Dopo le polemiche sul rally l’ATA lascia «Strade sicure»

Dopo le polemiche sul rally l’ATA lascia «Strade sicure»

Dopo le critiche alla gestione della manifestazione automobilistica, l’associazione si dimette dalla Commissione Bruno Storni: «Incoerenza da parte autorità cantonali» 
Norman Gobbi: «Rispetto le motivazioni ma non le condivido»

L’Associazione traffico e ambiente (ATA), con una lettera indirizzata al Consiglio di Stato, lascia la Commissione «Strade sicure» con effetto immediato. E lo fa sbattendo la porta. Il presidente Bruno Storni non ci gira troppo attorno: la causa è da ricercarsi in «tutte le criticità emerse prima, durante e dopo» il Rally del Ticino a fine settembre. Una manifestazione che – come sempre – non aveva mancato di sollevare un polverone di polemiche.

Botta e risposta
Ma andiamo con ordine, mettendo brevemente in fila gli eventi che hanno portato allo strappo. Lo scorso agosto, il Comune di Alto Malcantone aveva fatto sapere di non autorizzare il passaggio delle auto sul proprio territorio. Tuttavia, la Sezione della circolazione (competente per quanto riguarda questo tipo di manifestazioni) aveva «ribaltato» tale decisione, dando il via libera alla gara. Una situazione che aveva spinto la stessa ATA a parlare di «supponenza» da parte delle autorità cantonali. Lo stesso Esecutivo malcantonese aveva però ammesso che non tutto era filato liscio a livello di comunicazione. In sostanza, il Municipio non aveva seguito la procedura amministrativa corretta. Detto ciò, l’ATA ha comunque tirato dritto ed è passata dalle critiche alle dimissioni da Strade sicure. «La decisione, presa non alla leggera, vuole evidenziare il comportamento incoerente delle autorità, del DI in primis, che danno il permesso di usare le strade cantonali come fossero quelle di un circuito automobilistico privato, trascurando tutte le norme di sicurezza, mentre al tempo stesso sostengono di voler aumentare la sicurezza di tutti gli utenti della strada, grazie alle campagne promosse dalla Commissione Strade sicure», si legge nel comunicato. L’ATA, al di là del caso in questione, parla quindi di «incoerenza tra le campagne promosse e le decisioni prese dagli uffici cantonali che compongono la Commissione stessa. Si pensi alla difficoltà in Ticino di limitare la velocità a 30 km/h sulle strade cantonali che attraversano le località. Da sempre, l’ufficio della segnaletica stradale del DT (che anche fa parte della Commissione) ha frenato le legittime richieste dei Comuni e impedito la riduzione di velocità, malgrado il comprovato effetto sulla sicurezza degli utenti della strada». La goccia che ha fatto traboccare il vaso, ricorda ancora Storni, è però da ricondurre a quanto successo al Rally del Ticino. Al netto dell’autorizzazione concessa dalla Sezione della circolazione, «il fatto che durante la manifestazione la Polizia cantonale (responsabile del Progetto “Strade sicure”) non abbia più nessun potere decisionale sulle strade percorse dal rally, la cui gestione è demandata totalmente agli organizzatori, ai quali anche la Polizia cantonale deve sottostare, ha confermato le perplessità della nostra associazione». Non solo: «La constatazione che durante la gara siano state soppresse linee del trasporto pubblico, anche nelle tratte non interessate dalla manifestazione, ha confermato i molti problemi e una certa leggerezza nella gestione del Rally del Ticino». Di qui, le dimissioni dalla Commissione. L’ATA chiude con un’ulteriore osservazione ricordando che «lo stile di guida aggressivo proposto in gara, in totale contrasto con ciò che insegnano le campagne di “Strade sicure”, viene emulato da molti automobilisti durante il resto dell’anno, ciò che provoca disturbo e mette in pericolo gli altri utenti della strada».
Sollecitato dal CdT, il direttore del DI Norman Gobbi precisa che «sarà il Consiglio di Stato a rispondere all’Associazione traffico e ambiente (ATA) a seguito della lettera ricevuta alla fine della scorsa settimana». «Da parte mia – prosegue il consigliere di Stato – posso solo esprime rammarico per la decisione dell’Associazione, anche perché la collaborazione è stata in questi anni positiva su diversi progetti di promozione della sicurezza stradale, scopo prioritario di “Strade sicure”. Una sensibilizzazione di valore – come evidenziato dalla stessa ATA – quella di “Strade sicure”, che al suo interno si avvale delle esperienze di diversi partner pubblici e privati, quale la polizia cantonale, le polizie comunali, alcuni servizi del DECS e del DT, la SUVA, Pro-Velo, il TCS, l’ACS, l’Associazione Svizzera Maestri conducenti, Mobilità pedonale Svizzera, UPI e Nez Rouge. Spiace che un singolo evento, sul quale l’attività della commissione “Strade sicure” non ha peraltro alcuna competenza, abbia spinto ATA a questa decisione, anche se rispetto le motivazioni addotte, pur senza condividerle».

Articolo pubblicato nell’edizione di mercoledì 23 ottobre 2024 del Corriere del Ticino