Al confine sedici migranti: gruppo di lavoro internazionale

Al confine sedici migranti: gruppo di lavoro internazionale

Incontro a Varese tra autorità ticinesi e lombarde sulla trasformazione della ex caserma di Fornasette in un centro di accoglienza

Sedici. Fra tante parole, è forse un numero l’informazione più di spicco dell’incontro di stamattina fra autorità ticinesi e lombarde sulla sistemazione di alcuni migranti – sedici, appunto: questa la capacità massima della struttura – nella ex caserma dei Carabinieri al valico di Fornasette. La prospettiva, che sta creando qualche preoccupazione fra le comunità di Tresa e anche di Luino, è stata al centro di un summit a Varese a cui hanno partecipato, fra gli altri, il prefetto del capoluogo lombardo Salvatore Pasquariello, il consigliere di Stato Norman Gobbi, il sindaco di Tresa Piero Marchesi e il suo omologo di Luino Enrico Bianchi.
Il principale risultato del tavolo internazionale è la creazione di un gruppo di lavoro, anch’esso internazionale, che accompagni la realizzazione del progetto. Ammesso che venga realizzato, o almeno che venga realizzato lì. Lo stesso prefetto, alla fine della riunione, ha spiegato che il collocamento dei migranti al confine «dipende da tante cose».
Due su tutte: la disponibilità di eventuali alternative e l’evoluzione degli sbarchi. «Noi, in ogni caso, lo stabile alla frontiera lo stiamo ristrutturando, e la prima opzione per il suo utilizzo rimane l’accoglienza dei migranti. Se il progetto andrà avanti, abbiamo già l’impegno di vari attori a fare in modo che queste persone possano essere integrate al meglio e occupate nel loro tempo libero». Pasquariello ha poi definito «legittime» le preoccupazioni espresse a livello locale al di qua e al di là del confine. «A maggior ragione, è importante lavorare insieme».
Gobbi, dal canto suo, ha apprezzato l’incontro «perché ha permesso di avere trasparenza» e ha fatto notare come l’apertura del centro, in ogni caso, «non sarebbe immediata».
La chiarezza al tavolo delle autorità l’ha riconosciuta anche Marchesi, secondo il quale un tema, tuttavia, rimane aperto e preoccupa: «Con la sospensione degli accordi di Dublino da parte dell’Italia, potremmo avere difficoltà a rimpatriare chi eventualmente attraversasse il confine». Il sindaco di Tresa ritiene che sia «giusto incontrarsi, quando vi è preoccupazione tra i cittadini» e che il gruppo di lavoro «tratterà tutti gli aspetti di questa situazione». Per Bianchi, quella di oggi è stata una giornata «molto chiarificatrice». Il sindaco di Luino ha denunciato la volontà di alcuni di «spaventare la cittadinanza», sottolineando che i migranti attesi a Fornasette sono «persone già monitorate e selezionate». «Noi siamo pronti a fare la nostra parte: un amministratore deve occuparsi anche di questioni problematiche, affrontandole con autorità».
 
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Centro asilanti a Fornasette, Svizzera e Italia al lavoro per rassicurare i cittadini

Il sindaco di Tresa esprime preoccupazioni riguardo alla creazione di un centro di accoglienza per richiedenti asilo a Fornasette, a causa del rischio di attraversamenti illegali verso la Svizzera e della sospensione dell’accordo di Dublino. Il Prefetto propone un tavolo di lavoro per monitorare il progetto.
Il tema della creazione di un centro di accoglienza per richiedenti l’asilo a Fornasette, nell’ex caserma dei Carabinieri su territorio italiano, è stato al centro di un incontro tenutosi questa mattina presso la Prefettura di Varese che ha visto – fra i numerosi partecipanti – anche il consigliere di Stato Norman Gobbi e il sindaco di Tresa Piero Marchesi. Un momento di discussione in cui Marchesi ha avuto l’opportunità di esporre le preoccupazioni dei cittadini di Tresa, in particolare della frazione di Fornasette, riguardo l’apertura di questo centro, situato a poche centinaia di metri dal confine svizzero. La principale preoccupazione è che gli ospiti del centro potrebbero facilmente attraversare il confine in modo illecito, anche solo per motivi di svago, a maggior ragione in considerazione del fatto che il valico non è più presidiato sistematicamente, come previsto dall’Accordo di Schengen. 

