Rapine ai distributori, Gobbi: “il miglior deterrente è riuscire ad arrestare i criminali”

Rapine ai distributori, Gobbi: “il miglior deterrente è riuscire ad arrestare i criminali”

Il direttore del Dipartimento istituzioni analizza il fenomeno alla luce degli ultimi fatti di cronaca. “Le cifre rimangono costanti e ciò significa che non vi è una recrudescenza. Anche il tasso di chiarimento degli autori è elevato”.

La rapina avvenuta ieri sera in un distributore di Novazzano ha riportato all’attenzione un fenomeno già noto alle nostre latitudini. “Atti di questo genere sono una costante, soprattutto nei mesi invernali, quando la notte arriva prima e finisce dopo, e in particolare in prossimità del confine”, afferma ai microfoni di Ticinonews il direttore del Dipartimento delle istituzioni (Di) Norman Gobbi. “Si tratta di questioni conosciute, ma per quello che sono gli effettivi a diposizione dell’Ufficio federale delle dogane, non è purtroppo immaginabile presidiare tutti i valichi di confine in maniera costante sulle 24 ore”.
Il monitoraggio viene eseguito in maniera digitale, con un controllo di videosorveglianze “ma ciò non costituisce un deterrente rispetto alle situazioni che si ripresentano”. Tuttavia “le cifre relative al fenomeno rimangono costanti e questo è positivo, perché significa che non vi è una recrudescenza delle rapine ai distributori”. Dall’altra parte “anche il tasso di chiarimento degli autori è elevato, grazie in particolare alla collaborazione con i colleghi italiani da parte della polizia cantonale”.

Le strategie adottate
Parlando delle strategie implementate per arginare la problematica “un accorgimento adottato nei distributori e negli esercizi di cambio valuta è stato la riduzione del fondo cassa, pensato, diciamo così, per disincentivare una possibile rapina”, prosegue Gobbi. Il deterrente principale, invece, “è proprio quello di identificare e arrestare gli autori. È uno degli ambiti su cui si è lavorato molto”.

Una problematica sotto controllo
Il fenomeno delle rapine in Ticino, è bene specificare, è sotto controllo: siamo lontani dalle cifre allarmanti di una decina di anni fa. “Tale aspetto è positivo e anche l’uso della violenza nell’ambito dei furti è calato. Ricordo che 30-40 anni fa, le rapine avvenivano a mano armata, talvolta con l’uccisione dei collaboratori dei distributori che si opponevano. Questo, fortunatamente, negli ultimi anni è cambiato”. D’altro canto “la questione resta legata in particolare a persone che hanno necessità di raccogliere denaro per i loro bisogni, tra cui il consumo di droga. Si tratta quindi di un effetto di altre cause, che ha poi ha un impatto sul nostro territorio”.

Il tema delle “baby rapine”
All’interno del computo delle rapine rientrano anche le cosiddette “baby rapine”, commesse da giovanissimi. “È una tematica tornata d’attualità negli ultimi anni”, precisa Gobbi. “Parliamo di giovani che rapinano coetanei per bullismo, ma anche per procacciarsi beni di consumo, tra cui oggetti alla moda. Alle nostre latitudini desta preoccupazione, ma non è così estrema come vediamo nelle grandi città lombardi e piemontesi”. Sicuramente “deve essere contenuta, non solo con le attività inquirenti, ma anche con una riflessione sul Codice penale che viene applicato ai minori”. Questi ultimi “vengono infatti utilizzati anche da organizzazioni criminali o terroristiche, poiché è noto che il diritto minorile è più blando rispetto a quello degli adulti”. Si rende dunque necessaria una discussione “per capire quale diritto si debba applicare a fronte di un reato molto più grave, perché non vogliamo che i minori diventino il braccio armato di chi vuole aggirare un sistema penale più duro, quello degli adulti”, conclude il direttore del DI.

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