“Tanta generosità, ma il Ticino rischia di pagare una fattura economica e sociale sproporzionata”
Non tardano a farsi sentire le ripercussioni di fronte all’arrivo nel nostro paese dei profughi ucraini, in particolare donne con figli. Già sono state sollevate le preoccupazioni, per esempio, sul mercato del lavoro, tenuto conto che il permesso S dà la possibilità di lavorare a partire da subito. “Le attestazioni e i gesti di solidarietà in questa crisi sono stati moltissimi da parte della popolazione ticinese. E questo è un aspetto che occorre evidenziare in modo positivo”, afferma il Consigliere di Stato Norman Gobbi. “Sul fronte delle preoccupazioni ne vedo una molto importante e dalla quale possono nascere altri problemi. Parlo della presenza in Ticino del doppio di profughi ucraini rispetto alla normale e corretta ripartizione tra Cantoni. Al Ticino, in base alla sua popolazione e tenendo conto anche di altre considerazioni, come la presenza del Centro federale d’asilo a Chiasso e a Pasture, viene assegnata una quota di poco superiore al 4% dei richiedenti l’asilo. Oggi i cittadini ucraini presenti in Ticino corrispondono a più del doppio di tale quota. E parliamo di oltre un migliaio di persone”, sottolinea il Direttore del Dipartimento delle istituzioni Norman Gobbi.
Come mai si è giunti a questa situazione? “La presenza di un centro di registrazione federale a Chiasso ha contribuito a determinare questa situazione, perché qui devono giungere gli ucraini per registrare la loro entrata in Svizzera qualora richiedessero lo statuto “S” (possono per contro rimanere sul territorio per 90 giorni come turisti). Se da una parte, come detto, lo slancio di solidarietà è positivo, dall’altro però il nostro sistema federalista comporta anche una suddivisione corretta della presa a carico dei profughi. Non esiste che un Cantone come Zurigo abbia più o meno lo stesso numero di profughi ucraini del Ticino. Così come non appare corretto che alcuni Cantoni non abbiano ancora messo in moto – o quasi – un’organizzazione d’accoglienza. L’autorità cantonale in Ticino si è mossa in maniera celere e coordinata. Tanto che la Segretaria di Stato della migrazione Signora Schraner Burgener ha lodato quanto stiamo facendo. È però indispensabile che la quota di ripartizione intercantonale trovi al più presto il suo giusto equilibrio. Si tratta di non creare disparità di trattamento all’interno del nostro sistema federalista, ciò che comporterebbe delle pesanti ripercussioni per taluni Cantoni, come il Ticino appunto. Questa crisi potrebbe durare a lungo. Si parla di anni. È facile quindi immaginare le conseguenze per tutta la collettività ticinese se la quota di ripartizione non venisse rispettata. Mi riferisco a problemi per una saturazione in alcune scuole comunali e cantonali delle ragazze e dei ragazzi ucraini, con possibili difficoltà nella gestione delle risorse sul personale e sulla logistica nel dovere organizzare molteplici classi supplementari. Ma penso pure al mercato del lavoro, che in Ticino già soffre paurosamente dalla presenza di 75mila frontalieri. E poi vi sono gli aspetti legati alle assicurazioni sociali. Tutto questo comporta dunque un ingiustificato aumento dei costi supplementari per il Cantone a discapito del contribuente ticinese”, conclude il Consigliere di Stato Norman Gobbi.