Il futuro della giustizia ticinese
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Il Governo ha preso posizione sulle proposte del Parlamento relative alla riforma del terzo potere dello Stato
Norman Gobbi (DI): «Abbiamo dato seguito a tutte le richieste, ma il dialogo resta un elemento fondamentale»
Per il Governo si può fare, ma il dialogo resta fondamentale. Potremmo riassumere così la presa di posizione del Consiglio di Stato sulla risoluzione approvata in ottobre dal Gran Consiglio in materia di Giustizia. Un documento, quello del Parlamento, che conteneva una lunga serie di proposte per riformare un settore, la Giustizia ticinese, da anni sotto i riflettori. E così, mercoledì, il Governo dopo aver esaminato le proposte, ha trasmesso al Parlamento la sua visione, confermando, di fatto, gli indirizzi strategici: «Nella nostra presa di posizione diamo sostanzialmente seguito a tutte le richieste del Parlamento», commenta al CdT il direttore del Dipartimento delle istituzioni Norman Gobbi. Il quale sottolinea come il documento sia frutto di un lavoro improntato al dialogo tra i tre poteri dello Stato. Secondo il direttore del DI, «gli attori hanno capito che una riforma totale della Giustizia è difficile, e che pertanto occorre procedere passo per passo, identificando i settori primari su cui investire per garantire il buon funzionamento della Giustizia».
L’autonomia finanziaria
Di particolare interesse nel documento del Governo – accanto alla trasformazione digitale della Giustizia e alla pianificazione logistica – sono gli indirizzi riguardanti l’autonomia amministrativa e finanziaria della Magistratura, così come le varie riforme settoriali dell’ordinamento giudiziario cantonale. Già attuata in diversi cantoni, l’autonomia finanziaria figurava in cima alle priorità della risoluzione votata dal Parlamento in ottobre. Dalla Commissione giustizia e diritti era infatti emersa la necessità, per il terzo potere dello Stato, di disporre di un proprio budget (approvato dal Parlamento) con la possibilità di gestire in modo autonomo i crediti concessi. Al riguardo, il Governo, nella sua presa di posizione, ricorda che il Dipartimento delle istituzioni non ha «preclusioni di sorta ad affrontare il tema di una maggiore autonomia finanziaria e amministrativa della Magistratura». Ciononostante, il Consiglio di Stato fa notare che l’attuale sistema funziona e consente inoltre di ottimizzare l’utilizzo delle risorse pubbliche, garantendo al contempo la parità di trattamento tra tutti gli impiegati dello Stato. Sia detto per inciso che la nomina dei funzionari attivi in Magistratura già oggi è di competenza del Tribunale d’Appello, del Ministero pubblico e delle altre Magistrature permanenti per i propri dipendenti. Al direttore del DI spetta invece «la supervisione della preparazione e l’osservanza del preventivo dei centri di responsabilità budgetaria del Dipartimento». Con la riforma, quindi, quest’ultimo compito passerebbe dal Dipartimento alla Giustizia stessa. Sulle tempistiche il Consiglio di Stato non si sbilancia, limitandosi ad indicare un «orizzonte a medio termine». Anche perché tale passaggio di autonomia «deve essere accompagnato – e quindi preceduto – da un riordino dell’ordinamento giudiziario cantonale attraverso le riforme settoriali». Insomma, l’autonomia finanziaria della Magistratura è sì possibile, ma deve essere preceduta da una riorganizzazione; e ciò tenuto conto che «le autorità giudiziarie cantonali oggi sono frammentate in 16 Magistrature permanenti », ossia il Tribunale di appello, il Ministero pubblico, l’Ufficio del giudice dei provvedimenti coercitivi, la Magistratura dei minorenni, le dieci Preture, la Pretura penale e il Tribunale di espropriazione. «Affinché questa autonomia sia raggiunta, sarà quindi fondamentale rafforzare il coordinamento organizzativo», commenta ancora il consigliere di Stato. Il quale fa altresì notare che per una tale riforma sono necessarie anche le strutture adeguate: «Le autorità giudiziarie dispongono già di autonomia amministrativa, ad esempio per le nomine dei funzionari, ma quella finanziaria richiede strumenti di supporto specifici». Al riguardo, il direttore del DI ricorda che alcuni enti, come il Ministero pubblico e il Tribunale d’Appello, hanno già introdotto un segretario generale per il coordinamento, mentre altre autorità, come le Preture, ne sono privi. «Dato l’alto numero di Autorità giudiziarie sussiste il rischio di una frammentazione, mentre invece è fondamentale avere una visione d’insieme che attualmente è ancora assicurata dal Dipartimento», spiega Gobbi.
