Thomas Süssli e Christian Dussey hanno annunciato il loro addio – Con la partenza di Viola Amherd, si è creato uno sconvolgimento istituzionale nel panorama della sicurezza
Un’ondata di dimissioni eccellenti ha scosso il settore della sicurezza in Svizzera: Thomas Süssli, comandante dell’Esercito, e Christian Dussey, capo del Servizio delle attività informative della Confederazione (SIC), hanno annunciato il loro addio. Questo sconvolgimento istituzionale segue l’uscita della Consigliera federale Viola Amherd dal vertice del DDPS, lasciando un vuoto di leadership senza precedenti nel panorama della sicurezza nazionale.
Sebbene le partenze di Amherd, Süssli e Dussey possano anche considerarsi programmate, avvengono in un momento particolarmente delicato. Nonostante la percezione di stabilità, la Svizzera è infatti esposta a minacce su più fronti, tra cui attacchi informatici, operazioni di intelligence straniere sul nostro territorio e campagne di disinformazione volte a destabilizzare il Paese.
La situazione è stata ulteriormente complicata da una gestione della comunicazione a dir poco inefficace da parte del DDPS, caratterizzata da scarsa trasparenza e mancanza di professionalità nella diffusione delle informazioni, che ha comportato un incremento dell’incertezza in un settore che richiede estrema chiarezza e trasparenza.
L’attuale fase di instabilità impone pragmatismo e vigilanza costante. Gli equilibri geopolitici in gioco sono significativi, come dimostrano le negoziazioni sulla crisi ucraina e le richieste di compensazione avanzate dall’amministrazione Trump, e offuscano l’illusione di un sistema internazionale pacifico e armonioso.
Particolarmente critica è la situazione dei servizi d’intelligence. L’uscita di Dussey rappresenta un ulteriore indebolimento di un apparato già reso fragile da continue riorganizzazioni e dall’assenza di una strategia chiara. I servizi segreti sono un elemento essenziale per la sicurezza del Paese e per contrastare le attività di spionaggio, particolarmente intense sul territorio svizzero.
Il nuovo responsabile del DDPS dovrà insomma affrontare sfide cruciali: ricostruire la capacità difensiva, sviluppare un concetto di protezione integrata, modernizzare le forze armate, gestire le conseguenze dello scandalo Ruag, riformare il SIC, creare condizioni favorevoli per l’industria della difesa, rafforzare il principio di milizia e il servizio militare obbligatorio, oltre a migliorare il coordinamento tra politica estera e sicurezza nazionale.
Ora più che mai, la politica di sicurezza e il rafforzamento delle capacità difensive devono diventare una priorità assoluta, con un impegno condiviso e concertato, considerato lo scarso tempo a disposizione, da parte dell’intero Consiglio federale.
Opinione pubblicata nell’edizione di domenica 2 marzo 2025 de La Domenica