I migranti al centro saranno 16
Durante le discussioni – come riporta il Corriere del Ticino – è anche saltato fuori il numero massimo di migranti che la struttura può accogliere: sedici. Il Sindaco ha inoltre sottolineato un ulteriore rischio derivante dalla sospensione unilaterale dell’accordo di Dublino da parte del Governo italiano, avvenuta nel dicembre 2022, che potrebbe comportare il fatto che le autorità svizzere non possano respingere gli ingressi illegali. Inoltre, “l’esperienza di situazioni simili ha mostrato che la vicinanza di un centro di accoglienza come quello proposto a un piccolo nucleo come quello di Fornasette, in Svizzera, potrebbe compromettere, in qualche modo, la sicurezza dei cittadini residenti”, si legge nel comunicato diramato dal Municipio di Tresa. Dal canto suo, il Prefetto ha suggerito di istituire un tavolo di lavoro che si riunirà nei prossimi mesi per monitorare da vicino l’evoluzione del progetto. A questo tavolo parteciperanno, oltre a un rappresentante dell’autorità cantonale, anche un delegato del Comune di Tresa.

Soddisfazione del PLR per il tavolo di lavoro
La Sezione PLR Tresa “prende atto con soddisfazione della risposta delle autorità svizzere ed italiane emerse dall’incontro avvenuto in prefettura a Varese in data odierna, in merito alle preoccupazioni relative alla prevista destinazione dell’ex caserma dei Carabinieri di Fornasette (I) come luogo di accoglienza per migranti, prestando attenzione in modo particolare alle forti preoccupazioni espresse dagli esercenti e popolazione locale sia sul versante Svizzero sia su quello Italiano. Sin dall’emergere di questa possibilità, il PLR Tresa ha ritenuto doveroso farsi per primo portavoce delle legittime apprensioni della popolazione, evidenziando i rischi connessi a una simile destinazione d’uso per la struttura proprio a ridosso del confine. La posizione isolata della ex caserma, l’assenza di un presidio doganale fisso, la saltuaria presenza delle forze dell’ordine, il forte rischio di un aumento di reati connessi alla presenza di migranti, e la vulnerabilità già riscontrata in passato nelle zone di confine rendono infatti a nostro parere questa scelta particolarmente inopportuna. Accogliamo quindi con favore la decisione delle autorità competenti di creare tavoli di lavoro congiunti, che dimostrano perlomeno attenzione nei confronti delle istanze e della popolazione locale. Ringraziamo le autorità istituzionali e le forze politiche sia Svizzere sia Italiane che in queste settimane hanno recepito un tema particolarmente sentito nel tentativo di cercare soluzioni pragmatiche. Ringraziamo altresì la popolazione sia Svizzera sia Italiana che in diversi modi hanno espresso tutte le loro preoccupazioni sul tema in questione. Ribadiamo il nostro impegno a vigilare affinché il territorio del comune di Tresa rimanga un luogo sicuro per cittadini e commercianti, continuando a monitorare, sensibilizzare ed a interloquire con tutte le istituzioni per garantire soluzioni efficaci alle problematiche di sicurezza e di gestione del confine”.

https://www.ticinonews.ch/ticino/centro-asilanti-a-fornasette-svizzera-e-italia-al-lavoro-per-rassicurare-i-cittadini-408137

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Richiedenti asilo a Fornasette, il prefettura a Varese un tavolo di lavoro permanente

È il bilancio della riunione che si è tenuta venerdì mattina nell’ufficio del Governo a Varese. Presenti sindaci e istituzioni coinvolte. Il punto sulla struttura, “priva di allacciamenti fognari”

