Dopo il sovraffollamento dei mesi scorsi, oggi si discute del crescente numero di persone con disturbi psichiatrici o con comportamenti aggressivi
Manca una struttura ad hoc che possa ospitarli – La politica intende affrontare il tema
Se prima nelle strutture carcerarie ticinesi il problema era il sovraffollamento, che lo scorso anno aveva raggiunto livelli allarmanti, ora a impensierire è il comportamento dei detenuti. A confermarlo è lo stesso direttore Stefano Laffranchini, il quale spiega: «Stiamo assistendo a una recrudescenza di casi molto difficili da gestire. Casi di detenuti con spiccate problematiche caratteriali o psichiatriche che finiscono per sollecitare oltre misura anche il servizio medico-psichiatrico del carcere, oltre agli agenti di custodia ». In pratica, nella stragrande maggioranza dei casi, «si tratta di persone che affiancano alle problematiche psichiatriche l’abuso di sostanze stupefacenti». Le cui ripercussioni si fanno sentire soprattutto sul personale, accrescendone il livello di stress e di pressione. Il tutto aggravato dal fatto che in Ticino attualmente manca un centro chiuso per il trattamento terapeutico dei detenuti sottoposti a misure. «I cantoni romandi – spiega Laffranchini hanno a disposizione la struttura Curabilis. Noi disponiamo di cinque posti lì ma, come sappiamo, scontare una misura stazionaria fuori cantone non è la soluzione ottimale per via della lingua e per la distanza dai familiari».
In arrivo i container
La situazione, racconta il direttore, al momento è gestibile: «Soprattutto perché, per fortuna, un anno fa abbiamo aperto il comparto di sicurezza, che ci permette di gestire questi casi. Altrimenti, ora ci troveremmo in seria difficoltà ». All’interno del comparto di sicurezza, una sorta di carcere nel carcere creato nel 2023, sono disponibili nove posti. «Troppo pochi rispetto alle nostre esigenze. Anche perché oltre ai detenuti considerati più pericolosi trovano posto lì anche persone che necessitano di una presa a carico continuativa, che può essere garantita solo in quella sezione». Per alleviare la pressione, il prossimo anno dovrebbero arrivare in Ticino quattro o cinque container che troveranno posto proprio nel comparto di sicurezza. «Al suo interno – spiega Laffranchini – troveranno posto altrettante persone: sia prevenuti, sia detenuti con accresciuti bisogni di tipo psichiatrico ».
Servono altri agenti
Per alleviare il carico di lavoro delle guardie carcerarie e, soprattutto, per cercare di reperire più personale, la Divisione della giustizia nei mesi scorsi ha messo in campo una serie di misure. Da un lato, sgravando gli agenti di custodia dai compiti di sicurezza all’esterno del carcere, affidando il mandato a società di sicurezza esterne. D’altro canto, nel tentativo di reperire nuovi agenti, negli scorsi mesi è stato aperto un concorso per reclutare personale. «Siamo riusciti a trovare sette nuovi agenti, ma non sono abbastanza. Ne servirebbero almeno altri sette, quindi riapriremo a breve un altro concorso », dice Laffranchini. Soprattutto perché almeno sei agenti saranno necessari in vista dell’apertura della nuova sezione femminile, i cui lavori dovrebbero partire a gennaio. «La nostra intenzione è rendere operativa la nuova sezione dedicata alle donne entro la fine del 2025, ma tutto dipenderà dalla possibilità di riuscire a trovare il personale necessario. Confidiamo quindi nel nuovo concorso».
Lettera alla Giustizia e diritti
I problemi di organico, ma anche il tema dei detenuti con problemi psichiatrici, sono stati affrontati venerdì scorso, in occasione di una riunione con la Commissione parlamentare di sorveglianza delle condizioni di detenzione. «Un incontro – spiega il presidente commissionale Patrick Rusconi (PLR) – voluto per capire quale sia il clima di lavoro all’interno delle strutture carcerarie ticinesi e dal quale è emersa la grande stanchezza da parte degli agenti di custodia, alle prese con detenuti che talvolta si comportano in modo molto violento, con insulti e persino sputi». Nella riunione, prosegue Rusconi, è anche emersa la problematica della gestione di detenuti con problemi psichiatrici. «Attualmente alla Stampa c’è solo una figura specifica, impiegata all’80%. A nostro avviso andrebbe fatto qualcosa di più». Per tentare di smuovere le acque, la Commissione di sorveglianza delle condizioni di detenzione scriverà a breve ai colleghi della Commissione Giustizia e diritti. «In primis chiederemo di riflettere sul potenziamento dell’organico, cercando anche di capire come rendere più attrattiva la professione degli agenti di custodia. Inoltre, intendiamo sottolineare l’esigenza di capire che cosa fare con i detenuti psichiatrici, che ormai rappresentano quasi il 20% della popolazione carceraria, magari creando una sezione ad hoc».
Articolo pubblicato nell’edizione di martedì 12 novembre 2024 del Corriere del Ticino