Gli agenti di sicurezza sono balzati alla cronaca più volte negli scorsi mesi. È dell’altro giorno che un ex-collaboratore di un’agenzia di sicurezza è stato tratto in detenzione preventiva per presunto spaccio di oltre 500 grammi di cocaina. Nel mese di marzo un addetto alla sicurezza è poi stato coinvolto in una rissa fuori da una discoteca, con un pestaggio dai risvolti drammatici.
Alcuni esempi di come il lavoro puntuale, preciso e di qualità delle agenzie di sicurezza strutturate possa essere messo in discussione, così come l’immagine dei servizi di sicurezza in generale. Questo discorso vale anche nella polizia; per il cittadino non conta chi, perché fa poca distinzione, ma conta il cosa ed il come vien fatto.
Questo mi porta a dire che se nella Polizia non sono tollerati comportamenti scorretti che possano ledere l’immagine del Corpo e di ogni singolo agente, anche nel settore della sicurezza offerta dalle agenzie private si debba alzare il livello di qualità, a tutela dell’immagine e soprattutto del servizio offerto alla popolazione.
L’impiego delle agenzie private di sicurezza avviene sempre più in spazi pubblici, a supporto di eventi pubblici e in delega di istituzioni pubbliche. Come noto il legislatore federale ha delegato la competenza ai Cantoni perché trovino soluzioni legislative a questi compiti di sicurezza delegati ai privati.
Questi singoli aspetti dovrebbero spingerci a rivalutare l’importanza della Legge cantonale sulle attività private di investigazione e di sorveglianza, la cosiddetta “Lex Tom Ponzi” ormai datata 8 novembre 1976, che risulta essere in gran parte anacronistica per i nuovi compiti assunti e per il quadro socio-demografico presente in Ticino.
A tal proposito segnalo come la delega federale abbia creato due tipi di soluzioni: il concordato romando, in vigore da 15 anni, e il concordato dei Cantoni germanofoni (salvo Zurigo, Berna e Grigioni) che delega alla VSSU compiti formativi.
Ritengo che vi sia la necessità di intervenire su più fronti. Da un lato, la scelta a quale concordato intercantonale aderire, dall’altro il porre mano alla revisione della Legge cantonale o ad una sua integrazione e suo completamento in altri testi legislativi.
Le decisioni a livello dipartimentale non sono ancora state prese, ma è giusto delineare su quali assi si vorrà operare.
Dapprima il quadro giuridico federale, dove la Legge federale sul mercato interno obbliga a riconoscere agenzie e agenti attive in altri Cantoni; questo pone l’accento sulla necessità di uniformarci ad uno dei Concordati, così da condividere un quadro legislativo comune.
In secondo luogo, è stata avviata a livello cantonale la revisione del nuovo progetto di Legge; questo, a differenza dell’attuale testo, prevede la necessità di un’istruzione per poter operare quale agente di sicurezza.
La formazione sarà il punto di partenza per il cambio di rotta. Si tratta di investire nelle risorse umane da parte delle agenzie di sicurezza, in quanto i loro servizi dipendono dalla qualità e professionalità dei loro collaboratori.
È mia forte convinzione che in questo modo si potranno evitare situazione di “escalation” dei conflitti interpersonali, che troppo spesso ritroviamo nei media il lunedì mattina dopo il pestaggio all’entrata di locali e discoteche. Si deve comprendere che la sicurezza in questi spazi pubblici è un bene comune, difficilmente delegabile a dei semplici picchiatori – anche perché non è accettabile che questi commettano dei reati e pertanto è giusto e necessario che i Pubblici Ministeri perseguano ogni reato connesso all’esercizio della professione di agente di sicurezza privato.
Si tratta di saper interagire con i clienti problematici, saper disinnescare il potenziale conflitto o venuta alle mani e risolvere la situazione con fermezza e cortesia. Per ottenere questo la formazione degli addetti è basilare.
Per questo motivo, il Dipartimento intende inserire l’obbligo della formazione di base per ogni singolo addetto a compiti di servizio di sicurezza, così da garantire alla collettività che demanda alle agenzie private compiti pubblici dei servizi di qualità. Si tratta di far comprendere l’importanza di queste prestazioni, anche ai clienti o mandanti delle agenzie di sicurezza. Sarà ad esempio ipotizzabile che discoteche e locali notturni siano resi corresponsabili dall’agire di loro dipendenti di sicurezza, ma anche nell’eventualità che l’agenzia non rispetti le normative vigenti.
La sicurezza pubblica e privata è una cosa seria, che non possiamo delegare ciecamente a chiunque.
Vi ringrazio.
Norman Gobbi
Consigliere di Stato e Direttore del Dipartimento delle istituzioni