Accordo sui frontalieri? Attesa la firma entro fine anno

Accordo sui frontalieri? Attesa la firma entro fine anno

 

Da www.tio.ch
Ueli Maurer ha confermato in conferenza stampa che l’accordo sarà probabilmente sottoscritto entro fine anno.

Tuttavia, la procedura parlamentare per la sua entrata in vigore richiederà circa due anni.

L’accordo sull’imposizione dei frontalieri tra la Svizzera e l’Italia sarà firmato entro la fine dell’anno.
L’accordo, che è stato parafato da Italia e Svizzera nel 2015, sarà probabilmente sottoscritto dai due ministri delle finanze entro la fine dell’anno, hanno dichiarato il capo del Dipartimento federale delle finanze (DFF) Maurer, in visita in Ticino, e il presidente del governo ticinese Norman Gobbi in occasione di una conferenza stampa.
La procedura parlamentare per la sua entrata in vigore richiederà tuttavia circa due anni in Svizzera, ha indicato Maurer. Quest’ultimo ha sottolineato che l’obiettivo della Confederazione e del Ticino è quello di ottenere una maggiore quota sulla tassazione dei lavoratori frontalieri e di combattere il dumping salariale, che sta portando a un forte calo dei salari nel cantone a sud delle Alpi. «Sono inferiori del 20% rispetto al resto della Svizzera», ha detto Gobbi.
Ogni giorno più di 60’000 frontalieri attraversano il confine per lavorare in Svizzera, in particolare in Ticino, ma anche nel Vallese e nei Grigioni. Finora sono stati tassati solo in Svizzera, sulla base di un accordo del 1974.
Berna trasferisce il 38,8% di questa imposta alla fonte all’Italia. Il denaro viene inviato a Roma e poi trasmesso ai Comuni di residenza dei frontalieri. In base all’accordo siglato nel dicembre 2015, in futuro i frontalieri saranno tassati in entrambi i Paesi.
Alla fine di settembre la presidente della Confederazione Simonetta Sommaruga e il presidente del Consiglio italiano Giuseppe Conte hanno espresso l’auspicio che l’accordo sia pronto per la fine dell’anno. Entrambi hanno espresso la loro soddisfazione per i progressi compiuti.
Maurer ha aggiunto che, dopo aver concluso l’accordo sulla tassazione dei frontalieri, vorrebbe risolvere la questione dell’accesso al mercato finanziario italiano per gli operatori svizzeri.

***

Da www.rsi.ch/news

“Vecchi e nuovi frontalieri? No”

https://www.rsi.ch/news/ticino-e-grigioni-e-insubria/Vecchi-e-nuovi-frontalieri-No-13521709.html

https://rsi.ch/play/tv/redirect/detail/13522144

***

Da www.laregione.ch

Accordo frontalieri, sotto l’albero la firma con l’Italia
Entro la fine dell’anno Berna e Roma dovrebbero chiudere l’accordo. Si va verso due regimi: con i ristorni per i vecchi pendolari e senza per i nuovi

L’accordo sulla tassazione dei lavoratori frontalieri, o meglio la revisione di quello parafato nel dicembre del 2015, è stato al centro dell’incontro odierno tra il Consiglio di Stato ticinese e il consigliere federale Ueli Maurer, capo del Dipartimento federale delle finanze (Dff). «L’obiettivo è quello di arrivare una firma ministeriale entro la fine di quest’anno per poi iniziare l’iter di ratifica la quale potrebbe concludersi, almeno da parte svizzera, nel 2023», ha ricordato Ueli Mauer durante un breve incontro con la stampa. Dal punto di vista ticinese, come ha spiegato Norman Gobbi, presidente del governo, il nuovo accordo dovrebbe avere almeno due conseguenze, entrambe positive: «la lotta al dumping salariale e quindi alla concorrenza sleale sul mercato del lavoro e portare un beneficio alle casse cantonali per far fronte ai maggiori costi – soprattutto infrastrutturali – causati dagli oltre 62mila pendolari che ogni giorno entrano in Ticino».

