Norman Gobbi sull’accordo istituzionale doverosamente cestinato e i futuri rapporti con l’UE
Il progetto di accordo istituzionale Svizzera UE è finito doverosamente… nel fuoco. “È un passo importante quello che ha compiuto in settimana il Consiglio federale. Finalmente la voglia turbo-europeista ha subito uno stop”, afferma il Consigliere di Stato Norman Gobbi. “Ho sempre sostenuto la pericolosità di mettere una firma a un documento che creava grossi problemi alla nostra sovranità, svilendo l’essenza del nostro Stato: la democrazia diretta. Ma non solo: in questo accordo vi erano elementi contrari agli interessi essenziali della Svizzera. Il Governo ticinese poco più di due anni fa era stato chiaro: nessun sostegno a questo accordo istituzionale”.
I Cantoni hanno avuto un ruolo decisivo nell’affossamento dell’accordo. “Direi proprio di sì. La presa di posizione è stata netta. Il parere dei Cantoni su questioni di tale portata è stato fortunatamente tenuto in considerazione dal Consiglio federale. Non poteva essere altrimenti. Sono i Cantoni in prima battuta e i cittadini a subire eventuali conseguenze negative di cattivi accordi. In Ticino lo viviamo sulla nostra pelle già solo pensando agli attuali accordi di libera circolazione. E i passi che si intendevano fare con questo accordo istituzionale andavano ancora oltre. Non era tollerabile. Ci sono volute le proverbiali sette fette di polenta – che si traducono negli inutili sette anni di negoziati con l’UE – ma poi la decisione di abbandonare il tavolo delle trattative è stata presa. Bene!”, sostiene il direttore del Dipartimento delle istituzioni Norman Gobbi.
Il fatto che a presiedere il Consiglio federale quest’anno vi sia un rappresentante dell’UDC (Guy Parmelin, ndr) e che sia stata presa questa decisione crede sia una casualità? “Le rispondo riportando il tema in casa nostra, qui in Ticino e pongo io una domanda: il fatto che in Governo vi siano due rappresentanti della Lega è un caso rispetto alla posizione netta e tranciante espressa dal Cantone sull’accordo istituzionale? Qui posso rispondere, e dico che non è per nulla un caso! Anche perché la presenza di due leghisti in Governo è l’espressione di una popolazione che a maggioranza respinge ogni tentativo di avvicinamento con l’Europa, con questa Europa. Basti guardare tutte le votazioni sul tema. Anche lo scorso 27 settembre il Ticino aveva accolto l’iniziativa che voleva mettere un freno all’immigrazione di massa. Purtroppo – ma così vuole la democrazia – questa posizione è risultata minoritaria all’interno della Svizzera. Ne abbiamo preso atto. Lavoreremo affinché ora si possano stabilire nuovi rapporti bilaterali con l’UE sulla base della nostra effettiva forza contrattuale e senza calate di brache. Il Piano B nei confronti di Bruxelles esiste eccome. Ed è proprio quello di impostare rapporti bilaterali con l’UE da una posizione perlomeno paritaria e non supina. Un esempio concreto sarà il tema del miliardo di coesione nei confronti dell’UE (che in realtà è un miliardo e 300 milioni). Achtung: se lo si vuole elargire che lo si faccia in contropartita di qualcosa”, conclude il Consigliere di Stato Norman Gobbi.