Nomine e altro
Per quanto riguarda le ulteriori richieste contenute nella risoluzione parlamentare, in merito all’introduzione di un codice etico, il Governo segnala che l’amministrazione cantonale dispone già di una direttiva che disciplina il comportamento dei dipendenti. Tuttavia, l’Esecutivo ha inoltrato la richiesta al Consiglio della Magistratura e alle altre Autorità giudiziarie, dalle quali si attende una risposta nei prossimi mesi.
Meno dettagliata risulta invece la risposta riguardante il delicato tema del Ministero pubblico, da anni confrontato con un carico di lavoro in continuo aumento. La Commissione chiedeva la reintroduzione della figura del sostituto procuratore pubblico, così come la creazione di una direzione interna dotata di poteri amministrativi e finanziari. Al riguardo, l’Esecutivo rimanda al gruppo di lavoro che verrà avviato dal Consiglio della Magistratura nel 2025. «Difficile stimare le tempistiche di licenziamento del messaggio», rileva il Governo.
Medesime le conclusioni per quanto riguarda le proposte riguardanti la Magistratura dei minorenni, anch’essa oberata di lavoro, la cui riorganizzazione sarà inserita nelle discussioni del gruppo di lavoro del Ministero pubblico. La Commissione, in questo caso, chiedeva la creazione di una nuova colonna: un nuovo magistrato, un sostituto, un segretario. Per il potenziamento della Pretura penale (il credito è già stato approvato), l’Esecutivo ha fatto invece sapere che il messaggio sarà licenziato nel primo trimestre del 2025, contestualmente al progetto pilota «Justitia 4.0». Sulle Preture di Valle, il Governo ha invece confermato il loro mantenimento: «Occorre tuttavia riflettere sul ruolo e la funzionalità dei distretti, immaginando il loro inserimento in giurisdizioni riviste», osserva al riguardo Gobbi. Per le Giudicature di pace, invece, il messaggio è previsto entro la fine dell’anno prossimo. Ricordiamo che la Commissione chiedeva una maggiore professionalizzazione dei giudici di pace; la riduzione del numero dei circoli e la modifica del sistema di remunerazione. Anche in questo caso, il Governo esorta la Commissione a prendere parte al gruppo di lavoro. Sulla nomina dei magistrati, il Consiglio di Stato si è limitato a ricordare una precedente presa di posizione in cui menzionava che la competenza deve restare del Parlamento ma che sarebbe tuttavia auspicabile una maggiore apertura, con l’invito ad allargare le nomine a tutti i partiti, «anche a quelli più piccoli, garantendo così un’equa rappresentanza politica». Per quanto concerne, invece, le proposte sul Consiglio della Magistratura – la commissione chiedeva tra altre cose di professionalizzare la carica di presidente, ma soprattutto di modificare un articolo della LOG in modo che l’organo di vigilanza potesse intervenire in modo autonomo per verificare l’efficienza e l’efficacia dei magistrati – il Consiglio di Stato ha comunicato che «si rimette a una successiva presa di posizione da parte del CdM che per le note ragioni non ha potuto al momento determinarsi sul tema». In conclusione, il Governo sottolinea la convinzione che solo con la condivisione tra i tre poteri dello Stato e con i tempi necessari, queste importanti e complesse riforme in atto possono trovare concretizzazione.
Articolo pubblicato nell’edizione di venerdì 20 dicembre 2024 del Corriere del Ticino