Durante l’incontro con la stampa non sono stati presentati dettagli, in quanto ancora in evoluzione. Gobbi ha comunque affermato che la bozza di intesa che c’è ora sulla carta sembra soddisfare gli obiettivi del governo ticinese. «Bisogna ora affinare i dettagli tra le parti, perché se si può essere d’accordo sulle linee generali è nei dettagli che potrebbero annidarsi i problemi». A ogni modo la Confederazione e Cantone hanno discusso dell’accordo sull’imposizione dei frontalieri in spirito di reciproca consultazione, con l’obiettivo che Berna e Roma firmino l’intesa il prima possibile e a beneficio di entrambi: per Berna mantenere buone relazioni diplomatiche con l’Italia e per Bellinzona aumentare la certezza giuridica a lungo termine. Per quanto è dato di sapere, infatti, il regime dei ristorni (la Svizzera tassa e poi restituisce all’Italia – via Ticino – una parte delle imposte pagate dai lavoratori frontalieri, ndr) dovrebbe andare a esaurirsi nel giro di qualche anno dall’entrata in vigore della revisione dell’accordo. È quindi verosimile che per un periodo di tempo coesisteranno due regimi fiscali: uno per i frontalieri di vecchia data, per i quali varrà il regime dei ristorni e un altro per i nuovi che sottostanno alla futura intesa rivista. Il Ticino, che attualmente trattiene il 62% delle imposte alla fonte dei frontalieri residenti nella fascia di 20 chilometri dal confine svizzero, potrebbe aumentare questa soglia all’80% lasciando all’Italia la tassazione sul rimanente 20%. Il rapporto previsto nell’accordo parafato nel 2015 era 70 a 30, quindi l’impatto positivo sulle casse cantonali è certo. 

La storia
Ricordiamo che nel dicembre del 2015 Svizzera e Italia hanno parafato un nuovo accordo sull’imposizione dei lavoratori frontalieri per sostituire l’accordo in vigore dal 1974. Secondo l’intesa, i frontalieri saranno tassati in linea di principio sia in Svizzera, lo Stato in cui svolgono l’attività lavorativa, sia in quello di residenza, in modo da semplificare le norme sull’imposizione.
A causa di diversi nuovi sviluppi, finora non è stato possibile firmare l’accordo parafato nel 2015. Lo scorso 28 settembre, il consigliere federale Ignazio Cassis, a sua volta a Bellinzona per incontrare gli esecutivi cantonali ticinese e grigionese, aveva indicato che negli ultimi mesi erano stati compiuti progressi in vista della conclusione dell’accordo.
L’indomani, la presidente della Confederazione Simonetta Sommaruga, dopo un incontro con il premier italiano Giuseppe Conte a Roma, aveva fatto stato di un “avanzamento” delle discussioni con l’Italia e indicato di aver potuto “concretizzare e definire i parametri di una soluzione”. ‘Abbiamo constatato che esiste questa intesa per avanzare molto rapidamente, questo vuol dire anche firmare questo accordo prima della fine di quest’anno”.
Dello stesso tenore le affermazioni del presidente del Consiglio italiano: “Con la presidente Sommaruga abbiamo salutato con favore i progressi fatti dal Ministero (italiano) dell’economia (e delle finanze) e dalla Svizzera per un negoziato sul trattamento fiscale dei lavoratori frontalieri: vogliamo un accordo quanto più possibile favorevole nel reciproco interesse e auspichiamo che possa essere raggiunto entro fine anno”.
Pur non fornendo indicazioni temporali, l’incontro odierno sembra dunque confermare le considerazioni di Sommaruga e Conte: “In occasione dell’incontro con il Governo ticinese, il consigliere federale Ueli Maurer ha illustrato i risultati emersi dai contatti più recenti con il Ministero delle finanze italiano riguardo all’imposizione dei frontalieri. Dal canto suo, il Governo ticinese ha esposto il proprio parere sui contenuti principali dell’accordo. Anche grazie a questa consultazione tra la Confederazione e il Cantone Ticino, Svizzera e Italia auspicano di poter procedere quanto prima alla firma dell’accordo”.
L’incontro è stato inoltre l’occasione per un confronto su altri temi di attualità in ambito finanziario e fiscale, come le misure per arginare le conseguenze della crisi causata dal coronavirus. Maurer ha anche affermato che con l’Italia è sempre aperto il dossier dell’accesso al mercato per quanto riguarda gli operatori finanziari svizzeri.

****

Da www.cdt.ch
Accordo sui frontalieri in vigore non prima del 2023
Il consigliere federale Ueli Maurer ha informato il Governo ticinese sullo stato delle trattative con l’Italia: «In questi mesi i rapporti con Roma sono migliorati»
Norman Gobbi: «Finora abbiamo pagato il conto di questo stallo diplomatico»
 

Dopo cinque anni di stallo, mosse e contromosse politiche tra Berna, Roma e Bellinzona sembra proprio che la vicenda legata all’intesa sull’imposizione fiscale dei lavoratori frontalieri si stia avviando verso la tanto attesa conclusione. L’accordo, che andrebbe a sostituire quello attualmente in vigore e risalente al 1974 «potrebbe entrare in vigore già nel 2023». La conferma è arrivata direttamente dal capo del Dipartimento federale delle finanze Ueli Maurer, che ieri ha aggiornato il Governo ticinese sull’andamento dei negoziati con la vicina Penisola su questo dossier che, come detto, si trascina da ormai cinque anni.