 
C’è un tavolo di lavoro condiviso sulla questione legata alla sistemazione nell’ex caserma dei carabinieri di Fornasette – Luino – da destinare ai migranti che, se arriveranno, saranno al massimo 16 unità, e non 30 come ipotizzato in un primo momento.
Perché molti dei ragionamenti sorti durante la riunione di confronto voluta dal prefetto di Varese Salvatore Pasqauriello sono gravitati appunto intorno a questo «se», cioè al fatto che l’arrivo dei richiedenti protezione internazionale è legata ad un fattore prevalentemente non ancora definito. In pratica i lavori di ristrutturazione della ex caserma verranno fatti, anche a beneficio dei finanziamenti ad essa destinati. Ma non è ancora chiaro se qui vi troveranno ricovero gli asilanti; in una prima ipotesi si è parlato di una collocazione di nuclei famigliari allargati divisi su due appartamenti, uno al piano inferiore e uno a quello superiore.
La prossima data in cui il tavolo si riunirà sarà da prevedersi per marzo, sarà un tavolo permanente, aperto ai vicini di casa della Confederazione. Nel frattempo rimane aperta la dialettica politica, intesa come decisione della destinazione del bene pubblico, fra le parti in causa, che alla fine sono tre.
Ci sono le minoranze consiliari del comune di Luino che si oppongono all’idea della seconda vita della caserma legata all’ospitalità dei migranti, e che anzi rilanciano proponendo un centro operativo del Cacciatori (carabinieri “eliportati“, reparti speciali) contro lo spaccio nei boschi: hanno proposto sul tema una mozione in ordine del giorno nel prossimo consiglio comunale previsto a Luino per il 24 febbraio; rappresentante delle opposizioni è stato nominato il consigliere comunale luinese Furio Artoni che ha rappresentato al prefetto alcune carenze tecniche della struttura («assenza di fognature»).
Poi c’è la maggioranza consiliare che sul punto non vede invece alcuna preclusione (anche alla luce del fatto che, come spiegato a Varesenews dal sindaco Enrico Bianchi, la decisione è stata presentata come necessità imposta da una decisione del Viminale). I presenti alla riunione hanno riferito di aver assistito ad una lamentale da parte del primo cittadino circa il clima che si è creato in città intorno a questo tema.E, non convitato di pietra bensì in carne ed ossa, anche il Canton Ticino, invitato dal prefetto di Varese e presente con un suo alto rappresentante, il consigliere di Stato (Governo) Norman Gobbi, pure esponente politico della Lega dei Ticinesi che insieme al sindaco di Tresa Piero Marchesi  ha specificato le riserve sulla destinazione della struttura che è in prossimità del confine di Stato. Alla riunione, oltre alle forze dell’ordine erano presenti anche delegati della Provincia e delle istituzioni della partita.
 
 
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Sedici migranti a Fornasette, summit italo-ticinese a Varese

È stato formalmente chiarito il numero dei profughi che potrebbero, ma la soluzione è contrastata sulle due sponde del confine, venire ospitati nell’ex caserma dei carabinieri

L’ipotesi che l’Italia crei un centro d’accoglienza straordinario di migranti, acronimo CAS, a due passi dal confine, a Fornasette, è stato il tema al centro del summit che venerdì mattina alla Villa Recalcati di Varese, sede della provincia, ha riunito attorno a un tavolo rappresentanti delle istituzioni italo-ticinesi. Il paventato arrivo dei profughi nell’ex caserma dei carabinieri.

Dal consigliere di Stato Norman Gobbi, al sindaco di Tresa Piero Marchesi, per parte svizzera, al sindaco di Luino Enrico Bianchi, al prefetto varesino Salvatore Pasquariello, al questore, ai comandanti di Polizia e delle Guardie di finanza, agli assessori. Attorno al tavolo una trentina di persone. Praticamente il doppio dei migranti – sedici – che dovrebbero, ma il condizionale è d’obbligo, venir alloggiati a Fornasette.
Altra novità di giornata è stata l’istituzione di un “tavolo di lavoro” transfrontaliero, con riunione in agenda per fine marzo. Il summit odierno è nato anche dalla preoccupazione sorta in Ticino con vari atti parlamentari. Il PLR a Tresa e l’UDC a Bellinzona hanno intercettato questi timori sorti a cavallo del confine. A preoccupare sono le poche centinaia di metri di distanza dal valico e l’assenza di controlli doganali. La struttura dismessa da una dozzina d’anni dovrebbe essere pronta per fine marzo e la sua apertura viene da una disposizione del governo Meloni. Un’ipotesi che verrà comunque fortemente contestata la prossima settimana in consiglio comunale a Luino e verrà discussa anche a Roma, come ha assicurato il deputato di Fratelli d’Italia Andrea Pellicini e anche a Berna ha detto, dal canto, suo il consigliere nazionale Piero Marchesi.
Preoccupazioni che sono confluite anche in una presa di posizione dello stesso Municipio di Tresa, firmato dal sindaco Marchesi, dove si ribadisce: “La principale preoccupazione è che gli ospiti del centro potrebbero facilmente attraversare il confine in modo illecito, anche solo per motivi di svago”.

https://www.rsi.ch/info/ticino-grigioni-e-insubria/Sedici-migranti-a-Fornasette-summit-italo-ticinese-a-Varese–2613875.html