e della popolazione locale. Ringraziamo le autorità istituzionali e le forze politiche sia Svizzere sia Italiane che in queste settimane hanno recepito un tema particolarmente sentito nel tentativo di cercare soluzioni pragmatiche. Ringraziamo altresì la popolazione sia Svizzera sia Italiana che in diversi modi hanno espresso tutte le loro preoccupazioni sul tema in questione. Ribadiamo il nostro impegno a vigilare affinché il territorio del comune di Tresa rimanga un luogo sicuro per cittadini e commercianti, continuando a monitorare, sensibilizzare ed a interloquire con tutte le istituzioni per garantire soluzioni efficaci alle problematiche di sicurezza e di gestione del confine”.
Richiedenti asilo a Fornasette, il prefettura a Varese un tavolo di lavoro permanente
È il bilancio della riunione che si è tenuta venerdì mattina nell’ufficio del Governo a Varese. Presenti sindaci e istituzioni coinvolte. Il punto sulla struttura, “priva di allacciamenti fognari”
Sedici migranti a Fornasette, summit italo-ticinese a Varese
È stato formalmente chiarito il numero dei profughi che potrebbero, ma la soluzione è contrastata sulle due sponde del confine, venire ospitati nell’ex caserma dei carabinieri
L’ipotesi che l’Italia crei un centro d’accoglienza straordinario di migranti, acronimo CAS, a due passi dal confine, a Fornasette, è stato il tema al centro del summit che venerdì mattina alla Villa Recalcati di Varese, sede della provincia, ha riunito attorno a un tavolo rappresentanti delle istituzioni italo-ticinesi. Il paventato arrivo dei profughi nell’ex caserma dei carabinieri.
Dal consigliere di Stato Norman Gobbi, al sindaco di Tresa Piero Marchesi, per parte svizzera, al sindaco di Luino Enrico Bianchi, al prefetto varesino Salvatore Pasquariello, al questore, ai comandanti di Polizia e delle Guardie di finanza, agli assessori. Attorno al tavolo una trentina di persone. Praticamente il doppio dei migranti – sedici – che dovrebbero, ma il condizionale è d’obbligo, venir alloggiati a Fornasette.
Altra novità di giornata è stata l’istituzione di un “tavolo di lavoro” transfrontaliero, con riunione in agenda per fine marzo. Il summit odierno è nato anche dalla preoccupazione sorta in Ticino con vari atti parlamentari. Il PLR a Tresa e l’UDC a Bellinzona hanno intercettato questi timori sorti a cavallo del confine. A preoccupare sono le poche centinaia di metri di distanza dal valico e l’assenza di controlli doganali. La struttura dismessa da una dozzina d’anni dovrebbe essere pronta per fine marzo e la sua apertura viene da una disposizione del governo Meloni. Un’ipotesi che verrà comunque fortemente contestata la prossima settimana in consiglio comunale a Luino e verrà discussa anche a Roma, come ha assicurato il deputato di Fratelli d’Italia Andrea Pellicini e anche a Berna ha detto, dal canto, suo il consigliere nazionale Piero Marchesi.
Preoccupazioni che sono confluite anche in una presa di posizione dello stesso Municipio di Tresa, firmato dal sindaco Marchesi, dove si ribadisce: “La principale preoccupazione è che gli ospiti del centro potrebbero facilmente attraversare il confine in modo illecito, anche solo per motivi di svago”.