“Il Consiglio di Stato ha votato questo versamento perché ha voluto dar seguito a delle decisioni che abbiamo preso negli ultimi mesi. Se non avessimo inviato la lettera congiuntamente alla Regione Lombardia lo scorso 30 aprile rispettivamente non avessimo ricevuto la risposta del consigliere federale Ueli Maurer, il tema sarebbe stato molto più discusso.
La decisione presa ieri propone anche delle condizioni, sottolinea Gobbi: “Da un lato siamo in attesa del parere giuridico dell’Università di Lucerna sul fatto o meno che si possa mettere in discussione e rescindere unilateralmente l’accordo del 1974. Dall’altro chiederemo con una lettera al Consiglio federale che ci sia un piano orario chiaro per la ratifica dell’accordo da parte di entrambi i paesi. Chiediamo inoltre che entro la fine di quest’anno i rispettivi governi possano firmare questo accordo proprio perché se ne parla da troppo e il Ticino non è più disposto ad attendere”.
Quanto è probabile che si fa in questa direzione? Lei stesso si era detto scettico di una soluzione concreta dopo la visita di Di Maio in Ticino. “La settimana dopo che abbiamo scritto a Ueli Maurer (30 aprile) ci ha risposto, sottolineando che c’è la volontà di ambo le parti, e soprattutto sua, di riattivare i contatti, interrotti a causa della pandemia, in modo da giungere alla conclusione del nuovo accordo. Credo sia un impegno chiaro da parte del Consigliere federale che ha in mano il dossier. Ma se non si concretizza questa fiducia con un atto formale entro fine anno, per l’anno prossimo ci riserviamo tutte le opzioni, anche quelle di trattenere i ristorni, sebbene la Confederazione abbia sempre detto che si farà garante del versamento verso l’Italia”.
Attualmente il totale dei ristorni da versare è di quasi 90 milioni. “L’accordo parafato nel 2015 avrebbe permesso al Canton Ticino di ottenere maggiori entrate fiscali” evidenzia Gobbi. “Più il tempo passa, meno risorse fiscali rimangono per il Cantone”.