Gran Consiglio: in vista della discussione in aula, l’Ordine degli Avvocati prende posizione sulla «cittadella della Giustizia»: «È un’occasione preziosa e molto probabilmente irripetibile» Il presidente Andrea Lenzin: «Non investire avrebbe ripercussioni sulla piazza economica ticinese»
«Gli stabili in cui oggi viene amministrata la Giustizia sono attualmente e da ormai troppo tempo incompatibili con la funziona cui dovrebbero adempiere». In una presa di posizione a pochi giorni dalla discussione in Gran Consiglio, prevista settimana prossima, il Consiglio dell’Ordine degli Avvocati conferma il proprio appoggio all’acquisto dello stabile EFG da parte del Cantone. Sul piatto, come noto, l’Ente pubblico ha messo 76 milioni di franchi per insediare nell’edificio in viale Stefano Franscini la «cittadella della Giustizia». L’attuale sede, secondo l’Ordine, non risponde più alle esigenze professionali del settore. «Dimensioni, struttura logistica e isolamento acustico delle aule di giustizia non garantiscono la tutela della sfera privata degli utenti, né tantomeno quella del segreto professionale cui gli avvocati sono astretti», chiarisce la nota. Inoltre, c’è un altro argomeno critico già emerso più volte durante il dibattito politico: l’arrivo, nel 2026-2027, della riforma «Justitia 4.0». «L’infrastruttura tecnica», prosegue lo scritto, «non è compatibile con l’imminente implementazione, a livello federale, del progetto di digitalizzazione della Giustizia, per non parlare delle situazioni di puro e semplice degrado che rendono a tratti imbarazzante l’immagine dell’apparato giudiziario del nostro Cantone».
«Elemento di attrattività»
La posizione dell’Ordine è netta. E, grazie all’acquisto dello stabile EFG, ne beneficerebbe l’intero cantone. «Un’amministrazione della Giustizia funzionale, efficiente e tecnologicamente aggiornata e dotata di infrastrutture logistiche adeguate, non è solo un elemento imprescinedibile dello stato di diritto: è anche una componente essenziale dell’attrattività del nostro Cantone per chi decide di insediarvi la propria attività o trasferirvi il proprio domicilio». A questo proposito, l’avvocato Andrea Lenzin, presidente dell’Ordine, aggiunge: «Un sistema giudiziario efficace e funzionante è un elemento di attrattività per un investitore. Non si va ad investire soldi in un territorio dove so che la Giustizia non funziona. Non è vero che investire in questo settore non serve a niente. Al contrario: non investire potrebbe avere ripercussioni anche sulla piazza economica ticinese». Per quantoriguarda la digitalizzazione, Lenzin rileva invece che «nei prossimi anni bisognerà comunque investire diversi milioni per approntare la struttura tecnica. Buttarli nell’infrastruttura attuale, è un po’ come spendere 5.000 franchi per far superare il collaudo a un’auto che ha 30 anni. È antieconomico ». Ecco perché, conclude la nota dell’Ordine, l’acquisto dello stabile EFG «è un’occasione preziosa e molto probabilmente irripetibile. Saperla cogliere è un atto di coraggioso, quanto doveroso rispetto per il nostro Cantone».
Lo scontro sarà acceso
La discussione in aula su questo dossier si preannuncia accesa. Basti pensare che solo alcuni parlamentari di PLR, Lega e PS hanno sottoscritto il rapporto di maggioranza senza riserve, mentre diversi granconsiglieri l’hanno firmato con riserva, e quindi porteranno in aula alcune critiche al progetto: come Maurizio Agustoni (Centro), Ivo Durisch (PS), Tiziano Galeazzi (UDC) e Nicola Pini (PLR). Altri, invece, non hanno semplicemente sottoscritto alcun rapporto, come Fiorenzo Dadò, Sabrina Gendotti, Marco Passalia (Centro) e Roberta Soldati (UDC). Senza dimenticare la possibilità non remota che il dossier finisca alle urne tramite il referendum finanziario oppure quello facoltativo.
Articolo pubblicato nell’edizione di sabato 3 febbraio 2024 del Corriere del Ticino