 
Ad Agno nel 2016
Per Maurer quella di ieri non è stata l’unica visita in Ticino incentrata sull’accordo fiscale. Un incontro con il Governo cantonale si era tenuto l’8 marzo del 2016 e anche in quell’occasione si era discusso dello stato delle trattative con Roma. Eppure la sensazione comune è che questo colloquio rappresenti la tanto attesa accelerata. D’altronde in tempi non sospetti altri due consiglieri federali – Ignazio Cassis lo scorso 28 settembre a Bellinzona e Simonetta Sommaruga il giorno successivo a Roma – avevano ribadito che sì, le trattative dovrebbero concludersi entro la fine del 2020. In questo senso, Maurer ha confermato che negli ultimi mesi i rapporti diplomatici con Roma sono notevolmente migliorati. Tanto da far compiere passi avanti importanti: «Negli scorsi mesi abbiamo migliorato i rapporti con l’Italia e oggi possiamo discutere di temi che negli scorsi anni ha sempre evitato di affrontare. Adesso stiamo affinando gli ultimi dettagli in modo da arrivare alla firma entro l’anno», ha spiegato Maurer al Corriere del Ticino. Su questi dettagli, alcuni dei quali già emersi negli scorsi giorni a mezzo stampa (come ad esempio la quota di prelievo delle imposte alla fonte o la retroattività), il consigliere federale ha mantenuto il più assoluto riserbo «per non indebolire la posizione della Svizzera». Un cambio di rotta netto, il suo, rispetto agli scorsi anni, caratterizzati forse da un eccessivo trionfalismo che, come accaduto per l’accordo quadro con l’UE, ha messo i bastoni tra le ruote alla diplomazia elvetica. «In queste fasi conclusive bisogna essere prudenti affinché tutte le parti possano comprendere bene tutti questi dettagli», ci conferma il capo del Dipartimento federale delle finanze. In ogni caso, «stiamo andando verso una situazione win-win per la Svizzera e per il Ticino». E proprio le richieste ticinesi, ha evidenziato, sono state trattate in «maniera costruttiva» da Berna. Il prossimo passo, ha confermato, sarà risolvere la questione dell’accesso al mercato finanziario italiano da parte degli operatori elvetici.
 
L’iter parlamentare
La firma, come detto, è attesa entro il 1. gennaio 2021 ma questo atto, seppur molto atteso, non implica l’entrata in vigore immediata del nuovo accordo. Lo stesso, ha ribadito il consigliere federale, dovrà prima superare un duplice iter parlamentare, svizzero e italiano. «Dopo la firma il Consiglio federale licenzierà un messaggio all’attenzione del Parlamento. Di norma in Svizzera questo iter dura circa due anni, in Italia un po’ meno. Quindi l’entrata in vigore è prevista non prima del 2023».
 
I due obiettivi
Un cauto ottimismo è filtrato anche dal presidente del Consiglio di Stato Norman Gobbi, il quale ha confermato che il Ticino «accoglie con favore la ripresa del dialogo e sosterrà questo nuovo accordo, a patto che consenta di raggiungere i due obiettivi che ci siamo prefissati: lottare contro il dumping salariale tramite una maggiore imposizione dei frontalieri e garantire al territorio maggiori ricadute fiscali a copertura costi generati da questi lavoratori». Su questo punto, ha sottolineato, «abbiamo ricevuto rassicurazioni da parte di Maurer».«I feedback che abbiamo ricevuto oggi e l’ultima settimana di settembre da Cassis e dalla visita a Roma di Sommaruga lasciano intendere che l’intenzione sia quella di chiudere il nuovo accordo», ha proseguito. Tuttavia, ha rimarcato Gobbi, «finora il Ticino ha pagato il conto di questo stallo diplomatico, soprattutto a livello di risorse fiscali che sono venute a mancare».Il presidente del Governo ha poi ripercorso questi cinque anni di attesa, durante i quali il Ticino ha più volte fatto sentire il proprio malcontento. «Malgrado la parafatura dell’accordo l’Italia ha disatteso le aspettative di Confederazione e Cantoni. In questo quinquennio il Ticino non è però rimasto a guardare e ci siamo resi protagonisti di un’iniziativa di politica estera dal basso» culminata nella lettera firmata congiuntamente il 30 marzo scorso dall’allora presidente del Governo Christian Vitta e dal presidente della Regione Lombardia Attilio Fontana e indirizzata ai ministri dell’Economia di Roma e Berna.