Mentre Bellinzona elabora le risposte dei Comuni del Verbano invitati a partecipare ai due studi aggregativi, la Commissione Costituzione ha approvato all’unanimità alcune modifiche per facilitare la fine di una procedura contestata
Qualche giorno fa, il 28 gennaio, la Commissione Costituzione e leggi del Gran consiglio ha approvato all’unanimità il rapporto per la modifica della legge sulle aggregazioni e separazioni dei Comuni. Quando (e se) il Legislativo cantonale la voterà, questa potrebbe sancire la fine del «fidanzamento » avviato tra Lavertezzo e Locarno: i rispettivi sindaci (poi cambiati dopo le elezioni di aprile) avevano consegnato nelle mani del direttore del Dipartimento istituzioni, Norman Gobbi, la loro istanza di «unione». Se la Città non ha cambiato idea, nel «piccolo» della situazione i seggi del Municipio sono stati nel frattempo conquistati da una lista che preferirebbe un matrimonio con Gordola a uno con la «Regina del Verbano». Cosa peraltro prevista nello scenario «Piano» (che include pure Cugnasco- Gerra e Tenero-Contra) elaborato dalla stessa Sezione degli enti locali. Ma con il «peso» del precedente impegno, il treno resta fermo sui binari in direzione dell’altra ipotesi, denominata «Urbano» (la Città con Losone, Orselina, Minusio e Brione).
Uno strumento aggiuntivo
«Si tratta di una proposta che abbiamo avanzato anni fa in risposta a una serie di progetti che si trascinavano da tempo e il cui unico modo di concluderli era attraverso una votazione popolare», dice al Corriere del Ticino il Caposezione Marzio Della Santa. «Abbiamo ritenuto opportuno fornire al legislatore uno strumento aggiuntivo, che consente al Consiglio di Stato, dopo aver consultato i Comuni interessati, di porre fine a una procedura», aggiunge il 58.enne. Una soluzione che si poteva prestare alla Bassa Leventina, poi arrivata comunque al voto dopo otto anni di studio, ma che resta interessante anche per Vico Morcote e Morcote (una strada interrotta da discussioni politiche) oltre che per le due realtà locarnesi.
La questione «Gerre di Sotto»
«In questo caso, è importante sbloccare un frangente che non ha più senso». Ma c’è poi un’altra questione che va chiarita. Se il futuro nuovo ordinamento permetterà di sciogliere un legame, sarà possibile anche «spostare» porzioni di territorio ridisegnando i confini? Il riferimento è alla «rivendicazione » da parte di un paio di Esecutivi del «Piano» sul quartiere Gerre di Sotto.
«Locarno, essendo l’unica autorità che può decidere delle sue proprietà territoriali, non ha ritenuto opportuno entrare in materia. Questa legge non modifica tale circostanza, non interessa in alcun modo la possibilità di scorporare una parte del territorio, cosa che la legge già permetterebbe tecnicamente, ma l’approccio cantonale è promuovere le aggregazioni volontarie piuttosto che le disgregazioni. Se non c’è la volontà di chi è istituzionalmente responsabile per quella fetta di territorio, non c’è alcun modo di andare avanti».
Intanto, sul tavolo dell’ufficio di Della Santa sono arrivate le risposte all’invito di Bellinzona sulla volontà di andare avanti con un periodo di raccolta dati, in un cosiddetto «pre studio aggregativo». Un invito che può anche essere declinato.
Indicazioni molto chiare
«Stiamo elaborando quanto ricevuto in via ufficiale e mercoledì diffonderemo una una comunicazione sulla posizione di ogni Comune». Il nostro interlocutore, come già riferito nell’edizione di qualche settimana fa (21 gennaio), conferma che lo scenario «Piano» (Gordola, Lavertezzo, Cugnasco-Gerra e Tenero-Contra) balla male. Anzi. È andato completamente in fumo. «I Comuni interessati hanno dato l’indicazione chiara di non essere più interessati a proseguire, neanche in una sorta di pre studio, cosa completamente diversa rispetto allo scenario “Urbano” (Locarno con Losone, Orselina, Minusio e Brione), nel quale i Comuni hanno manifestato interesse. Adesso vediamo, sulla base dei loro scritti, se lo confermano e a quali condizioni».
Una strada ancora lunga
La strada per far partire il grande cantiere delle aggregazioni attorno al Lago Maggiore, in ogni caso, è ancora lunga. Senza contare dello «strano caso» di Muralto, circondato da «campanili» ben più importanti, sia in termini di numero di abitanti sia in superficie, i quali intendono guardare al futuro del distretto pensando a rafforzare la voce di una regione che spesso sembra non avere il peso politico che merita nei dibattiti a livello cantonale.
Articolo pubblicato nell’edizione di martedì 4 febbraio 2025 del Corriere del Ticino